Riciclo dell’alluminio, con un tasso medio del 70%, l’Italia è leader in Europa

Il riciclo dell'alluminio in Italia è un esempio di eccellenza ambientale, la filiera, altamente efficiente, contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 19 Novembre 2024 16:13

L’Italia, da sempre riconosciuta come leader europeo nel settore del riciclo, si trova ad affrontare un paradosso nel caso specifico dell’alluminio. Nonostante questo metallo sia riciclabile al 100% e all’infinito, il nostro Paese soffre di una carenza cronica di rottami. Questo squilibrio, evidenziato da Danilo Amigoni, presidente di Assomet-Centroal, e Stefano Stellini, direttore generale di CiAL, durante una recente conferenza stampa alla Camera, pone seri interrogativi sul futuro del settore.

L’Italia vanta un tasso di riciclo dell’alluminio tra i più elevati d’Europa, dimostrando un impegno concreto verso l’economia circolare. Tuttavia, questa eccellenza è minacciata dalla scarsa disponibilità di materia prima secondaria. La domanda di alluminio, sia a livello nazionale che internazionale, è in costante crescita, alimentata da settori strategici come l’automotive e le costruzioni. Di contro, l’offerta di rottami non riesce a tenere il passo, creando un gap significativo tra domanda e offerta.

Le conseguenze di questa situazione sono molteplici:

  • Sottoutilizzo delle capacità produttive: gli impianti di riciclo italiani, tra i più moderni e efficienti d’Europa, lavorano al di sotto della loro potenzialità, con un conseguente spreco di risorse e know-how;
  • Dipendenza dalle importazioni: per soddisfare la domanda interna, l’Italia è costretta a importare ingenti quantità di rottami dall’estero, con un impatto negativo sulla bilancia commerciale e sulla sostenibilità ambientale;
  • Rischio di delocalizzazione: L’assenza di una filiera completa per il riciclo dell’alluminio potrebbe spingere le aziende a delocalizzare la produzione in Paesi con una maggiore disponibilità di materia prima.

L’Italia ha tutte le carte in regola per consolidare il proprio ruolo di leader nel riciclo dell’alluminio. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo è necessario affrontare con determinazione la sfida della carenza di rottami, garantendo così la sostenibilità ambientale e la competitività del settore.

La crisi dei rottami di alluminio, una sfida per l’Europa e l’Italia

La crescente domanda di rottami di alluminio a livello globale, soprattutto da parte dei Paesi del Far East, sta creando difficoltà significative per l’industria del riciclo in Europa. Danilo Amigoni, presidente di Assomet-Centroal, ha spiegato che, nel 2023, sono state esportate circa 1,4 milioni di tonnellate di rottami di alluminio nell’Unione europea, con un incremento del 13% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, gran parte di questi rottami viene acquistata da Paesi asiatici dove, purtroppo, vengono lavorati con bassi standard ambientali. Inoltre, questi Paesi sono in grado di offrire sussidi governativi che danneggiano il mercato europeo, e in modo particolare l’Italia, mettendo in difficoltà l’industria del riciclo e creando un danno economico e ambientale significativo.

In risposta a questa situazione, Amigoni ha fatto appello alla politica italiana, che recentemente ha mostrato un primo segnale positivo includendo i rottami di alluminio e altri metalli non ferrosi nel sistema di monitoraggio nazionale sull’export delle materie prime critiche. Tuttavia, per garantire una protezione adeguata e promuovere il riciclo sostenibile, è necessario spingere affinché vengano introdotte a livello europeo norme rigorose che consentano l’uscita di rottami solo verso Paesi terzi che possano certificare gli stessi standard ambientali previsti nell’Ue. In questo modo, le imprese europee dovrebbero poter operare in un mercato equo, dove i costi e gli oneri ambientali siano allineati.

In aggiunta, è stato richiesto un sostegno per modificare il Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism), che attualmente tassa l’importazione di materiali ad elevate emissioni nell’Unione Europea, ma non considera i prodotti finiti che al loro interno contengono questi stessi materiali. Questa discrepanza penalizza ulteriormente le attività di riciclo in Europa, creando condizioni sfavorevoli per le imprese che cercano di mantenere standard ambientali elevati. Pertanto, l’adozione di modifiche al Cbam potrebbe rappresentare una soluzione per correggere queste inefficienze e ridurre il gap tra l’industria europea del riciclo e i concorrenti internazionali.

Eccellenza italiana nel riciclo degli imballaggi in alluminio

Le performance dell’alluminio nel settore del riciclo sono particolarmente evidenti nel comparto degli imballaggi, un settore in cui CiAL svolge un ruolo fondamentale. Stefano Stellini, direttore generale di CiAL, ha sottolineato come l’Italia si distingua per i suoi risultati straordinari in questo campo. Negli ultimi cinque anni, il Paese ha raggiunto una media del 70% di riciclo per gli imballaggi in alluminio, superando ampiamente gli obiettivi fissati per il 2030. Questo dato non solo evidenzia un impegno concreto verso l’economia circolare, ma posiziona l’Italia come leader in Europa, con un vantaggio di 10 punti percentuali rispetto alla media degli altri Paesi europei, che si attesta al 59%.

L’efficienza del sistema italiano diventa ancora più evidente se si analizzano i dati specifici riguardanti le lattine in alluminio per bevande, il segmento con il tasso di riciclo più alto. Nel 2023, il tasso di riciclo delle lattine ha raggiunto un impressionante 93,8%, un risultato che si colloca al livello di Paesi che utilizzano il deposito cauzionale. Questo tasso supera ampiamente la media europea, che si attesta al 76%, dimostrando l’efficacia del sistema italiano nel promuovere il recupero e il riutilizzo del materiale. Questi risultati non solo sono un esempio di eccellenza in termini di sostenibilità ambientale, ma confermano anche l’impegno dell’Italia nel ridurre l’impatto ambientale attraverso il riciclo efficiente degli imballaggi in alluminio.

Italia leader nella prevenzione e nell’efficienza del riciclo dell’alluminio

L’Italia non è solo un esempio di eccellenza nel riciclo dell’alluminio, ma si distingue anche come capofila nella prevenzione dei rifiuti. Uno studio condotto da CiAL ha tracciato l’evoluzione del packaging in alluminio a partire dall’anno 2000, rivelando come le imprese della filiera siano riuscite, anno dopo anno, a ottenere risultati significativi in termini di efficienza e sostenibilità. Secondo lo studio, ogni anno, in media, vengono risparmiate circa 5.350 tonnellate di materiale, un quantitativo equivalente alla produzione di 51.000 carrozzerie per auto. Questo ammonta a 107.000 tonnellate di alluminio risparmiate nel corso di più di venti anni, contribuendo a una riduzione complessiva di 936.000 tonnellate di CO2.

Questi risultati sono il frutto di un costante impegno nel miglioramento dei processi produttivi e nella progettazione ottimizzata degli imballaggi, finalizzata a massimizzare il riciclo del materiale. La continua ricerca di innovazione nella produzione e nel design degli imballaggi ha permesso di ridurre significativamente i consumi e migliorare la sostenibilità dell’intero ciclo di vita dell’alluminio, dal packaging fino al riciclo. Grazie a queste azioni, l’Italia non solo ha raggiunto ambiziosi obiettivi di riduzione dei rifiuti, ma ha anche contribuito in modo sostanziale alla lotta contro il cambiamento climatico, dimostrando come una gestione più responsabile delle risorse possa portare a vantaggi concreti per l’ambiente.

Il riciclo dell’alluminio in Italia, un modello di sostenibilità e decarbonizzazione

In Italia, il riciclo dell’alluminio rappresenta una priorità fondamentale per la promozione della sostenibilità ambientale e della decarbonizzazione. Come sottolineato da Danilo Amigoni e Stefano Stellini, l’intero processo di produzione di alluminio nel Paese si basa esclusivamente sull’alluminio riciclato, un materiale che non solo offre notevoli vantaggi ambientali, ma anche una notevole efficienza energetica. A differenza della produzione di alluminio primario, che richiede enormi quantità di energia, il riciclo del metallo impiega solamente il 5% dell’energia necessaria per produrre alluminio vergine. Questo rende l’Italia un esempio virtuoso in termini di riduzione dell’impatto ambientale legato alla produzione di metalli.

L’efficienza del riciclo non si limita ai benefici immediati: a livello europeo, se il riciclo dell’alluminio venisse implementato in modo estensivo, si stima che potrebbe portare a una riduzione delle emissioni di CO2 pari al 46% annuo entro il 2050. Questo impatto positivo sulle emissioni di gas serra avrebbe enormi conseguenze benefiche per il clima globale, contribuendo in modo significativo agli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione Europea per i prossimi decenni. La sostenibilità del riciclo si configura quindi come una strategia chiave non solo per migliorare le prestazioni ambientali a livello nazionale, ma anche per affrontare le sfide climatiche su scala globale, dimostrando come l’innovazione nei processi produttivi possa avere ripercussioni positive su scala globale.