Sciopero illegittimo, cosa rischiano lavoratori e sindacati: multe e sanzioni

Lo sciopero generale proclamato nella giornata del 3 ottobre stimola il dibattito pubblico e agita gli animi dei cittadini, vediamo cosa dice la legge per le astensioni bocciate dal Garante

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

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Indetto da Cgil e Usb, lo sciopero generale del 3 ottobre non manca di creare polemiche, dividendo il Paese in favorevoli e contrari. Al di là delle opinioni in merito ai fatti di Gaza e alle azioni intraprese dalle istituzioni, è interessante capire le ultime novità riguardanti la valutazione di illegittimità del blocco totale, espressa dalla Commissione di garanzia sugli scioperi.

Nonostante le fasce orarie di garanzia, i servizi pubblici essenziali sono ad alto rischio per tutta la giornata, con inevitabili difficoltà per i cittadini nello svolgere anche le attività più elementari o quelle più urgenti.

Perciò, quali sono le possibili conseguenze legali per un’astensione dal lavoro organizzata in tutta velocità, con consequenziale stop delle attività dell’Italia intera? Chi rischia che cosa? Cerchiamo di fare chiarezza.

Perché la Commissione reputa illegittimo lo sciopero

Il 3 ottobre è una data troppo “ravvicinata” per organizzare validamente uno sciopero generale che non è stato comunicato o calendarizzato per tempo. È stato indetto cioè senza rispettare il preavviso minimo di 10 giorni previsto dalla legge per informare tempestivamente tutti.

Questa è in sostanza la motivazione offerta dal Garante alla sua decisione per l’illegittimità di un blocco generale, che, secondo il parere tecnico, va contro le norme della legge 146/1990. La norma riguarda il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e tutela dei diritti costituzionali del cittadino utente.

I sindacati hanno agito senza rispettare le dovute tempistiche e procedure e, come si legge nel comunicato del Garante, senza tener conto del fatto che lo sciopero, nell’ambito dei servizi pubblici essenziali e delle prestazioni indispensabili, deve rispettare precise regole.

Niente preavviso: cosa dice la legge

Tra queste c’è proprio l’obbligo di preavviso (art. 2 comma 7), che però prevede un’eccezione. Non deve essere rispettato

nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell’ordine costituzionale o di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori.

La presenza di queste circostanze, sostenuta dai sindacati, è stata negata dall’autorità amministrativa indipendente avente il compito di valutare la legalità degli scioperi.

Nelle modalità attuate per lo sciopero del 3 ottobre, l’interruzione o la limitazione dei servizi pubblici essenziali (sanità, scuola, giustizia, trasporti ecc.) è stata ritenuta illegittima perché contraria alle finalità e al testo della legge 146/1990.

Si noti anche che lo scorso 19 settembre la sigla SI-Cobas aveva proclamato uno sciopero generale per Gaza, proprio in data 3 ottobre. Ma questa astensione collettiva dal lavoro è stata considerata legale dalla Commissione, perché – pur essendo stato fissato per la stessa ragione – la calendarizzazione era avvenuta con netto anticipo rispetto alla data prevista.

sciopero generale

Le conseguenze legali per sindacati e lavoratori

Nonostante la precisa presa di posizione del Garante, un’autorità istituita proprio per far rispettare la citata legge sugli scioperi, i sindacati hanno confermato l’intenzione di fermare il Paese. E hanno annunciato ricorso contro la delibera, rivolgendosi al giudice del lavoro al fine di farla annullare.

Al di là delle possibili conseguenze penali derivanti da aggressioni o azioni vandaliche legate alla degenerazione delle manifestazioni della giornata, quali sono i rischi per chi partecipa allo sciopero e per le sigle che lo hanno indetto?

Maxi multa per i sindacati

Per le associazioni sindacali, il rischio non è solo la spaccatura dell’opinione pubblica in merito alla loro linea d’azione, una minor facilità di dialogo nell’ambito delle relazioni industriali e una perdita di forza contrattuale.

C’è infatti la possibilità che ricevano una pesante sanzione pecuniaria. La multa, in passato e per altri blocchi generali, ha già raggiunto l’importo di decine di migliaia di euro, per un massimo di 50mila euro, come previsto dall’art. 4 della legge già citata.

Sanzioni disciplinari ai lavoratori

Per i lavoratori che aderiscono e che partecipano alle manifestazioni in città, lo stesso articolo della legge prospetta sanzioni disciplinari calibrate alla gravità dell’infrazione, con esclusione del licenziamento.

È difficile che le conseguenze disciplinari si materializzino. Al di là della discrezionalità dell’azienda o ente pubblico nell’attivarsi contro di loro, c’è una giurisprudenza che tende a proteggere ampiamente i diritti di chi sceglie di fermarsi.

Va da sé, comunque, che perderanno i soldi in busta paga, per la giornata o le ore non lavorate seppur previste in contratto.

Precettazione e tutela dei servizi pubblici essenziali

Abbiamo detto che gli scioperi non autorizzati vìolano l’essenzialità di alcuni servizi pubblici, mettendoli a fortissimo rischio all’improvviso e senza dovuto preavviso, con possibili danni, non solo di natura economica, per la cittadinanza.

Per questo le istituzioni possono adottare provvedimenti amministrativi di precettazione, stabilendo l’obbligo di garantire un livello minimo di servizio e assicurando i diritti delle persone (a spostarsi per ragioni di lavoro, a effettuare visite sanitarie, ecc.).

Violare la precettazione esporrebbe i cittadini a conseguenze negative, e per questo l’inottemperanza del provvedimento da parte dei lavoratori è sanzionata con un importo dai 500 ai 1.000 euro per ogni giorno di infrazione.

Nel caso dello sciopero generale per Gaza del 3 ottobre non è stata disposta la precettazione perché, come spiegano fonti del Mit, il clima, già pesante e politicamente avvelenato, rischiava di peggiorare ulteriormente proprio in queste ore.

Tuttavia, agli organi di informazione, il Ministro Matteo Salvini ha spiegato di aver appena portato in Consiglio dei Ministri la proposta di inasprire le attuali sanzioni, a suo dire troppo leggere perché previste da una legge di 35 anni fa.

La direzione è quindi quella dell’irrigidimento delle conseguenze legali, in analogia alla proposta dello stesso vice-premier di far versare una cauzione a chi organizza manifestazioni.

Concludendo, in attesa del ricorso dei sindacati e di eventuali riforme, resta l’evidente nodo tra diritto di protesta e tutela dei servizi essenziali. Una questione complessa, ma che merita regole aggiornate e chiare in una stagione come quella autunnale, tipicamente dedicata agli scioperi.