Giorgia Meloni conferma l’impegno italiano per il SouthH2 Corridor, il corridoio per il trasporto di idrogeno verde dal Nord Africa verso l’Europa. Lo ha dichiarato al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con il cancelliere federale austriaco, Christian Stocker.
Il corridoio è una vera e propria “autostrada” dell’idrogeno che dall’Africa raggiungerà l’Europa, e l’Italia sarà una delle tappe, insieme all’Austria.
Prosegue lo sviluppo del SouthH2 Corridor
Al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con il cancelliere federale austriaco, Christian Stocker, Giorgia Meloni ha confermato il SouthH2 Corridor, il corridoio per il trasporto di idrogeno verde dal Nord Africa verso l’Europa passando per Italia, Austria e Germania.
La premier ha spiegato di aver discusso con Stocker del settore cruciale dell’energia. “L’Italia svolge da questo punto di vista un ruolo essenziale con il gasdotto TAP. Però è nostra intenzione continuare a lavorare insieme per portare avanti un progetto strategico per la sicurezza europea”, ha aggiunto. Da qui il riferimento al SouthH2 Corridor che dall’Africa passerà per Italia, Austria e Germania.
Cos’è il SouthH2 Corridor?
Il SouthH2 Corridor è un progetto infrastrutturale per trasportare idrogeno rinnovabile per oltre 3.300 chilometri dal Nord Africa all’Europa. Per il 70% il corridoio sfrutterà infrastrutture esistenti, previo un lavoro di conversione dei tubi, come il collegamento già attivo tra Tunisia e Italia. Si tratta di un progetto che punta a essere il più economico possibile e a favorire la concorrenza tra i Paesi.
Il restante tratto dovrà invece essere costruito ex novo, il tutto entro gennaio 2030. La capacità di importazione sarà di 4 milioni di tonnellate all’anno di idrogeno, abbastanza per coprire oltre il 40% del fabbisogno previsto dal piano REPowerEU.
È un progetto inserito nella lista dei Progetti di Interesse Comune (Pci) dell’Ue, cioè quelli considerati “chiave”. La lista include i progetti che beneficiano di procedure accelerate di approvazione, implementazione e accesso a finanziamenti europei dal Connecting Europe Facility (Cef).
Il costo dell’idrogeno verde
L’Europa ha bisogno di molto più idrogeno verde di quello che riesce a produrre in autonomia. Per quanto si stiano sviluppando progetti anche in Italia (come la nuova Hydrogen Valley), l’acquisto da altri Paesi, come in questo caso di Paesi nordafricani, è l’unica strada per rispondere al fabbisogno energetico.
C’è però un problema: il costo. Secondo uno studio condotto dall’Università tecnica di Monaco, il costo per questi stessi impianti di produzione in Africa sono più alti. Su 10mila siti presi in esame dallo studio, solo il 2% avrà prezzi adeguati al mercato. I Paesi dove il costo sarebbe sostenibile sono:
- Algeria
- Kenya
- Mauritania
- Marocco
- Namibia
- Sudan
A fare la differenza sul prezzo è la stabilità degli accordi. Se i piani europei dovessero andare come preventivato, il costo sarebbe di 3 euro al kg. Al contrario, in uno scenario di instabilità (considerando l’ipotesi di continuità di fornitura) si arriverebbe a pagare 5 euro al kg. L’impegno sull’idrogeno verde dovrà quindi comprendere un certo grado di interesse anche per le politiche interne degli Stati che interagiranno con il piano di transizione energetica.