Come viene svolta la raccolta differenziata in Italia

Scopri come si svolge la raccolta differenziata in Italia, quali sono le sue funzioni e i suoi dati

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Redazione

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Pubblicato: 6 Settembre 2021 11:46Aggiornato: 8 Maggio 2024 16:11

La raccolta differenziata in Italia è diventata obbligatoria dal 2015, con l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 205/2010. Tuttavia non è univoca per tutte le regioni, anche se si possono identificare delle regole comuni sul corretto smaltimento dei materiali. Ciò che cambia più spesso è la modalità di conferimento dei rifiuti, ma di fatto molte regole sono simili. É il caso dei cartoni della pizza, che se sporchi non vanno nella carta ma nel secco, così come gli scontrini dei negozi. Possono però cambiare i colori dei sacchi.

La gestione dei rifiuti cambia molto da città a città, a seconda del numero di abitanti, dell’estensione del suo territorio, della presenza di discariche, inceneritori e centri di smaltimento. Ci vogliono anche risorse economiche per far funzionare il sistema e certo non tutti i comuni ne hanno a sufficienza per fare un lavoro egregio. Esistono linee guida alle quali le amministrazioni cittadine devono fare riferimento, mentre su dettagli come il colore del bidoni, le modalità di raccolta e ritiro ogni comune è sostanzialmente libero di scegliere come fare.

Come funziona la raccolta differenziata in Italia

Il servizio di ritiro e smaltimento dei rifiuti urbani viene finanziato attraverso un sistema di tassazione locale. Ogni cittadino deve pagare un importo che cambia a seconda delle politiche scelte dal comune. Ad un comune la gestione dei rifiuti costa non poco e di solito viene affidata a un’azienda che attiva un contratto con l’amministrazione e si fa carico della raccolta e dello smaltimento. Queste aziende incaricate possono essere private, pubbliche o miste e spesso i comuni vengono coinvolti nei contratti.

La raccolta differenziata in Italia viene fatta in tanti modi diversi: a seconda delle zone i rifiuti vengono raccolti a domicilio, in strada, portati nelle isole ecologiche e/o vengono utilizzati sacchi di colori diversi per identificare il materiale. Secondo una ricerca commissionata da Nestlé ad Althesys, nel caso della carta, che corrisponde al 41% della differenziata, in Italia ci sono 93 modalità diverse per la raccolta e sono diversi anche i colori dei sacchi richiesti.

La normativa UNI – nata con lo scopo di uniformare in tutta Italia i colori che identificano i contenitori per la raccolta dei rifiuti urbani, prevede il blu per la carta ma più spesso i contenitori sono gialli (29%) o bianchi (23%). Diminuiscono a 62 invece le differenti procedure per il vetro (che corrisponde al 26,4% della differenziata) e 63 per la plastica che corrisponde al 17,7% del totale della raccolta differenziata.

Raccolta differenziata in Italia: i dati

I risultati presentati dall’edizione 2023 del Rapporto Rifiuti Urbani, focalizzato sulla produzione, raccolta e gestione dei rifiuti nelle città italiane, insieme al Rapporto sul Recupero Energetico da rifiuti in Italia, elaborato da UTILITALIA in collaborazione con Ispra, forniscono interessanti spunti sull’attuale panorama del settore.

I dati analizzati indicano una leggera diminuzione del 1,8% nella produzione complessiva dei rifiuti urbani rispetto all’anno precedente. La percentuale nazionale di raccolta differenziata supera il 65%, mentre il 49,2% dei rifiuti urbani viene effettivamente riciclato, anche se persiste una notevole differenza rispetto alla quantità complessivamente raccolta.

Nel 2022, nonostante gli incrementi nel PIL e nelle spese delle famiglie (rispettivamente del 3,7% e del 6,1%), la produzione nazionale di rifiuti urbani, che si attesta poco sopra i 29,1 milioni di tonnellate, non segue lo stesso trend positivo. Infatti, i rifiuti urbani diminuiscono in tutte le principali regioni geografiche, ad eccezione di 14 comuni con una popolazione superiore ai 200.000 abitanti, dove si registra un modesto aumento dello 0,4% tra il 2021 e il 2022.

 

La raccolta differenziata in ambito industriale

La gestione dei rifiuti non riguarda naturalmente solo quelli urbani, prodotti cioè dai singoli abitanti, ma si applica anche per i rifiuti industriali, che sono molto inquinanti. Le leggi italiane ed europee prevedono un progressivo passaggio verso un’economia “circolare”, dove buona parte dei materiali deve essere riciclata e riutilizzata più volte.

I rifiuti non pericolosi sono tutti quelli prodotti negli uffici, nei negozi, nei bar e nei locali aperti al pubblico o meno e sono assimilabili ai rifiuti urbani, quindi possono essere conferiti come avviene per l’ordinario servizio di raccolta dei rifiuti urbani. I rifiuti invece che si formano nelle aree produttive, compresi i magazzini di materie prime e di prodotti finiti, devono essere smaltiti come rifiuti speciali (o pericolosi) attraverso smaltitori autorizzati.

Le industrie e le grandi aziende solitamente si appoggiano a particolari consorzi, che offrono assistenza e coordinano i processi di smaltimento dei loro rifiuti. Queste realtà aiutano le aziende a produrne di meno (per esempio gestendo meglio gli imballaggi) e anche se la quantità di rifiuti urbani è più bassa di quelli industriali, il suo impatto sull’ambiente è consistente e per questo è importante fare la raccolta differenziata.

In particolare, le aziende devono provvedere allo smaltimento dei rifiuti speciali, che devono essere a loro volta classificati attraverso un codice a 6 cifre (codice CER) assegnato in base alla fonte che genera il rifiuto che di conseguenza viene classificato come rifiuto pericoloso o non pericoloso. Inoltre i produttori e le imprese che producono rifiuti speciali pericolosi devono tenere un registro di scarico, ovvero un documento dove sono riportati i dettagli di tutti i carichi e degli scarichi dei rifiuti. Infine, tutte le aziende devono pagare una tassa comunale sui rifiuti che viene corrisposta in base a tariffe per mq differenziate per destinazione d’uso dei locali e delle aree.

Dove vanno i rifiuti della raccolta differenziata in Italia

I rifiuti sono ritirati porta a porta o per strada da mezzi di diverse dimensioni, vengono poi trasportati nelle stazioni di trasferimento dove i vari tipi di rifiuti sono smistati, se necessario compattati e caricati su camion più grandi che li trasportano negli impianti finali perché siano trattati.

La separazione dei materiali viene fatta dai cittadini perché non possono essere le stazioni di riferimento a farsene carico, è troppo complesso differenziare i rifiuti dopo che sono stati messi tutti insieme. Per non parlare dei rifiuti accumulati da aziende e industrie. Lasciate le stazioni di trasferimento, i rifiuti raggiungono gli stabilimenti dove vengono trattati a seconda della loro tipologia, prima della loro trasformazione in nuovi oggetti.

Relativamente alla plastica, ad esempio, oggi la separazione di imballaggi e contenitori non è più manuale ma si utilizzano sistemi che emettono onde elettromagnetiche verso il materiale che transita sul nastro trasportatore. A seconda dei polimeri che costituiscono i prodotti di plastica, che non è una sola, le onde vengono riflesse in modi diversi dai rifiuti. Il macchinario quindi smista il materiale a seconda delle differenze rilevate mentre gli operatori si limitano a sorvegliare il lavoro della macchina, intervenendo se viene commesso un errore.

I rifiuti di plastica vengono suddivisi per tipo quindi immagazzinati e successivamente venduti alle aziende che li lavorano per la fase di riciclo vero e proprio. Nel caso di materiali come vetro, alluminio e carta, questi rifiuti vengono identificati e destinati al loro recupero. La carta è tra i materiali più riciclati in Italia, ma il vetro e l’alluminio hanno una resa ancora migliore e possono essere riciclati all’infinito.

Provvedimenti disciplinari in caso di infrazioni

Se la raccolta indifferenziata non viene effettuata in modo corretto, i comuni hanno la facoltà di multare i singoli cittadini o i condomini con una multa dall’importo compreso tra i 25 e i 620 euro, sulla base del tipo di violazione. Ad esempio, chi usa il contenitore sbagliato per buttare i rifiuti può prendere una multa tra 25 e 155 euro e la stessa somma deve essere pagata da chi getta i sacchetti della spazzatura in orari diversi da quelli indicati dal Comune. Ma non basta conferire correttamente i rifiuti: per fare l’esempio della carta, uno scatolone di cartone non va mai depositato così com’è, perché bisogna aprirlo, piegarlo e legarlo così che occupi meno spazio. In questo caso la multa va dai 100 ai 620 euro.

Ci sono altri comportamenti che possono determinare una multa anche molto alta, come gettare dei rifiuti sciolti nei contenitori che prevedono la raccolta di sacchetti chiusi, lasciare dei sacchetti dell’immondizia fuori dai contenitori e non dentro, portare dei rifiuti combusti, pericolosi o ingombranti in zone o contenitori diversi da quelli predisposti dal Comune e portare rifiuti edili in un’area o in un contenitore non consentito per questo tipo di materiale.

Le regole sono ancora più severe nel caso dei condomini, perché a pagare sono tutti. La Polizia municipale verbalizza la multa all’intero condominio e sarà l’amministratore a doverla pagare, in quanto unico responsabile dell’intero stabile davanti al Comune, dividendo l’importo della multa tra tutti i proprietari degli appartamenti. Quindi, tutti pagano anche se a sbagliare è stato uno solo. Unica eccezione è il caso in cui il trasgressore venga identificato, allora l’amministratore del condominio farà pagare la multa al responsabile.