Pnrr, quei milioni di alberi mai piantati

Il progetto di forestazione del PNRR prevede di piantare 6,6 milioni di alberi, ma non ci sono abbastanza piante da interrare

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Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Pubblicato: 29 Aprile 2023 12:34

La forestazione urbana è una pratica importante per creare città più verdi e salubri. Il progetto di forestazione urbana approvato all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede di piantare 6,6 milioni di alberi entro il 2024 in 14 grandi città italiane. La Corte dei Conti ha segnalato però un problema: non ci sono abbastanza alberi da piantare. Per ovviare a questo ostacolo sono stati acquistati e interrati semi che cresceranno fino a diventare alberelli da trapiantare nelle città. Nonostante questo ritardo, l’obiettivo del PNRR sarà comunque rispettato.

Per la forestazione urbana mancano alberi da piantare

La carenza di alberi da piantare è il risultato di una cattiva programmazione che avrà conseguenze non solo sulla forestazione urbana del PNRR, ma anche su quella futura. Il bando del PNRR relativo alla forestazione urbana è stato pubblicato il 30 marzo del 2022 e rientra nell’obiettivo più generale di tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano. Il piano prevede di mettere a dimora un milione e 650mila alberi nel 2022, un altro milione e 650mila nel 2023 e 3,3 milioni entro il 2024, utilizzando un investimento totale di 330 milioni di euro. Leggi anche Perché l’Italia deve piantare 220 milioni di alberi

Semi al posto di alberi per le città

I semi acquistati e piantati, tuttavia, hanno suscitato alcune polemiche, ma la valutazione sulla correttezza del piano spetterà alla Commissione Europea. Ciò che preoccupa maggiormente, però, è la mancanza di coordinamento tra le istituzioni preposte alla forestazione urbana. Nonostante il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste abbia competenza in questo ambito, il bando è stato gestito esclusivamente dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Inoltre, non è stato creato un comitato di gestione nazionale che coordini i due ministeri e la Direzione Generale delle Foreste, che fa capo al primo, non è stata coinvolta.

Il risultato di questo scarso coordinamento è che molti criteri del bando si sono rivelati poco appropriati. Ad esempio, non si è tenuto conto della disponibilità limitata di aree in alcune città e non si è considerato il lavoro già svolto in altre, come il progetto ForestaMi di Milano. Inoltre, il piano non ha previsto il coinvolgimento della filiera locale nella produzione delle piante e nella gestione dei boschi. Gli obiettivi principali del bando sono il miglioramento della situazione climatica locale in ambito urbano, la limitazione delle cosiddette isole di calore, il recupero del paesaggio urbano attraverso la forestazione di aree dismesse, anche industriali, la conservazione della biodiversità italiana e il sostegno alla filiera locale. Non si tratta di piante ornamentali, ma di alberi autoctoni per realizzare nuovi boschi.

La mancanza di vivai forestali

La Corte dei Conti ha segnalato il problema della sottovalutazione della disponibilità di alberi nei vivai forestali, terreni gestiti dalle regioni o province autonome in cui vengono coltivate specie forestali. Queste piante sono concesse ai comuni gratuitamente per la forestazione urbana o per il ripristino di boschi distrutti da incendi o alluvioni. Fino a qualche anno fa, i vivai forestali erano considerati un patrimonio regionale essenziale per la preservazione della biodiversità, ma il loro stato di abbandono in molte regioni ha portato a un’importante diminuzione di queste risorse. Attualmente, in Italia ci sono solo 71 vivai, la loro capacità produttiva totale nel 2019 era di 4,1 milioni di piante, distribuite in modo poco omogeneo tra le regioni del Nord, Centro e Sud, con la Sardegna che ospita il maggior numero di piante.

La distribuzione delle piante dei vivai forestali è importante perché è fondamentale piantare l’albero giusto nel posto giusto, utilizzando semi certificati di specie autoctone per non alterare la biodiversità delle foreste. L’uso di vivai privati, che trattano prevalentemente piante ornamentali spesso importate dall’estero, comporta rischi per l’ambiente e la biodiversità.

Una risposta alla carenza di alberi da piantare

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha previsto, dunque, un bando per finanziare la forestazione urbana, ma le stime troppo ambiziose hanno sollevato preoccupazioni tra gli addetti ai lavori. Il ministero ha trovato un rimedio nel 2022 consentendo alle città metropolitane di utilizzare “semi finalizzati al rimboschimento” e ha individuato un’azienda che gestisce tre grandi vivai privati, Umbraflor, dove far crescere gli alberi da trapiantare quando saranno pronti. Nel 2022, le città metropolitane hanno piantato poco più di 500.000 piantine.

La Corte dei Conti ha incaricato i Carabinieri di effettuare controlli sulla legittimità dell’equiparazione tra semi e alberi. La Corte ha evidenziato dubbi sulla corretta equiparazione tra le due modalità e ha invitato il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ad acquisire un pronunciamento certo in materia da parte della Commissione Europea e a vigilare sulla corretta esecuzione dei lavori e sulla tempestiva attuazione delle fasi successive del Piano. La carenza di vivai forestali rappresenta quindi una grande sfida per la forestazione urbana in Italia. Occorre quindi un’immediata azione a livello nazionale per la creazione di nuovi vivai forestali e la loro gestione adeguata. Solo in questo modo sarà possibile realizzare città più verdi e salubre.

ForestaMi, un esempio di forestazione urbana a Milano

ForestaMi è un progetto nato con lo scopo di piantare 3 milioni di nuovi alberi entro il 2030 in tutta Milano e nell’area metropolitana. ForestaMi è stato finanziato da Fondazione Falk con il supporto del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiano. Per finanziarlo esiste un Fondo, costituito alla Fondazione di Comunità Milano Onlus, raccoglie contributi di aziende e cittadini che desiderano partecipare al grande piano di forestazione urbana. Il Fondo è gestito da un Comitato Scientifico che collabora con gli enti pubblici e privati per la realizzazione del progetto. Il cambiamento climatico ha importanti impatti sociali, evidenziando e acuendo le disuguaglianze. Un’attenzione particolare è rivolta agli edifici comunali che ospitano asili nido e scuole per l’infanzia.