Ritorno del nucleare più vicino in Italia: vale 50 miliardi e 117mila posti di lavoro

Presentate al Forum Ambrosetti di Cernobbio le prospettive per il ritorno al nucleare in Italia tramite gli SNR

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Al Forum Ambrosetti di Cernobbio, che si conclude oggi 8 settembre, si è parlato molto di energia nucleare. Ad aprire la discussione è stato l’intervento, all’interno del dibattito sull’energia verde, del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che ha parlato della possibilità di creare un player nazionale per questo ambito in modo da favorire il ritorno dell’atomo in Italia.

A consolidare questa prospettiva è stata anche presentata una ricerca di Edison, Ansaldo Nucleare e Teha Group, che ha analizzato le prospettive economiche della costruzione e dell’impiego di centrali nucleari nel nostro Paese, soprattutto attraverso i piccoli reattori modulari. Il settore potrebbe valere 50 miliardi di euro e creare 117mila posti di lavoro.

Il nuovo player nel nucleare in Italia: l’intervento del ministro Pichetto Fratin

Il ministro per l’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin è intervenuto al Forum Ambrosetti di Cernobbio, dove sabato 7 settembre si è svolto un importante incontro sul futuro delle energie rinnovabili e della transizione ecologica in Italia e in Europa. Il ministro ha sottolineato principalmente l’importanza di creare una realtà per favorire il ritorno delle centrali nucleari in Italia.

“Abbiamo attivato la piattaforma per le valutazioni che ci consentono di creare le condizioni per ripartire con il nucleare. A livello industriale abbiamo costruttori e gestori delle ultime centrali europee. Siamo un Paese che ha esperienza e conoscenza, e credo che ci siano le condizioni per avere un player nazionale del nucleare, naturalmente aperto. Questa è la sfida che ci attende per il futuro” ha dichiarato Pichetto Fratin.

“Il nostro obiettivo è arrivare alla decarbonizzazione. Questo è un dovere e un obbligo. E la decarbonizzazione è un’occasione per il Paese. La crisi energetica dovuta alla guerra della Russia in Ucraina ha fatto emergere che non avevamo un mix energetico adeguato. Il quadro attuale sul fronte dell’energia è che abbiamo un terzo della produzione che arriva da fonti rinnovabili e due terzi dal fossile. Abbiamo ancora il carbone, per il quale c’è l’impegno a eliminarlo. Le rinnovabili non continuative non sono una soluzione” ha poi concluso il ministro.

Le prospettive economiche del nucleare in Italia

Nello stesso evento è stato presentato uno studio realizzato dal produttore di energia elettrica Edison, l’azienda realizzatrice di impianti atomici Ansaldo Nucleare e da Teha Group, parte dell’organizzazione del Forum Ambrosetti, che ha mostrato le prospettive economiche del ritorno del nucleare in Italia. In particolare la ricerca approfondisce l’installazione, entro il 2050, di 20 impianti SMR/AMR. Si tratta di reattori nucleari molto più piccoli di quelli tradizionali, che possono essere combinati fra loro per ottenere più energia ma anche essere posizionati con relativa facilità.

Un progetto di queste dimensioni dovrebbe fornire entro il 2050, data in cui l’Unione europea ha fissato il raggiungimento della neutralità carbonica, il 10% della domanda di energia in Italia, circa il doppio di quella che nel 2023 è stata coperta dal carbone. La costruzione, l’installazione e la gestione operativa di questi reattori genererebbe 117mila posti di lavoro ad alto valore aggiunto nel nostro Paese. Questo, unito all’output di energia stesso, andrebbe a generare 50 miliardi di euro all’anno di Pil, circa il 2,5% del prodotto interno lordo nazionale sui dati del 2023.