Mediterraneo a rischio, Co2 e metano potrebbero soffocarlo. I dati peggiori nella Giornata meteorologica mondiale

In occasione della Giornata meteorologica mondiale che si celebra il 23 marzo, è stato diffuso il Report dell’Osservatorio Climatico Enea “Madonie - Piano Battaglia”

Pubblicato: 24 Marzo 2024 13:50

Foto di Miriam Carraretto

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

In occasione della Giornata meteorologica mondiale che si celebra il 23 marzo, quest’anno intitolata “In prima linea nell’azione per il clima”, è stato diffuso il Report dell’Osservatorio Climatico Enea “Madonie – Piano Battaglia”, che dal 2005 effettua misure settimanali della concentrazione dei due gas e di altri parametri climatici. Dall’analisi emerge un dato chiarissimo, e drammatico: l’area del Mediterraneo è sempre più a rischio per l’aumento delle emissioni di CO2 e metano.

L’Osservatorio è stato istituito da Enea per la promozione della ricerca scientifica e la tutela ambientale, con il supporto di Ente Parco delle Madonie – partner di Unesco Global Geoparks Network – e Comune di Petralia Sottana, amministrazione che persegue da tempo politiche di sostenibilità ambientale che hanno portato alla fondazione di una Comunità Energetica Rinnovabile, nata anche dal confronto con l’Osservatorio Enea delle Comunità energetiche rinnovabili.

L’alta quota, la posizione geografica, l’assenza di contaminazioni locali e l’accuratezza delle misure fanno dell’Osservatorio un sito di eccellenza per il monitoraggio e lo studio dei meccanismi legati al cambiamento climatico su scala regionale e globale. Per queste caratteristiche l’Osservatorio ha anche ottenuto il riconoscimento di stazione regionale, rappresentativo per tutta l’area del Mediterraneo centrale, nell’ambito del Global Atmosphere Watch, la rete mondiale per lo studio del clima globale dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale.

Mediterraneo a rischio: i dati

L’area del Mediterraneo è sempre più a rischio per l’aumento delle emissioni di CO2 e metano. I dati, che dimostrano la minaccia per il Mediterraneo, sono sovrapponibili a quelli rilevati dall’Osservatorio Enea di Lampedusa e, su scala globale, da differenti istituzioni internazionali.

Come spiega Francesco Monteleone del Laboratorio Enea di Osservazioni e misure per l’ambiente e il clima, la concentrazione atmosferica di CO2 a Madonie-Piano Battaglia è aumentata dal 2005 con un tasso di crescita di 2.16 ppm/anno a causa delle emissioni antropiche. Non solo: si osserva anche una forte crescita per la concentrazione atmosferica di metano, e lo stesso trend si sta registrando, con una crescita accelerata negli ultimi 15 anni, anche su scala globale.

Nei grafici sotto vengono riportati gli andamenti della concentrazione di CO2 e di metano misurata a Piano Battaglia a partire dal 2005: è molto evidente il forte trend di crescita per entrambi i gas.

 

I dati globali raccolti in occasione della Giornata mondiale della Meterologia-World Meteorological Day 2024 dall’Organizzazione meteorologica mondiale (World Meteorological Organization) nostrano che ogni decennio a partire dagli anni ’80 è stato più caldo del precedente. Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura media globale di circa 1,45°C superiore alla media del periodo 1850-1900. Perché? Il motivo è dovuto in gran parte a una combinazione di cambiamenti climatici indotti dall’uomo e da El Niño, il fenomeno naturale di cui tutti noi abbiamo sentito parlare.

La velocità del cambiamento climatico è aumentata in modo allarmante tra il 2011 e il 2020, che è stato il decennio più caldo mai registrato. Il continuo aumento delle concentrazioni di gas serra ha alimentato temperature record su terra e oceani e ha accelerato drammaticamente lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento del livello del mare.

Il rapporto “Global Climate 2011-2020: A Decade of Acceleration” dell’Organizzazione mondiale della Meteorologia documenta come gli eventi estremi nel corso del decennio abbiano avuto impatti devastanti, in particolare sulla sicurezza alimentare, sugli sfollamenti e sulla migrazione, ostacolando lo sviluppo nazionale e il progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

L’aumento delle temperature è accompagnato da eventi più estremi: ondate di caldo, inondazioni, siccità, incendi e cicloni tropicali in rapida intensificazione. Il problema è proprio che il clima è messo a dura prova dall’eccesso di energia nell’atmosfera, intrappolata da livelli record di gas serra. Vediamo qualche dato.

Gas serra, è record di emissioni

Prima della rivoluzione industriale, le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica erano rimaste quasi costanti, a circa 280 parti per milione per migliaia di anni. Da quel momento storico in poi, invece, le concentrazioni di CO2 sono aumentate di ben il 50%, raggiungendo 417,9 ppm nel 2022 a causa dell’uso di combustibili fossili, della deforestazione e dei cambiamenti nell’uso del suolo.

La CO2 è di gran lunga il più importante dei gas serra a vita lunga legati alle attività umane, gli altri includono il metano e il protossido di azoto. Quasi la metà delle emissioni di CO2 rimangono nell’atmosfera. Poco più di un quarto viene assorbito dall’oceano e poco meno del 30% da ecosistemi terrestri come foreste e zone umide. Finché le emissioni continueranno, la CO2 continuerà ad accumularsi nell’atmosfera, portando ad un aumento della temperatura globale. Considerata la lunga vita della CO2, il livello di temperatura che abbiamo osservato persisterà per i prossimi decenni.

Per mantenere l’aumento della temperatura globale a non più di 1,5° al di sopra dell’era preindustriale – il livello più basso dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici – è necessario ridurre drasticamente i gas serra, portando a emissioni nette globali pari a zero entro l’inizio degli anni 2050, spiega l’Organizzazione meteorologica mondiale. Senza un’azione urgente, le attuali politiche di mitigazione porteranno a un riscaldamento globale stimato di circa 2,8°C entro la fine di questo secolo rispetto ai livelli preindustriali.

Gli effetti dell’aumento delle temperature

Il calore dell’oceano è a livelli record. Il riscaldamento ha subito un’accelerazione e si prevede che continuerà per centinaia e perfino migliaia di anni. Anche l’acidificazione degli oceani è in aumento, con un impatto negativo sugli ecosistemi marini. L’innalzamento del livello del mare poi ha subito un’accelerazione drammatica, ponendo una minaccia crescente per gli stati bassi e le popolazioni costiere.

I ghiacciai e le calotte glaciali si stanno ritirando, e questo metterà a repentaglio la futura sicurezza idrica, gli ecosistemi essenziali e peggiorerà l’innalzamento del livello del mare. Il ghiaccio marino continua a ridursi e il permafrost si sta sciogliendo, il che aumenta ulteriormente il potenziale di emissioni di gas serra.

Il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dipende dall’azione per il clima. Tutto è intrecciato. Oggi, nessuna attività produttiva può essere pianificata senza considerare l’impatto del tempo, della variabilità climatica naturale e dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo.

Cosa si sta facendo contro il cambiamento climatico

Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ha dichiarato che “è ora o mai più” intraprendere azioni drastiche sul clima. La richiesta di informazioni sulle previsioni meteorologiche, climatiche e idriche a supporto del processo decisionale non è mai stata così elevata ed è probabile che aumenterà ulteriormente rapidamente nei prossimi anni.

Un adattamento efficace è locale, il che richiede informazioni affidabili, ad alta risoluzione e tempestive per supportare il processo decisionale. Lo sviluppo e l’integrazione di informazioni e previsioni climatiche basate sulla scienza nella pianificazione, nella politica e nella pratica su scala globale, regionale e nazionale è vitale se vogliamo gestire meglio i rischi del cambiamento climatico.

Gli scienziati dell’Organizzazione meteorologica mondiale sta sfruttando supercomputer, tecnologia satellitare, telerilevamento, dispositivi mobili intelligenti e Intelligenza artificiale per farlo, rafforzando anche le partnership con il settore privato.

Nota positiva in questo quadro altamente preoccupante è che i dati dimostrano come i miglioramenti nelle previsioni, negli allarmi tempestivi e nella gestione e risposta coordinate alle catastrofi stiano facendo la differenza. Il numero delle vittime dovute a eventi estremi è diminuito, grazie al miglioramento dei sistemi di allerta precoce, anche se le perdite economiche sono aumentate.

Anche i finanziamenti pubblici e privati ​​per il clima sono quasi raddoppiati tra il 2011 e il 2020. Ma – ammoniscono gli scienziati – dovranno aumentare almeno 7 volte entro la fine di questo decennio per raggiungere gli obiettivi climatici.

Lo strato di ozono, che protegge dai dannosi raggi UV del sole, è sulla buona strada per il recupero grazie al trattato ambientale considerato di maggior successo al mondo, il Protocollo di Montreal, e all’eliminazione graduale delle sostanze chimiche che distruggono l’ozono. Questo secondo gli esperti costituisce un precedente estremamente positivo per l’azione per il clima.

Fondamentale anche l’apporto delle energie rinnovabili, che stanno facendo passi da gigante. La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP28, tenutasi a Dubai si è conclusa con un accordo storico per abbandonare i combustibili fossili, triplicare le energie rinnovabili e aumentare i finanziamenti per il clima a favore dei più vulnerabili. Il cosiddetto consenso degli Emirati Arabi Uniti cerca di affrontare le emissioni, colmare il divario nell’adattamento, reimmaginare la finanza globale e risolvere perdite e danni.

Anche le città e aree urbane offrono significative opportunità di riduzione delle emissioni. Questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso un minore consumo di energia, ad esempio creando città compatte e percorribili a piedi, l’elettrificazione dei trasporti in combinazione con fonti energetiche a basse emissioni e un migliore assorbimento e stoccaggio del carbonio utilizzando la natura.

Sul fronte puramente economico, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha aumentato le richieste per sbloccare i finanziamenti di cui i Paesi in via di sviluppo hanno bisogno sia per la mitigazione che per l’adattamento. I Paesi sviluppati devono raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento climatico, portandoli ad almeno 40 miliardi di dollari all’anno, entro il 2025. Guterres sta mobilitando l’intero sistema Onu per aiutare i governi a impegnarsi verso nuovi piani nazionali sul clima, determinati a livello nazionale, allineati con il limite di 1,5°C.

A settembre il Summit per il Futuro dell’Onu

Ora l’Onu si riunirà a settembre 2024 per il Summit del Futuro. Lo scopo del Summit è duplice: accelerare gli sforzi per rispettare gli impegni internazionali esistenti e adottare misure concrete per rispondere alle sfide e alle opportunità emergenti. Tutto approderà a un documento finale orientato all’azione chiamato “Patto per il futuro”.