Inquinamento: c’è un nuovo pericoloso nemico degli oceani

Quando si parla di inquinamento marino si pensa subito alla plastica, ma oggi a fare paura sono anche e soprattutto i metalli pesanti, ecco perché.

La plastica rimane un’emergenza per gli oceani e ad essa si collega un altro problema: i metalli pesanti che può contenere, assorbire e rilasciare.

Metalli pesanti, come cromo, cadmio e piombo, sono estremamente tossici e pericolosi sia per l’uomo sia per le specie marine. Come se non bastasse non sono degradabili. A renderli ancora più pericolosi è il fatto che possono arrivare all’uomo attraverso il consumo di pesci contaminati. Sebbene esistano dei meccanismi di difesa da parte delle specie marine verso i metalli pesanti, quando il loro livello presente nell’ambiente è alto, è inevitabile che restino nell’organismo dei pesci.

I metalli pesanti si presentano sotto forma di particelle microscopiche in sospensione nell’aria, nei sedimenti e in soluzione nell’acqua. Si concentrano soprattutto nelle zone costiere, lungo aree molto popolate e industrializzate. I rifiuti di plastica possono contenere ed assorbire queste microparticelle e rilasciarle poi in acqua e nell’ambiente. Uno studio ha messo in evidenza come nella plastica i metalli pesanti possano raggiungere un’alta concentrazione. A fare la differenza è anche il tipo di plastica: il PVC, la più comune tipologia di plastica, presenta elevati livelli di piombo e rame. Anche le nuove varietà di plastica contengono componenti chimiche e possono rilasciare nell’ambiente in particolare zinco e cadmio. Non tutti sanno che il cadmio è  utilizzato per rendere la plastica più rigida e resistente ai raggi UV.

Il problema è estremamente serio alla luce del fatto che si stima che entro il 2050 negli oceani saranno presenti più materie plastiche che pesci e i metalli pesanti ad esse connesse peseranno sull’equilibrio ecologico marino, oltre a rappresentare una minaccia per la salute dell’uomo.

Una possibile soluzione è rappresentata dalle nanotecnologie: dei microscopici nanorobot rivestiti di grafene possono infatti essere realizzati allo scopo di assorbire i metalli presenti negli oceani allo scopo di eliminarli.