Biometano, 21 impianti in Lazio e Campania: progetto da 600 milioni

Retina è pronta a realizzare gli impianti in due periodi, entro la metà del 2026: produrranno non solo biometano, ma anche fertilizzanti e Co2 per fini industriali

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 27 Marzo 2025 12:23

La società Retina si sta preparando a costruire 21 impianti di produzione di biometano nel Sud Italia, tra Lazio e Campania. Si tratta di un investimento totale di 600 milioni di euro e di un progetto che punta non solo a produrre gas naturale dalle biomasse, ma anche a ridurre l’inquinamento dei terreni agricoli e delle acque superficiali.

Gli impianti godranno tutti degli incentivi del Pnrr e pertanto saranno pronti al massimo entro la fine del 2026. Il progetto dovrebbe aiutare l’Italia a rispettare anche alcune norme europee sui nitrati.

21 impianti di biometano per il Sud

Gli impianti di Retina saranno realizzati in due periodi. I primi 9 infatti entreranno in esercizio già tra novembre 2025 e marzo 2026, e si troveranno a:

  • Velletri (Roma);
  • Pontinia (Latina);
  • Terracina (Latina);
  • Sessa Aurunca (due impianti, Caserta);
  • Pignataro Maggiore (due impianti, Caserta);
  • Pietravairano (Caserta);
  • Dragoni (Caserta).

Il valore di questo primo investimento è di circa 300 milioni di euro. Nei mesi successivi se ne aggiungeranno altrettanti per costruire impianti simili ancora in Lazio e Campania, oltre che in Puglia e in Molise. I lavori inizieranno ad aprile 2026, con l’obiettivo di rispettare le tempistiche del Pnrr e chiudere i cantieri entro il 30 giugno.

Si tratta di uno dei primi grandi investimenti nel biometano al Sud. Tradizionalmente, questa tecnologia in Italia si è infatti sviluppata a nord, a sostegno delle grandi aziende agricole della Pianura Padana.

Tutti i partner di Retina

La holding Retina, che ha preso in carico la costruzione di questi impianti, avrà diversi partner per questi progetti. 300 milioni di euro arriveranno dagli investimenti di Actarus Renewables, fondo di investimento concentrato sulle rinnovabili, Eren Industries, gruppo industriale specializzato in tecnologie green, e Macquarie Capital, banca di investimenti australiana.

Altri 240 milioni di euro arriveranno da un gruppo di banche europee, tra cui Bnp Paribas, Ing Bank, Intesa Sanpaolo, Société Générale e UniCredit. Questi fondi hanno avuto il supporto della garanzia Archimede di Sace per il sostegno agli investimenti infrastrutturali e produttivi.

Biometano e non solo, cosa produrranno gli impianti

Gli impianti raccoglieranno gli scarti agricoli e degli allevamenti delle regioni del Sud. Tramite un processo accoppiato aerobico e anaerobico, sfrutteranno la biomassa per produrre diversi derivati della fermentazione del materiale organico:

  • biometano, che sarà immesso automaticamente nella rete;
  • anidride carbonica, che può essere utilizzata per scopi industriali;
  • fertilizzanti organici.

Secondo il direttore generale di Retina Franco Torra ogni impianto produrrà 4,2 milioni di metri cubi di metano all’anno. In totale quindi, a regime, gli impianti dovrebbero produrre poco più di 88 milioni di metri cubi standard di metano. Si tratta dello 0,14% dei consumi annuali italiani di gas naturale, che ammontano a circa 61 miliardi di metri cubi.

Questo aumento di produzione di biometano è un contributo importante agli obiettivi del Pniec, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, che prevede che l’Italia arrivi a produrre 5,7 miliardi di metri cubi di gas naturale da biomasse entro il 2030. Nel 2024 però, la produzione era ferma a un decimo di questo obiettivo, a cinque anni dalla scadenza dei termini.

Un aiuto sui nitrati

Il progetto dovrebbe inoltre aiutare a ridurre l’inquinamento delle acque superficiali e profonde causato dai nitrati. L’Italia è già stata richiamata dall’Unione europea per la mancata attuazione della direttiva Nitrati del ’91.

“La nostra piattaforma di impianti può offrire un corretto trattamento in aree critiche come quelle campane. Senza contare che il biometano e la Co2 prodotti e destinati a utilizzo umano sono sottratti alla dispersione nell’ambiente” ha dichiarato Riccardo Paganelli, fondatore di Actarus Renewables.