Cash trapping, la truffa dell’estate che svuota i conti direttamente dal bancomat

A cosa fare attenzione per non incappare nella truffa del cash trapping al bancomat. A rischio anche le casse automatiche dei parcheggi

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Si scrive “cash trapping”, si legge “truffa”: tramite questa semplice quanto subdola procedura i malintenzionati sono in grado di sottrarre ai malcapitati ingenti somme di denaro e senza compiere alcuno sforzo. Cash trapping significa, letteralmente, “intrappolamento del denaro” o “blocco del denaro”. Chi lo mette in pratica inserisce delle stanghette (metalliche o in plastica) nei fori d’uscita degli Atm così da impedire l’erogazione del denaro. Chi si era recato al bancomat a prelevare rimane così a secco. Più tardi arriverà sul posto il malintenzionato, che rimuoverà la stanghetta e preleverà il denaro.

Periodi e aree a rischio

La truffa del cash trapping può essere messa in atto in qualsiasi momento, ma è particolarmente efficace la sera, nel weekend e nei giorni festivi quando le banche e gli uffici postali sono chiusi. In queste circostanze il malcapitato non può fare altro che telefonare al servizio clienti del proprio istituto di credito per segnalare il disservizio. I tecnici manutentori, tuttavia, non saranno inviati sul posto se non il primo giorno lavorativo utile quando ormai il bancomat sarà tornato alla piena operatività.

Sono particolarmente a rischio anche le aree turistiche dove, complice il gap linguistico e la scarsa dimestichezza con le autorità locali, gli stranieri rappresentano prede privilegiate. La truffa non fa differenze: sono a rischio le carte di credito, le carte di debito e le prepagate fisiche.

Cash trapping anche nei parcheggi

La cronaca riporta casi di cash trapping avvenuti anche nei parcheggi: le stanghette possono essere applicate anche alle casse automatiche e, nello specifico, ai fori dai quali viene restituito il resto in monete. Ma data la conformazione dei bocchettoni di tali casse, nei vari casi sono stati utilizzati anche elastici o carta appallottolata.

Come difendersi

La presenza di persone sospette nei paraggi (in giro, in piedi in attesa o posteggiate in auto) è il primo indicatore che qualcosa potrebbe andare storto.

Prima di effettuare le operazioni al bancomat è bene esaminarlo con attenzione. La parte manomessa è generalmente quella dove fuoriescono le banconote. I truffatori potrebbero anche avere bloccato la fessura inserendo della carta. Si cerchi di muovere leggermente queste componenti: se sembra che siano state manomesse si segnali il fatto alle forze dell’ordine.

Il titolare della carta che sia rimasto coinvolto in tali episodi deve avvisare immediatamente la propria banca, che avvierà gli accertamenti del caso con il gestore dell’Atm. Il gestore, attraverso le registrazioni dell’Atm stesso, potrà verificare se effettivamente vi sia stata manomissione o se la mancata erogazione delle banconote sia riconducibile a un momentaneo malfunzionamenti dello sportello bancomat.

Cash trapping 2.0

Ma la cronaca ha inoltre registrato casi di versioni “avanzate” del cash trapping in cui i malviventi utilizzano la forchetta metallica non per bloccare le banconote, ma per bloccare le carte clonate. In questa versione, i criminali in fase di prelievo non permettono che la carta venga ritirata dall’Atm, ma la trattengono.

Lo sportello va così in autoprotezione generando un allarme per malfunzionamento che inibisce il perfezionamento dell’operazione. L’annullamento dell’operazione comporta il mancato addebito sulla carta, che può così essere utilizzata per altri prelievi in altri bancomat. Fino allo svuotamento del conto del malcapitato.