Il Green Deal Europeo, con le sue ambizioni, i suoi obiettivi e le sue scadenze, ha ricevuto, e continua a ricevere, critiche, consensi o vere e proprie picconate. Le opinione sul pacchetto di iniziative strategiche (che ha l’obiettivo di portare l’Europa verso la cosiddetta transizione verde, per riuscire così a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e diventare il primo continente a impatto climatico zero) sono molto diverse e contrastanti tra loro. Che cosa ne pensa, ad esempio, la politica italiana? Da destra a sinistra, dal governo all’opposizione, ecco le opinioni e le posizioni dei nostri leader sul progetto promosso e portato avanti con impegno dalla Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen.
Giorgia Meloni e gli “effetti disastrosi” di un “approccio ideologico”
Iniziamo dalla premier, Giorgia Meloni, che possiamo senza dubbio definire come una sorta di paladina alla guida del fronte anti Green Deal. Ed è così fin dal principio. La leader di Fratelli d’Italia ha sempre definito “ideologico” l’approccio verso la transizione verde.
Meloni critica principalmente la decarbonizzazione, che chiama “forzata”, che avverrebbe, e non può essere così, dice, a spese della capacità produttiva e della competitività dell’Europa: “Inseguire la decarbonizzaizone al prezzo della deindustrializzazione è semplicemente un suicidio ed è una strada che noi non intendiamo seguire”, ha detto.
La premier, che ha sempre espresso le sue perplessità soprattutto sull’approccio al nucleare, sulle auto elettriche e lo stop alle auto endotermiche dal 2035, ha più volte ribadito che “il governo lavora per mettere le imprese e i lavoratori nelle condizioni di esprimere al massimo il loro potenziale, non creando difficoltà e ostacoli”. E poi ha sottolineato che “troppi errori sono stati commessi in passato” pensando, ad esempio, “agli effetti disastrosi creati dall’approccio ideologico che ha accompagnato la nascita e lo sviluppo del Green Deal europeo“.
Fratelli d’Italia e le “eco-follie”
Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, ha più volte puntato il dito contro il Green Deal e quelle che vengono definite “eco-follie”. Il raggiungimento degli obiettivi climatici (si legge ad esempio in un recente manifesto del partito in occasione delle elezioni Europee) “deve essere economicamente e socialmente sostenibile, senza approcci ideologici, obiettivi irraggiungibili e oneri sproporzionati per cittadini e imprese”.
Fratelli d’Italia ha chiesto inoltre che le strategie per il raggiungimento degli obiettivi climatici venissero decise dai singoli Stati membri.
“Suicidio commerciale, industriale e ambientale”: la posizione di Salvini
Anche Matteo Salvini e la Lega sono da sempre oppositori del Green Deal. Il Carroccio teme che le politiche climatiche portino a “deindustrializzare” dell’Ue senza benefici in termini di emissioni e allo stesso tempo creano nuove dipendenze estere.
Chiara la posizione di Salvini sul nucleare: “Io penso che l’Italia, per essere pienamente competitiva e sovrana e indipendente dal punto di vista economico ed energetico, non possa rimanere l’unico grande Paese al mondo che, per ideologia, dice di no al nucleare, mentre tutto il mondo va in quella direzione”.
L’attuale ministro dei Trasporti ha definito il Green Deal “un suicidio commerciale, industriale e ambientale”, dal momento che “la messa fuori mercato, l’impossibilità di comprare e vendere dal primo gennaio 2035 auto a diesel e a benzina, perché tutti dovranno comprare o vendere solo auto elettriche non ha niente di green”. Il vicepremier, inoltre, ha posto l’accento sui “14 milioni di posti di lavoro a rischio” per piccole imprese, artigiani, botteghe e coloro che sono legati all’automotive“.
Tajani e il “Green Deal realistico”
Non dissimile è la posizione di Forza Italia, altro partito che è forza di governo. L’obiettivo di Antonio Tajani è promuovere un “ambientalismo responsabile”, passando “da un Green Deal ideologico a un Green Deal realistico”, rivedendo “il pacchetto di iniziative che rischia di danneggiare settori chiave della nostra economia e di avvantaggiare avversari strategici come la Cina”.
Tuttavia, Tajani ha una posizione più morbida nei confronti della politica di Ursula von Der Leyen rispetto a Lega e FdI: “Sul tema dell’economia verde – ha detto- è vero che von der Leyen dice di andare avanti con il Green Deal ma ci sono delle questioni di grande importanza come la neutralità tecnologica e c’è la possibilità di rivedere la scellerata norma che impone il blocco delle auto non elettriche al 2035″, ha spiegato parlando di programmi “sovrapponibili” tra Forza Italia, von Der Leyen e popolari europei.
Sì al Green Deal: il Pd e la giustizia sociale e climatica
Il primo partito di opposizione, il Pd, è invece un sostenitore del Green Deal. La principale tesi della segretaria Elly Schlein è che negare il cambiamento climatico non aiuta agricoltori, imprese e lavoratori.
“Il Green Deal deve proseguire e dotarsi di un cuore rosso, come scritto nel programma dei Socialisti e democratici, con accanto a ogni obiettivo e scadenza anche investimenti comuni poderosi per accompagnare l’agricoltura, imprese e lavoratori nella conversione ecologica”, ha detto.
“Io sono assolutamente favorevole alle scelte di conversione ecologica del Green Deal europeo: la polemica credo sia figlia del provincialismo di Salvini, l’Ue sta mettendo in campo risorse significative per accompagnare la transizione delle imprese”, ha aggiunto la Schlein. In generale il Partito Democratico ha fatto campagna elettorale su giustizia sociale e climatica, conversione ecologica e la lotta ai cambiamenti climatici, ritenute “le grandi sfide del nostro tempo”. I Dem inoltre chiedono di anticipare i tempi di azzeramento delle emissioni nette per realizzare un’economia europea carbon free strategicamente autonoma.
Il Movimento 5 Stelle e un Green Deal da rafforzare
ll Movimento s Stelle punta a rafforzare il Green Deal e alla neutralità climatica al 2050. Il M5s nel suo programma chiede un maggiore e rinnovato impegno nella costruzione dell’Unione dell’Energia, accelerando verso gli obiettivi di impiego di energie rinnovabili ed efficienza energetica.
Nell’ultimo periodo, però, c’è stata una tendenza a ridimensionare e a chiedere, in merito al cambiamento climatico, un mix di misure di “mitigazione” e “adattamento”. Il M5s ha sostanzialmente sempre sostenuto il Green Deal, anche se a un certo punto il leader politico Giuseppe Conte ha chiesto più impegno nella costruzione dell’Unione dell’Energia. Secondo l’ex premier, infatti, la capacità delle energie rinnovabili esistente al 2030 va triplicata attraverso investimenti e incentivi.
Europa Verde e la difesa del Green Deal
Oltre che da M5s e Pd, il Green Deal è difeso anche da Europa Verde, che vede in esso uno strumento fondamentale per affrontare l’emergenza climatica.
Il Green Deal, che è sotto il fuoco incrociato delle forze conservatrici, va difeso e rafforzato per raggiungere la neutralità climatica e costruire un’Europa alimentata al 100% da energie rinnovabili entro il 2040. La transizione green è vista come un’occasione per ripensare il modello socio-economico, redistribuire potere e risorse.
Secondo Europa Verde le comunità energetiche sono un esempio di come sia possibile rifondare il sistema produttivo sulla base della sostenibilità ambientale e sociale.