Settembre riapre le porte delle scuole italiane, portando con sé un mix di novità attese e questioni irrisolte che sembrano ripetersi ogni anno, come in un copione già scritto. Dai cambiamenti nelle istituzioni tecniche alle nuove regole di convivenza tra i banchi, ogni settore sembra essere stato investito da una ventata di riforme che promettono di rivoluzionare, almeno sulla carta, il mondo dell’istruzione.
Rivoluzione nella formazione tecnica e introduzione dei campus
Il 2024/2025 segna l’inizio della tanto attesa riforma degli istituti tecnici professionali, un intervento che coinvolgerà circa 150 scuole con l’obiettivo dichiarato di sfornare tecnici altamente specializzati, pronti a rispondere alle esigenze sempre più complesse del mercato del lavoro.
La formula 4+2, che riduce a quattro anni la durata del percorso scolastico per poi permettere una specializzazione biennale negli Its, sembra voler proiettare la scuola italiana nel futuro. Ma sarà sufficiente per colmare il divario tra il mondo dell’istruzione e quello industriale? La risposta arriverà dai risultati, ma intanto, si punta su un aspetto innovativo: l‘inserimento di docenti provenienti direttamente dalle imprese, un tentativo di creare un legame più stretto e concreto tra formazione e realtà produttiva.
Non solo riforma tecnica, ma anche una nuova struttura per l’istruzione quella voluta dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: i campus. Con una dotazione finanziaria di 10 milioni di euro per il 2024 e altri 5 milioni per i due anni successivi, il governo sembra voler scommettere sull’integrazione dell’offerta formativa a livello territoriale.
Tra novità e rigore: la stretta sulle regole
Per gli studenti, la campanella di quest’anno suona con qualche regola in più. L’uso del cellulare in classe è bandito fino alla scuola media, e le misure contro il bullismo si fanno più dure, con nuove disposizioni in arrivo sulla condotta e le sospensioni. Il ritorno dei giudizi descrittivi alle elementari, invece, sembra voler riproporre un approccio più “umano” alla valutazione, mentre medie e superiori mantengono il voto numerico.
Tra ottobre e novembre potrebbe entrare in vigore una norma che mira a riportare ordine e rispetto nelle aule: il voto in condotta. Con la possibilità di arrivare alla bocciatura, questa riforma si propone di responsabilizzare i giovani e ristabilire l’autorità dei docenti, un passo che potrebbe trasformare il clima scolastico.
In quest’anno scolastico, si punta a rafforzare l’insegnamento dell’educazione civica, introducendo nuove linee guida che includono anche la cultura d’impresa e l’educazione stradale.
Un sistema scolastico di nodi da risolvere
Nel tentativo di snellire la burocrazia e migliorare la comunicazione, viene introdotto il servizio ComUnica, una piattaforma digitale che promette di semplificare lo scambio di informazioni tra scuole e famiglie. Un’iniziativa che dovrebbe alleggerire il carico sulle segreterie e rendere più immediato l’accesso a documenti e dati.
Nonostante le promesse di innovazione, le solite vecchie questioni affliggono ancora il sistema scolastico. La carenza di personale, con 250mila supplenti e 6mila collaboratori scolastici mancanti, è un problema che si ripresenta puntuale come ogni anno. E non è tutto: la recente decisione del Tar di annullare il concorso per 519 presidi rischia di lasciare oltre 800 istituti senza una guida stabile, molto al di sopra del limite fisiologico. E mentre i numeri parlano di un calo demografico che vede 110mila studenti in meno sui banchi, il ministro dell’Istruzione minimizza, affermando che il numero di supplenti verrà ridotto con le nuove assunzioni.
In questo clima, il rinnovo del contratto per il personale docente potrebbe essere l’unico raggio di sole, con aumenti in busta paga attesi entro l’anno. Ma anche qui, l’iter è tutt’altro che lineare e i tempi, come spesso accade, restano incerti.