La crisi climatica aumenta i decessi legati al caldo, +11% in 30 anni in Europa

Sono i dati del secondo rapporto The Lancet Countdown in Europe che traccia l'andamento del rapporto tra crisi climatica e salute, è arrivato il momento di agire

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 13 Maggio 2024 17:06

Il primo pericolo per la salute umana rimane il cambiamento climatico, questo è quanto rivela un preoccupante rapporto di The Lancet Countdown on Health and Climate Change, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Public Health. In Europa, le morti correlate al caldo sono aumentate del 9% in media, con un incremento del 11% nell’Europa meridionale. Questo aumento è attribuibile all’inquinamento atmosferico e alle crescenti temperature, che stanno causando una serie di problemi di salute, tra cui un aumento degli attacchi cardiaci, degli ictus, delle malattie infettive e dei traumi psicologici. In particolare, i sistemi sanitari pubblici europei, soprattutto quelli del sud, stanno mostrando segni di crisi a causa di tali sfide.

In un contesto di riscaldamento globale, si registra ora un aumento significativo dei decessi correlati al caldo, con una media di 17 morti in più ogni 100.000 abitanti tra il periodo 2003-2012 e il periodo 2013-2022.

Impatti devastanti dell’estate 2022 in Europa

L’estate del 2022 è stata segnata da eventi climatici estremi che hanno avuto un impatto devastante sull’Europa. Le alte temperature, la siccità e le ondate di caldo hanno causato seri danni alla salute, all’agricoltura e all’economia.

Oltre alle vittime, il caldo estremo e la siccità hanno causato una grave crisi alimentare. Si stima che circa 60 milioni di persone in Europa abbiano sofferto di insicurezza alimentare, di cui 11,9 milioni a causa di un aumento delle giornate di caldo e dei mesi di siccità.

Gli eventi climatici estremi del 2022 hanno causato anche ingenti danni economici. Le perdite economiche dovute a questi eventi sono state stimate in 18,7 miliardi di euro.

L’estate del 2022 è stata un campanello d’allarme per i pericoli del cambiamento climatico. È necessario un impegno globale per ridurre le emissioni di gas serra e mitigare gli effetti del cambiamento climatico, per evitare che eventi simili si ripetano in futuro.

Il ritardo dei governi europei nella protezione dai cambiamenti climatici

Il nuovo report denuncia il ritardo dei governi europei nel prendere le necessarie misure politiche per proteggere i cittadini dagli impatti del cambiamento climatico.

In particolare, il report critica la continua concessione di sussidi ai combustibili fossili, che contribuiscono ad aumentare le emissioni di gas serra. Secondo The Lancet, nel 2021 le emissioni prodotte dall’uso di combustibili fossili in Europa ammontano a 5,4 tonnellate di CO2 pro capite, ben sei volte quelle dell’Africa e quasi tre volte quelle dell’America centrale e meridionale.

Il report evidenzia la mancanza di impegno da parte dei governi europei nel rispettare gli accordi internazionali sul clima, come l’Accordo di Parigi. Questa mancanza di impegno avrà gravi conseguenze per la salute pubblica, l’ambiente e l’economia europea.

Il report conclude chiedendo ai governi europei di agire con urgenza per ridurre le emissioni di gas serra e proteggere i cittadini dagli effetti del cambiamento climatico. È necessario un cambio di paradigma che favorisca la transizione verso un’economia a basso consumo di carbonio e più resiliente ai cambiamenti climatici. Solo con un’azione decisa e concertata sarà possibile scongiurare i peggiori scenari e costruire un futuro più sostenibile per l’Europa.

L’Europa di fronte all’urgenza climatica: azioni e disuguaglianze

Gli scienziati europei lanciano un monito allarmante: per limitare il riscaldamento globale e raggiungere gli obiettivi ambiziosi dell’Accordo di Parigi, i sistemi energetici europei devono ridurre la loro potenza e le emissioni di gas serra di circa tre volte entro il 2040.

Questo scenario, descritto nel dettaglio nel più recente rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), evidenzia l’urgenza di intraprendere azioni concrete per contrastare la crisi climatica che già oggi sta avendo un impatto tangibile sulla salute e sul benessere delle persone in Europa.

Il cambiamento climatico uccide: disastri ambientali e disuguaglianze crescenti

Il rapporto, redatto da 69 team di ricercatori, sottolinea che il cambiamento climatico non è una minaccia futura, ma una realtà già presente in Europa, con conseguenze drammatiche. Eventi climatici estremi come ondate di calore, siccità e inondazioni stanno causando un aumento delle vittime e dei danni materiali.

Oltre ai disastri ambientali, il cambiamento climatico sta esacerbando le disuguaglianze sociali. Le fasce più vulnerabili della popolazione, come anziani, bambini e persone con condizioni di salute precarie, sono le più colpite dagli effetti negativi del cambiamento climatico.

Azione urgente per un futuro più sostenibile

Gli scienziati sottolineano la necessità di un’azione urgente e decisa per ridurre le emissioni di gas serra. Questo significa investire in fonti di energia rinnovabile, migliorare l’efficienza energetica e adottare misure di adattamento al cambiamento climatico.

Solo con un impegno collettivo e una transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile sarà possibile scongiurare i peggiori scenari e costruire un futuro più sicuro e resiliente per l’Europa.

La salute di tutti è a rischio: la lotta al cambiamento climatico come lotta alle disuguaglianze

L’impatto del cambiamento climatico sulla salute non è uniforme. I livelli di sviluppo socio-economico, l’emarginazione e le disuguaglianze esistenti all’interno di ogni Paese influenzano il modo in cui le persone sono esposte e colpite dai suoi effetti.

La lotta al cambiamento climatico diventa quindi anche una lotta alle disuguaglianze. Garantire un accesso equo alle risorse e alle opportunità di protezione dall’impatto del cambiamento climatico è fondamentale per costruire un futuro più giusto e sostenibile per tutti.

L’allarme di Lancet Countdown: il cambiamento climatico devasta la salute in Europa

“Il cambiamento climatico sta già devastando la vita e la salute delle persone in Europa”, afferma Rachel Lowe, direttrice di Lancet Countdown in Europe. Il secondo rapporto del Lancet Countdown in Europa dipinge un quadro allarmante degli impatti sulla salute legati al clima, tra cui l’aumento della mortalità legata al caldo, la diffusione di malattie infettive e l’insicurezza alimentare e idrica.

Il rapporto, frutto della collaborazione tra ricercatori di istituzioni accademiche europee e delle Nazioni Unite, ha esaminato 42 parametri che vanno dallo sport alle diete, dalle emissioni ai paesi con opportunità di azione climatica. I dati rivelano le conseguenze sulla salute e le opportunità mancate a causa della lenta risposta politica.

Lowe, leader del gruppo Global Health Resilience presso il Barcelona Supercomputing Center, sottolinea l’urgenza di affrontare questa crisi. Il rapporto fornisce prove concrete degli impatti sulla salute e mette in luce le disuguaglianze esistenti, evidenziando la necessità di azioni politiche immediate per proteggere le popolazioni vulnerabili dagli effetti devastanti del cambiamento climatico.

La collaborazione tra il Barcelona Supercomputing Center e il Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal), sostenuto dalla Fondazione La Caixa, insieme ad altre 40 istituzioni europee, sottolinea l’impegno della comunità scientifica nel fornire evidenze e soluzioni per affrontare questa sfida globale.

Impatti sanitari del cambiamento climatico: una crescente minaccia

Tutti gli indicatori confermano un peggioramento degli impatti del cambiamento climatico sulla salute in Europa. Tra le principali minacce troviamo:

  • Stress da calore: l’aumento delle temperature sta riducendo l’attività fisica. Rispetto al 1990, infatti, oggi si percepiscono come più rischiose anche attività mediamente faticose come il ciclismo o il calcio, e faticose come il rugby o la mountain bike. Questo calo di attività fisica comporta un aumento del rischio di malattie.
  • Malattie trasmissibili: cresce la possibilità di diffusione di “vari patogeni e vettori di malattie sensibili al clima”, come Vibrio, virus del Nilo occidentale, dengue, chikungunya, Zika, malaria, leishmaniosi e zecche (che trasmettono la malattia di Lyme e altre infezioni). Inoltre, si allunga la stagione in cui i pollini possono creare problemi alle persone che soffrono di asma e allergie, già in aumento a causa dell’inquinamento atmosferico.

I dati presentati delineano un quadro preoccupante che richiede un’azione urgente da parte dei governi e delle istituzioni europee. È necessario implementare politiche di contrasto al cambiamento climatico ambiziose ed efficaci, volte a ridurre le emissioni di gas serra e a promuovere un modello di sviluppo più sostenibile.

La lotta al cambiamento climatico non è solo una questione ambientale, ma diventa anche una questione di salute pubblica. Proteggere la salute dei cittadini europei significa contrastare gli effetti negativi del cambiamento climatico sulla salute e costruire un futuro più resiliente per le generazioni attuali e future.

Impatti climatici sulla salute: disuguaglianze e azione politica insufficiente

Il cambiamento climatico colpisce in modo diverso le persone in Europa e nel mondo, riflettendo le disuguaglianze socio-economiche e l’emarginazione. Il recente rapporto di The Lancet rivela che gli impatti negativi sulla salute legati al clima sono distribuiti in modo diseguale.

La mortalità correlata al caldo, ad esempio, è due volte più alta nelle donne rispetto agli uomini, e le famiglie a basso reddito hanno maggiori probabilità di sperimentare insicurezza alimentare. I decessi attribuibili a diete squilibrate sono più elevati tra le donne, e l’esposizione al fumo degli incendi è stata più alta nelle aree svantaggiate.

L’Europa meridionale è particolarmente vulnerabile a malattie legate al caldo, incendi, insicurezza alimentare e idrica, siccità e malattie trasmesse da zanzare e leishmaniosi. Al contrario, l’Europa settentrionale è più colpita da vibrioni e zecche, che possono causare malattie come la malattia di Lyme e l’encefalite.

Nonostante questi chiari segnali, il rapporto sottolinea la mancanza di iniziative volte a ridurre il divario tra zone e popolazioni svantaggiate e privilegiate. Inoltre, la ricerca sugli impatti del clima sulla salute rimane insufficiente, e il Parlamento europeo e i media hanno dedicato poca attenzione a questa questione cruciale.

Questo scenario evidenzia la necessità urgente di un’azione politica più forte per proteggere le popolazioni vulnerabili dagli impatti del cambiamento climatico e per garantire che i suoi effetti sulla salute siano compresi appieno.

Il cambiamento climatico come problema di giustizia sociale ed ambientale

“Il cambiamento climatico è intrinsecamente un problema di giustizia sociale e ambientale”, afferma il dottor Kim van Daalen, ricercatore di Lancet Countdown in Europe e autore principale del rapporto. “All’interno dei confini europei, le comunità più svantaggiate sono quelle maggiormente colpite dai problemi di salute legati al clima. Ma non solo: i paesi europei delocalizzano anche gli impatti dei propri consumi sulla salute di cittadini in altre parti del mondo”.

Delocalizzazione dell’inquinamento e sofferenza globale

Molti paesi europei continuano infatti a esternalizzare altrove le pressioni ambientali, le emissioni di CO2 e PM2,5 basate sul consumo superiore alle emissioni derivate dalla produzione interna. Questo significa che le popolazioni di altri paesi, spesso in via di sviluppo, sono costrette a subire le conseguenze dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni di gas serra generate dai beni e dai servizi consumati in Europa.

Una doppia ingiustizia: salute violata e diritti negati

Questa delocalizzazione degli impatti climatici rappresenta una doppia ingiustizia: da un lato, espone le comunità più vulnerabili ai danni ambientali e sanitari; dall’altro, nega loro il diritto a un ambiente sano e a un futuro sostenibile.

È necessario un cambio di paradigma radicale. I paesi europei hanno la responsabilità di affrontare il cambiamento climatico non solo all’interno dei propri confini, ma anche a livello globale. Questo significa ridurre le emissioni di gas serra, investire in energie rinnovabili e promuovere modelli di consumo più sostenibili.

Sfide verso un’energia a zero emissioni

La transizione verso sistemi energetici a zero emissioni in Europa procede a rilento, con segnali preoccupanti che evidenziano la persistente dipendenza dai combustibili fossili. L’utilizzo del carbone, in particolare, è aumentato nell’ultimo anno, passando dal 12% al 13% dell’approvvigionamento energetico totale nel 2021. Un dato che contrasta con gli obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione e contrasto al cambiamento climatico.

A pesare ulteriormente sul quadro è la continua erogazione di sussidi netti ai combustibili fossili da parte di 29 dei 53 paesi europei. Questi incentivi, anziché favorire la transizione verso fonti energetiche più sostenibili, ostacolano il raggiungimento degli obiettivi climatici e alimentano l’inquinamento atmosferico.

Diminuzione dell’inquinamento atmosferico: un progresso parziale

Negli ultimi 15 anni, si è registrata una diminuzione del 59% delle morti attribuite all’inquinamento atmosferico da PM2,5 causato dall’uso di combustibili fossili in Europa.

Tuttavia, come sottolinea Cathryn Tonne, epidemiologa e co-direttrice di Lancet Countdown for Health and Climate Change in Europe, “sebbene il nostro rapporto mostri una diminuzione dell’inquinamento atmosferico (PM2,5) negli ultimi 15 anni in Europa, questa è dovuta principalmente al miglioramento delle tecnologie di controllo dello smog, non a una riduzione delle emissioni di gas serra. Abbiamo ancora bisogno di misure politiche adeguate per affrontare l’inquinamento atmosferico e le emissioni di gas serra in parallelo”.

La necessità di un’azione urgente e concertata

La situazione attuale richiede un’accelerazione decisa e un cambio di rotta nelle politiche energetiche europee. È necessario eliminare gradualmente l’utilizzo dei combustibili fossili, investendo in fonti rinnovabili e promuovendo l’efficienza energetica. Solo con un’azione urgente e concertata sarà possibile raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e costruire un futuro più sano e sostenibile per l’Europa.

Azione climatica urgente per un futuro sano e giusto

L’inerzia nell’adozione di azioni concrete rischia di aggravare le conseguenze attuali dei cambiamenti climatici. Gli esperti suggeriscono che l’Europa dovrebbe riaffermare la sua posizione di leader e promuovere una transizione ecologica giusta e salutare. È fondamentale assumersi responsabilità a livello mondiale e supportare le comunità più vulnerabili. “Il prezzo dell’inazione è già tangibile, eppure siamo consapevoli dei benefici che potremmo ottenere riducendo progressivamente l’uso dei combustibili fossili,” dichiara Rachel Lowe. “Mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5°C con una transizione equa e salubre porterebbe vantaggi vitali per l’Europa e il resto del mondo. È cruciale implementare politiche climatiche che pongano al centro la salute e il benessere dei cittadini.”

Nonostante l’ampio sostegno dei cittadini europei all’azione per il clima – l’84% ritiene che affrontare il cambiamento climatico dovrebbe essere una priorità per migliorare la salute pubblica e quasi il 70% pensa che i loro governi nazionali non stiano facendo abbastanza – mancano politiche coerenti che rispecchino questa sensibilità.