Decisamente interessanti le parole di Willie Walsh, direttore generale dell’organizzazione del trasporto aereo mondiale. Le sue frasi, pronunciate alla conferenza Wings of Change Europe, sono destinate ad avere un’importante risonanza.
Si delinea oggi il percorso per rendere l’Europa più sostenibile e, al tempo stesso, più competitiva. Iata (International Air Transport Association) ha organizzato questo evento a Roma, rivolgendo un appello all’Ue: agire ora per la riduzione della CO2.
Cielo unico europeo
Walsh è tornato a parlare di cielo unico europeo ed è importante spiegare di cosa si tratti. È un’iniziativa della Commissione europea, che prevede una regolazione dello spazio aereo, con gestione e progettazione mirate a una generale armonizzazione del traffico aereo nel vecchio continente. Ciò con il chiaro intento di ottenere netti miglioramenti sotto l’aspetto dell’efficienza e della sicurezza.
Si ritiene si possano così ridurre ritardi e ottimizzare le capacità degli spazi aerei. In ultima analisi, inoltre, contribuire a un minore impatto ambientale: “Il cielo unico europeo potrebbe ridurre le emissioni del 10%, da un giorno all’altro. Servono inoltre maggiori incentivi per la produzione di Saf, il carburante sostenibile per l’aviazione”.
Non mancano le tecnologie e i velivoli per il rilancio di questo ambizioso progetto. Il passaggio mancante, a dire il vero, è un accordo tra i governi europei. L’associazione Iata ritiene che la tanto agognata adozione del cielo unico comporterebbe una riduzione dei consumi di carburante, con conseguente diminuzione delle emissioni di CO2, e una riduzione dei tempi di volo. Vantaggi evidenti, dunque, tanto per l’ambiente quanto per i passeggeri.
La logicità di questo progetto è comprensibile in maniera istintiva. La condizione attuale prevede sistemi indipendenti per ogni singolo Paese. Ciò vuol dire che di tanto in tanto i tasselli di questo mosaico rischiano di non incastrarsi. Ciò conduce ad attese, ritardi, cancellazioni e deviazioni delle rotte. Qualcosa che si traduce in parole povere in costi aggiuntivi ed evitabili. Razionalizzare il traffico aereo non è soltanto la soluzione più efficace dal punto di vista economico.
Saf, soluzione green per l’Europa
La nuova normativa dell’Unione europea prevede che entro la fine del 2025 le compagnie aeree dovranno alimentare i propri velivoli con almeno il 2% di carburanti alternativi (Saf). Un inizio di sostituzione del classico cherosene, per quanto concerne gli scali Ue.
Si parla di prodotti generati da scarti vegetali, domestici e industriali. La percentuale indicata aumenterà fino a raggiungere il 6% entro il 2030. Il salto sarà poi notevole nel corso dei successivi cinque anni, raggiungendo il 20%. Obiettivo fissato poi al 70% entro il 2050.
Considerando come le compagnie lowcost siano quelle che, statistiche alla mano, inquinano maggiormente, c’è da aspettarsi da parte loro una trasformazione delle condizioni economiche. Il riferimento va ovviamente al pubblico. In questo scenario, sappiamo per certo che Lufthansa aumenterà i costi di 72 euro, proprio a causa della “tassa sul clima”. Spazio alle tariffe Economy Green e Business Green, per ridurre del 20% le emissioni di CO2.
Ecco quelle che sono le prime cinque compagnie più inquinanti operanti in Europa:
- Ryanair – 14,9 Mt di CO2 (+23% tra il 2019 e il 2023);
- Lufthansa – 9,5 Mt di CO2 (-26,7 tra il 2019 e il 2023);
- British Airways – 8,7 Mt di CO2 (-18,7% tra il 2019 e il 2023);
- Air France – 8,2 Mt di CO2 (-14,5% tra il 2019 e il 2023);
- EasyJet – 6,9 Mt di CO2 (-13,4% tra il 2019 e il 2023).