Presto dovremo dire addio alle insalate in busta, cosa cambia

Il nuovo regolamento imballaggi proposto dall'Ue imporrebbe l'eliminazione delle confezioni monouso per frutta e verdura con un peso inferiore a 1,5 chilogrammi

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 11 Maggio 2023 10:51

La Coldiretti ha denunciato il 7 maggio, durante l’inaugurazione della fiera dell’agroalimentare Tuttofood a Milano, che il nuovo regolamento dell’Unione europea sui imballaggi potrebbe portare alla scomparsa dagli scaffali dei supermercati di prodotti come l’insalata in busta, i cestini delle fragole, le confezioni di pomodorini, le arance in rete e persino le bottiglie magnum di vino.

Promuovere il riciclo e l’economia circolare

Il Regolamento UE sugli imballaggi ha un obiettivo chiaro: garantire che tutti gli imballaggi presenti sul mercato siano progettati per essere riciclabili entro il 1° gennaio 2030. Inoltre, si prevede che il riciclaggio su larga scala sia una realtà entro il 2035. Tuttavia, il percorso verso la fine del decennio e oltre è caratterizzato da una serie di misure volte a prevenire la produzione di rifiuti, eliminando imballaggi superflui, promuovendo il riuso e il ricaricamento (refilling) e stabilendo obiettivi per l’utilizzo di materie prime secondarie. Questo approccio olistico dovrebbe rafforzare l’economia circolare nell’Unione Europea.

Nuove norme per il packaging e i rifiuti

La proposta di Regolamento mira a aggiornare la vigente normativa europea sul packaging e relativi rifiuti, ponendo l’attenzione sulla prevenzione della produzione di rifiuti, la promozione del riciclaggio di alta qualità e la riduzione del fabbisogno di risorse naturali.

Il Regolamento prevede una serie di divieti sui sovraimballaggi di plastica per le bevande in lattina, gli involucri usa e getta attorno a frutta e verdura fresca, le mini size di stampo e sapone negli hotel e le bustine di condimento, caffè e zucchero. Inoltre, le imprese saranno obbligate ad adottare specifici obiettivi UE entro il 2030 e il 2040, rispettivamente il 20% e l’80% delle bevande fredde e calde dovranno essere vendute in contenitori che fanno parte di un sistema di vuoto a rendere o dovrà essere data la possibilità ai consumatori di ricaricare i propri contenitori.

Ci saranno anche obiettivi specifici per categorie specifiche, ad esempio, entro la fine del decennio, i venditori di birra al dettaglio dovrebbero adottare il refilling per il 10% dei loro prodotti e per il 20% entro il 2040. Inoltre, entro il 2030, il 10% degli imballaggi usati nelle consegne nell’e-commerce dovrà essere riutilizzabile.

Preoccupazioni per il settore agricolo e i consumatori

La proposta di regolamento sugli imballaggi, se adottata, comporterebbe l’eliminazione delle confezioni monouso per frutta e verdura di peso inferiore a 1,5 chilogrammi, ritenute superflue. Questa scelta solleva serie preoccupazioni, secondo la Coldiretti, e potrebbe portare a una serie di problemi, tra cui quelli igienico-sanitari e la gestione degli sprechi. Inoltre, i costi potrebbero aumentare sia per i consumatori che per i produttori.

L’esplosione della quarta gamma nel mercato alimentare italiano

La quarta gamma rappresenta un vero boomerang per il mercato italiano, con il rischio imminente di un crollo nelle vendite di insalate in busta e frutta confezionata, che sono diventate parte integrante delle abitudini dei consumatori del paese. Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Unione Italian Food, il 75% dei partecipanti acquista regolarmente questi prodotti, mentre il 38% li acquista ogni settimana. Nel carrello della spesa, l’81% delle persone inserisce insalate in busta, il 40% preferisce le ciotole di insalata e il 30% opta per la frutta già lavata e tagliata. Nel 2022, secondo le analisi di mercato di NielsenIQ, il settore ha generato un fatturato di quasi un miliardo di euro.

La nuova direttiva minaccia il settore vinicolo e il riciclo del vetro

La direttiva avrà conseguenze significative anche nell’ambito del settore vinicolo. Secondo quanto affermato dalla Coldiretti, nella sua formulazione attuale, porterà alla standardizzazione delle bottiglie e alla riduzione del loro peso, eliminando di fatto il formato magnum. A partire dal primo gennaio 2030, inoltre, sarà richiesto che il 10% delle bevande alcoliche immesse sul mercato utilizzi imballaggi riutilizzabili, e tale percentuale dovrà salire al 25% entro il primo gennaio 2040. Per i vini, esclusi gli spumanti, si prevede che dal primo gennaio 2030 la soglia sia del 5%, aumentando al 15% entro il primo gennaio 2040. Questo rappresenta un cambiamento radicale che, specialmente per il vetro, rischia di annullare tutti gli sforzi compiuti nel corso degli anni nel campo del riciclo.

I settori del Made in Italy colpiti dal regolamento

La struttura attuale del regolamento colpisce direttamente due dei settori italiani più esportati all’estero. Le vendite di vino sui mercati stranieri hanno raggiunto quasi 8 miliardi di euro nel 2022, mentre quelle di ortofrutta hanno raggiunto i 5,7 miliardi. Secondo l’analisi della Coldiretti basata sui dati Istat, si aggiungono anche altri 4,8 miliardi di ortofrutta trasformata, la categoria più influenzata dai cambiamenti nel packaging. Pur concordando sulla necessità di promuovere una maggiore sostenibilità dei consumi, la Coldiretti chiede di “modificare la proposta attuale, eliminando i divieti per l’uso monouso di frutta e verdura con un peso inferiore a 1,5 chili e rivedendo le misure per il settore vinicolo, al fine di preservare la qualità della produzione e la libertà di scelta dei consumatori“.

Critiche del Codacons per gli effetti sulle confezioni monouso

Il Codacons critica le nuove norme europee sugli imballaggi. Se da un lato è importante ridurre gli imballaggi e limitarne l’impatto sull’ambiente, dall’altro, secondo l’associazione dei consumatori, l’assenza di confezioni monouso di insalata o frutta nei supermercati danneggerebbe particolarmente alcune categorie di consumatori, come single o coppie senza figli, che acquistano piccole quantità per gestire meglio la spesa settimanale e ridurre gli sprechi alimentari. Ci sarebbe anche il rischio di un aumento dei prezzi di frutta e verdura nei supermercati, poiché verrebbero meno i prodotti confezionati e la concorrenza, causando un danno economico per la maggioranza dei consumatori.