Bonifica terreni inquinati, un sito in Italia come modello internazionale

Lo United Nations Development Program ha visitato il cantiere di bonifica del sito Tremonti in Abruzzo, per l’interesse tecnico e scientifico suscitato dall’applicazione della tecnologia di desorbimento termico

Foto di Alessandro Mariani

Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Tra le montagne dell’Appennino abruzzese, il sito di bonifica di Bussi sul Tirino si è trasformato in un laboratorio d’innovazione ambientale. Lo United Nations Development Program (UNDP) ha lanciato un progetto in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente turco, co-finanziato sia dalla Turchia che dall’Unione Europea, con l’obiettivo di promuovere la condivisione delle migliori pratiche globali nel campo della gestione e bonifica di siti contaminati. La visita di una delegazione turca e dell’UNDP proprio a Bussi sul Trino, per studiare da vicino il suo pionieristico utilizzo della tecnologia di desorbimento termico, dà l’occasione di analizzare come l’Italia stia affrontando le sfide ambientali della bonifica dei terreni inquinati, dal momento che ne conta ben 42.

Tre Monti laboratorio per sperimentare nuove tecnologie di bonifica

Il terreno Tremonti, situato nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Bussi sul Tirino in Abruzzo, è diventato una sorta di laboratorio per sperimentare nuove tecnologie e pratiche nella bonifica ambientale. Questo progetto è una risposta concreta alle sfide poste dagli inquinanti organici persistenti (POP) nella contaminazione del suolo.

La delegazione del Ministero dell’Ambiente, dell’Urbanizzazione e dei Cambiamenti Climatici turco insieme al team UNDP ha recentemente visitato il cantiere Tremonti. La scelta di questa località è stata dettata dall’interesse tecnico suscitato dall’applicazione della tecnologia di desorbimento termico, particolarmente nell’area Nord del sito Tremonti. L’area è stata oggetto di un ampio piano di indagini sin dal 2016, con Edison alla guida dell’analisi delle sostanze presenti in superficie e nel sottosuolo. Nel 2021, Edison ha costituito Tre Monti, un’azienda specializzata nella bonifica di terreni e acque sotterranee, un esempio di successo nella gestione di casi di contaminazione da parte di industrie storiche.

Il desorbimento termico per bonificare i terreni

Le attività di bonifica nel SIN di Bussi sul Tirino coinvolgono lo scavo e lo smaltimento dei rifiuti su tutto il sito, con la possibilità di implementare il desorbimento termico nell’area Nord, su una porzione di 400 mq, a seconda dei risultati del test pilota in corso. Il desorbimento termico è una tecnologia all’avanguardia che consente di trattare contaminanti in profondità senza intaccare il terreno circostante. Sfruttando sonde termiche, il suolo viene riscaldato fino a 100°C, provocando la vaporizzazione delle sostanze volatili e semi-volatili, successivamente convogliate per il trattamento. Sebbene ancora poco utilizzata, questa metodologia si dimostra efficace nella bonifica di inquinanti persistenti, presentando un approccio sostenibile dal punto di vista del consumo di suolo.

L’incontro tra la delegazione internazionale, gli operatori e le istituzioni coinvolte nella bonifica del SIN di Bussi sul Tirino rappresenta un momento chiave per il trasferimento di conoscenze e competenze nel trattamento di inquinanti specifici. Questo tassello è parte di un tour di 5 giorni in Italia, durante il quale la delegazione partecipa a visite sul campo e incontri istituzionali, riconoscendo l’esperienza e l’expertise del Paese in materia di gestione ambientale.

I 42 Siti di Interesse Nazionali in Italia

In Italia 42 zone sono segnate da una presenza fuori norma di metalli pesanti, diossine, idrocarburi e solventi, considerate pericolose e sottoposte a trattamenti speciali. Questi sono i Siti di Interesse Nazionale identificati per legge a causa di elevati rischi ecologici e sanitari. Secondo il sesto rapporto dello studio Sentieri, tra il 2013 e il 2017, in prossimità di questi siti, si sono verificati 1.668 decessi in eccesso rispetto alle aspettative.

Il SIN di Taranto è uno dei casi più noti, circondato dall’ex Ilva, dove la popolazione è stata esposta a elementi cancerogeni. Il rapporto del Relatore speciale delle Nazioni Unite ha classificato questa zona tra le più degradate d’Europa occidentale. Ritardi nelle operazioni di bonifica sono legati a questioni burocratiche e sequestro dei fondi del Gruppo Riva. Un altro SIN di rilievo è Falconara Marittima, situato sulle ceneri dell’ex Montedison. L’azienda ha lasciato dietro di sé una scia di inquinamento da concimi fosfatici, mettendo a repentaglio la salute delle persone e l’ecosistema circostante. La bonifica è un’urgenza, ma l’attuazione è lenta, aggravando il peso che le comunità locali devono sopportare. In totale, i 42 SIN coprono circa lo 0,57% della superficie del Paese a terra e il 78% in mare.

Le difficoltà della bonifica dei SIN

La legge impone la bonifica dei SIN per fermare la diffusione delle sostanze tossiche. Tuttavia, i processi di bonifica sono spesso lenti e costosi, con ritardi significativi. Se le concentrazioni residue di inquinanti non rispettano i limiti di legge, è possibile richiedere deroge, ma solo dimostrando che non ci sono rischi per la salute e l’ambiente. Le bonifiche non sono a carico delle amministrazioni locali, ma degli enti ritenuti responsabili dell’inquinamento. Il costo umano di questi ritardi è evidente nella popolazione vicina ai SIN, costretta a confrontarsi con malattie gravi e, in alcuni casi, a lasciare le proprie case per sfuggire ai rischi ambientali.

I SIN, in teoria strumenti di tutela, possono diventare paradossi ambientali. Il processo di bonifica è spesso caratterizzato da ritardi, mancanza di risorse finanziarie e, talvolta, deresponsabilizzazione da parte delle industrie inquinanti. La salute delle persone e l’ambiente pagano il prezzo. La popolazione vicina a questi siti vive nell’incertezza, costretta a confrontarsi con rischi per la salute e perdita di qualità della vita. Le malattie legate all’inquinamento, i ricoveri ospedalieri e la fuga da case di lunga data sono una testimonianza della drammatica realtà. L’urgenza di azioni concrete e tempestive è evidente.

Il Progetto Tre Monti ottiene il plauso come modello eccellente nella gestione dei siti inquinati, ottenendo il riconoscimento dell’UNDP. La collaborazione tra il Ministero dell’Ambiente turco, l’UNDP e Edison ha trasformato Tre Monti in un banco di prova per la tecnologia di desorbimento termico. Un successo che ribadisce l’importanza di approcci innovativi per la sostenibilità ambientale. Questa iniziativa dimostra che l’unione di forze può delineare un futuro più sicuro, spianando la strada a livello globale nella gestione responsabile delle aree inquinate.