La triste fine del beluga che è rimasto intrappolato nella Senna

Nonostante l'intervento di 24 sommozzatori, il beluga intrappolato nella Senna da una settimana non cel'ha fatta, fatale la lunga esposizione all'acqua dolce inquinata

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Non ce l’ha fatta la balena bianca della Senna. La complicata operazione per tentare di salvare un balenottero di razza beluga finito per sbaglio nel fiume che attraversa Parigi si è conclusa questa mattina con la morte del cetaceo. I soccorritori erano riusciti a estrarlo dall’acqua e a depositarlo su una chiatta trasformata in piscina galleggiante sotto le cure di decine di veterinari, ma la balena era già troppo debilitata e stressata per sopravvivere.

La notizia della morte della balena è stata accompagnata da un’ondata di tristezza tra i parigini, che avevano seguito con trepidazione le operazioni di soccorso.

Le operazioni di soccorso

La balena era stata avvistata il 2 agosto vicino alle coste della Francia settentrionale e i soccorritori hanno lavorato intensamente per salvarla. La prima fase dell’operazione è consistita nel localizzare la balena e nel verificare le sue condizioni di salute. Successivamente, la balena sarebbe stata trasferita su un camion frigorifero e trasportata verso la Normandia, dove avrebbe dovuto trascorrere alcuni giorni in un bacino di acqua di mare. Purtroppo, il programma è fallito e la balena non è riuscita a superare la fase finale dell’operazione.

Appena era stata avvistata, la Protezione degli Animali si è immediatamente messa in moto per tentare di fermarla e spingerla a tornare indietro, verso il mare, ma non è stato possibile. Una chiusa bloccava il suo cammino verso le acque della capitale. Una squadra di veterinari si è ben presto resa conto che la salute della balena stava peggiorando e che rifiutava di mangiare il cibo offertole dai soccorsi.

Selle prime, le condizioni della balena sembravano buone, ha affermato Isabelle Brasseur, responsabile del parco acquatico di Marineland, nel sud della Francia, il più grande d’Europa. La Brasseur ha però anche affermato che, il piano per riportare il beluga in mare non era privo di rischi. Infatti, gli esperti avevano messo in conto che il cetaceo sarebbe potuto morire durante le fasi di soccorso.

La triste fine della balena

Ventiquattro sommozzatori hanno lavorato contro il tempo usando corde e reti dalle dieci di sera fino alle quattro del mattino quando, dopo numerosi tentativi, sono riusciti a tirare fuori dalla Senna il beluga. Sul posto erano presenti diversi animalisti e curiosi attenti a seguire le diverse fasi del recupero. Nonostante il successo dei sommozzatori, questa mattina è purtroppo giunta la cattiva notizia che annunciava la morte della balena. Fatali sono stati il grave inquinamento della Senna e la lunga esposizione all’acqua dolce.

Secondo i piani, il beluga doveva essere trasportato a Nord in una vasca di acqua salata nella città di Ouistreham, in Normandia, grazie a un camion refrigerato che era già stato preparato per la delicata operazione di traferimento.

Una specie in via di estinzione

La balena bianca è un mammifero marino molto particolare, con una protuberanza sulla testa e un corpo che cambia colore da grigio-bruno a bianco nel corso della vita. Il beluga vive per lo più nelle acque gelide dell’Alaska, del Canada, della Groenlandia e della Russia. La lunghezza può variare tra i 4 metri degli esemplari femmine e i 5 metri e mezzo dei maschi, il peso invece, fra i 700 e i 1.200 chili per le femmine e tra i 1.100 e i 1.600 per i maschi.

Queste splendide creature sono purtroppo a rischio di estinzione, e negli ultimi anni almeno tre esemplari si sono persi nelle acque del Tamigi. Anche in quei casi, nonostante i disperati tentativi di salvarle, non c’è stato nulla da fare. Gli esemplari persi nel Tamigi appartenevano a una specie che generalmente popola l’Atlantico del nord. Gli esperti non hanno però ancora capito da dove provenisse la balena che ha perso oggi la vita nella Senna.

Non un caso isolato

Nel mese di maggio, un’orca è morta nella Senna a causa della denutrizione. Ora gli esperti si domandano come un beluga sia potuto finire nell’entroterra francese, a 3.000 chilometri dal suo habitat più vicino (le isole Svalbard, in Norvegia). L’osservatorio francese Pelagis, specializzato in cetacei, ha sottolineato che si tratta del quarto caso di un esemplare della specie avvistato in Europa a queste latitudini: nel 1948, un beluga era finito nelle reti di un pescatore lungo la Loira; nel 1966, un altro era comparso nel Reno tedesco; e infine, nel 2018, un esemplare era salito in superficie nella foce del Tamigi.