Diventano sempre di più le destinazioni turistiche in Italia che nel 2023 chiederanno la tassa di soggiorno. Sono 23 i Comuni che hanno deciso di introdurre quest’anno l’imposta per i visitatori. Secondo il report dedicato dell’Osservatorio nazionale di Jfc, società specializzata in consulenza e marketing per il turismo, la tassa di soggiorno dovrebbe portare nelle casse delle amministrazioni locali 678 milioni di euro, dando nuova linfa a un settore ancora in ripresa dopo il periodo di paralisi imposto dalla pandemia.
Tassa di soggiorno: le stime dell’Osservatorio di Jfc
Una cifra che rispetto allo scorso anno vale una crescita del 9,5% sugli incassi della tassa applicata ai viaggiatori che soggiornano e pernottano in una struttura ricettiva del nostro Paese. Incremento ulteriore dopo l’impennata del 135,4% registrata nel 2022 in rapporto al 2021, ma viziata dal blocco totale del turismo a causa delle restrizioni (qui avevamo riportato le novità sulla tassa di soggiorno relative al 2021).
In numeri assoluti, secondo le previsioni dell’Osservatorio Jfc, gli incassi derivati dalla tassa di soggiorno nel 2023 saranno superiori sia ai 619milioni di euro riscossi l’anno scorso, sia ai 622 milioni di euro del 2019, nell’era pre-Covid.
“Nel 2023 la situazione relativa all’imposta di soggiorno continua ad evolversi” spiega Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno. “Sono infatti diversi i Comuni che istituiranno l’imposta di soggiorno nell’anno in corso per la prima volta, ma anche amministrazioni comunali che, dopo alcuni anni di sospensione, hanno deciso di riattivarla – spiega. Allo stesso tempo è davvero ampio il palmares di coloro hanno deciso di aumentare le tariffe, anche in maniera considerevole, o di ampliare il periodo di versamento dell’imposta di soggiorno da parte degli ospiti”.
“E purtroppo – aggiunge Feruzzi – si conferma anche la tendenza, da parte delle amministrazioni comunali, di un utilizzo non perfettamente conforme alla norma di tali risorse e di non chiarezza nella diffusione delle informazioni circa gli investimenti effettuati”.
Tassa di soggiorno: dove si comincerà a pagare
Come sottolineato dal responsabile dell’Osservatorio, i volumi delle entrate potrebbero anche essere maggiori, “ben 431 milioni 195 mila euro di incassi” complessivi, se vi fosse la completa regolamentazione dei 579.500 case ed appartamenti di vacanza commercializzati in Italia.
Oltre agli ambiti provinciali di Trento e Bolzano, saranno 1.011 i Comuni nei quali i turisti dovranno pagare la tassa di soggiorno nel 2023, comprese le 23 nuove mete che proprio da quest’anno hanno introdotto l’imposta, tra le quali: Bari (che da sola conta di riscuotere 2 milioni di euro), Taranto, Caserta, Tarvisio, Bagnoregio, Manduria, Bagnara Calabra, Laveno Mombello, Chiusaforte, Castiglione Fiorentino, Paola, Verghereto, Garbagnate Monastero, Ovada e altri 8 Comuni più piccoli.
A questi si aggiunge Forte dei Marmi ma solo per il periodo estivo e Civitanova Marche, che ha reintrodotto la tassa dopo due anni di sospensione.
Ma sono ancora di più i Comuni che hanno preso in esame un aumento sull’imposta di soggiorno, in certi casi anche raddoppiandola. Ad oggi si tratta di 96 amministrazioni locali, delle quali alcune hanno già stabilito i rialzi o l’estensione del periodo di applicazione, come Assisi, Cava dei Tirreni, Cortona, Desenzano del Garda, Firenze, Gubbio, Lucca, Napoli, Palermo, Riccione, Santa Margherita Ligure e Terrasini.
Tassa di soggiorno: quali Regioni guadagnano di più
Secondo l’analisi dell’Osservatorio di Jfc, prendendo in considerazione le Regioni, quella che guadagna di più dal pagamento della tassa di soggiorno è il Lazio, trascinata dagli incassi di Roma, con il 22,4% degli introiti totali, pari a 138,7 milioni di euro. Al secondo gradino del podio si piazza il Veneto con il 12,9% su base nazionale, equivalente a oltre 80 milioni (di cui 31,5 della sola Venezia), seguono Lombardia e Toscana, entrambe con una quota delll’11,7%, pari a circa 73 milioni, con Milano che incassa 48 milioni circa e Firenze 42,5.
La tassa di soggiorno non sarà però l’unica imposta che i visitatori di determinate destinazioni saranno costretti a pagare. In 26 mete italiane, infatti, è presente il contributo di sbarco, per un valore del 2022 di circa 23 milioni di euro, mentre 44 Comuni chiedono anche il ticket per i bus turistici con un incasso stimato in circa 143 milioni di euro, senza dimenticare la tassa d’imbarco sul biglietto aereo, che aumenterà a Venezia e Napoli, e forse anche a Brindisi (qui abbiamo spiegato quanto costeranno le tasse di soggiorno) in forza della stangata decisa in Manovra, come avevamo riportato qui).