È difficile sfuggire dal caldo torrido in città, e durante la prima parte dell’estate l’unica via di scampo è spesso accendere il condizionatore. Anche i più attenti all’ambiente e agli sprechi, cedono di fronte alle temperature estreme di questo periodo dell’anno, intensificate dal cambiamento climatico, dall’umidità e dall’asfalto e dal cemento metropolitani. L’alta densità demografica e gli enormi consumi di energia per raffreddare case e uffici creano però un grosso problema, in particolare per chi lavora da casa, ha bambini piccoli o si prende cura di persone la cui vita dipende da macchinari salva vita.
I blackout sono particolarmente frequenti nelle grandi città. Da Milano a Palermo, passando per Torino, Roma e Napoli: in tutta la Penisola la corrente va e viene a causa dell’uso e dell’abuso dell’aria condizionata. I climatizzatori, accesi a lungo, rischiano di essere particolarmente energivori, anche se usati in modalità più efficienti.
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Quando si può ricevere il rimborso per blackout
La luce può andare via anche per ore, provocando problemi ad aziende e privati. La buona notizia è che è possibile ottenere un rimborso in bolletta. Nel 2007 l’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ha istituto un fondo apposito per risarcire chi subisce disagi a causa della corrente ballerina.
Si ha diritto al risarcimento solo in determinate circostanze.
- Dopo 8 ore di interruzione continuativa nei comuni con più di 5mila abitanti.
- Dopo 12 ore di interruzione continuativa nei comuni con meno di 5mila abitanti.
Il Fondo eventi eccezionali istituito dall’Arera per eventi meteorologici eccezionali o guasti e incidenti imprevedibili rimborsa al cliente finale, attraverso il fornitore, dai 30 euro fino a un massimo di 300 euro per tre giorni consecutivi di stop. Se invece il blackout dipende dal distributore, gli indennizzi sono gli stessi ma a carico delle aziende dell’energia elettrica. Alle imprese spettano invece fino a 6mila euro in caso di blackout.
Come si richiede il rimborso e quando arriva
Negli anni successivi all’istituzione del meccanismo di rimborso, questo è diventato automatico. Non è dunque necessario chiederlo al proprio gestore. Viene erogato in bolletta nel primo ciclo di fatturazione utile una volta decorsi 60 giorni dall’interruzione o 180 giorni in caso il blackout coinvolga più di 2 milioni di utenti.
Il consumatore potrà vederlo nella fattura sotto una voce specifica, in cui viene spiegato che il rimborso automatico è elargito in misura forfettaria e riguarda il mancato rispetto dei livelli specifici di qualità. Qualora l’utente non sia in regola con i pagamenti, tuttavia, il venditore non è obbligato a versare l’indennizzo.
In caso di mancato accredito, si hanno fino a 6 mesi dall’interruzione del servizio per presentare la richiesta al proprio fornitore che, entro 3 mesi, dovrà procedere all’accredito o a dare comunicazione scritta dei motivi dietro un’eventuale esito negativo dell’operazione.
Cosa fare in caso di blackout in casa
Quando avviene un blackout in casa, è sempre bene contattare immediatamente la compagnia elettrica, in modo che possano essere fatte le opportune verifiche sull’impianto e su eventuali guasti. È bene però seguire alcune buone regole per evitare di avere brutte sorprese con gli elettrodomestici.
In particolare se si ha una rete domestica datata, è meglio staccare tutti i dispositivi dalle prese, per evitare sbalzi di tensione nel momento in cui tornerà la luce. Meglio poi tenere chiusi frigo e freezer, in modo da conservare il cibo il più a lungo possibile.