Si dovrà attendere ancora per l’accordo sui pagamenti Pos senza commissioni. Il taglio promesso dal governo Meloni entro il 31 marzo non è arrivato. Entro quella data era stato annunciato il raggiungimento di un accordo.
Pos, retromarcia del Governo
Il confronto è partito a inizio marzo al Ministero dell’Economia con lo scopo di produrre un piano finale partendo da un taglio dei costi per i pagamenti digitali fino a 10 euro, riducendoli poi fino a 30 euro. Ma marzo è finito e l’accordo non è stato trovato, si va dunque ai tempi di recupero.
Nella Finanziaria di fine dicembre 2022 era prevista l’introduzione di un contributo straordinario pari al 50% degli utili, al netto degli oneri fiscali, a carico dei prestatori dei servizi di pagamento e dei gestori di circuiti e schemi di pagamento.
Tale contributo era destinato a scattare qualora dal giorno 1 aprile 2023 non fosse entrata in vigore la riduzione, o l’azzeramento, delle commissioni sotto la soglia dei 30 euro.
Quello attuale è il secondo intoppo che il governo Meloni si trova ad affrontare sulla materia dei pagamenti digitali, dopo i balletti sull’azzeramento delle commissioni sotto i 60 euro e la revisione delle sanzioni, poi abrogata dietro pressione dell’Unione europea.
Mentre gli italiani dimostrano sempre più di apprezzare i pagamenti digitali, a complicare l’opera di mediazione del Governo anche il fatto che nel Bel Paese le offerte dei vari gestori di Pos presentano tariffe molto variabili e con differenti voci di costo.
Sanzioni poco probabili
Al momento appare poco probabile che a partire dal mese di aprile possano scattare sanzioni sotto forma di tassazione. In sintesi: la scadenza è stata bucata, ma non dovrebbe accadere nulla. Il motivo è che tale forma di tassazione prevista non può essere materialmente messa in atto poiché non sono stati previsti sistemi automatici per individuare e tenere traccia delle centinaia di migliaia di esercizi commerciali presso i quali sono state passate le transazioni sotto la soglia dei 30 euro. Né è pensabile tenere conto di quanti milioni di transazioni del genere siano state fatte.
Prima di parlare di sanzioni occorrerà dunque mettere in piedi un sistema di monitoraggio. Al momento è ipotizzabile un contributo volontario degli operatori, che potrebbero essere invitati a fornire i dati al ministero dell’Economia o a un soggetto delegato.
Pos, continua la mediazione fra governo e operatori
Come riporta il ‘Sole24Ore’, al momento più che di un tavolo fra Ministero e operatori si dovrebbe parlare di faccia a faccia, dal momento che vengono portati avanti contatti riservati e bilaterali al fine di persuadere gli interlocutori ad accettare una linea condivisa. Ma non è facile e la mediazione continua.
La questione è complicata dal fatto che i grandi operatori internazionali che coprono anche il mercato italiano non vogliono mettere in atto nel nostro Paese condizioni che potrebbero essere considerate sbilanciate rispetto a quelle messe in atto a livello mondiale. C’è anche da trovare una quadra fra tali attori internazionali e i più piccoli operatori italiani che lavorano sul territorio nazionale.