Turismo, aumentano le tasse di soggiorno: quanto costeranno

Imposta di soggiorno in aumento in Italia, con un netto incremento nel 2023 rispetto agli anni passati: quanto costerà ai turisti la nuova tassa nel Bel Paese

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Il 2023 sarà l’anno della ripresa del settore del turismo? Se lo augurano gli addetti ai lavori, che dopo anni segnati dalla pandemia e dalla crisi economica conseguente allo scoppio della guerra in Ucraina sperano di vivere un nuovo boom del turismo nel Bel Paese. La speranza, poi, è di raccogliere quanti più accessi possibili conseguenti ai tanti problemi che, come vi abbiamo già raccontato, stanno riscontrando gli italiani nel caos passaporti che potrebbe far saltare tante vacanze all’estero.

In un quadro del genere, fortemente segnato dalla crisi degli anni passati, c’è chi prova ad approfittarsene incrementando in maniera drastica l’imposta di soggiorno.

Tasse di soggiorno in aumento in Italia

In una recente ricerca redatta dall’Osservatorio nazionale di Jfc, infatti, emerge che nel 2023 vi sarà un incremento del 9,5% dell’imposta di soggiorno nazionale. La tassa, richiesta per accedere a determinati territori, quest’anno porterà quindi più guadagni all’Italia, con numeri mai toccati finora.

Nello studio, pubblicato in anteprima da Ansa, si fanno i conti in tasca ai vari Comuni italiani che, nell’insieme, andranno a incassare 678 milioni di euro. Paragonati ai dati degli anni passati, si tratta di un balzo in avanti importante: nel 2021 gli incassi erano stati di 619 milioni, nel 2019 di 622.

Secondo le previsioni i turisti pagheranno l’imposta in 1.011 Comuni, oltre agli ambiti provinciali di Trento e Bolzano. Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno, ha spiegato che diversi sono i Comuni che hanno deciso di istituire quest’anno una nuova imposta di soggiorno o di riattivarla. “Si conferma anche la tendenza, da parte delle amministrazioni comunali, di un utilizzo non perfettamente conforme alla norma di tali risorse e di non chiarezza nella diffusione delle informazioni circa gli investimenti effettuati”.

“L’ospite sarà oppresso da vecchie e nuove gabelle. Oltre all’imposta di soggiorno, vi è infatti il contributo di sbarco, che ha consentito a 26 Comuni di incassare nel 2022 circa 23 milioni di euro, ma è attivo anche il ticket per i bus turistici in 44 Comuni in Italia, con un incasso stimato in circa 143 milioni di euro e pure la tassa d’imbarco sul biglietto aereo, che aumenterà a Venezia e Napoli, e forse anche a Brindisi” ha raccontato Feruzzi. Ricordiamo, infatti, che queste misure rientrano nell’insieme di limitazioni e divieti pensati per l’estate 2023.

Tasse di soggiorno, chi incassa di più

Ma dove si pagano queste tasse di soggiorno? Ci sono alcune località che hanno rinnovato e aumentato l’imposta, altri invece che hanno deciso di farla pagare per la prima volta. Tra queste c’è Bari, ma anche Taranto, Caserta, Laveno Mombello, Tarvisio, Chiusaforte, Castiglione Fiorentino, Paola, Bagnoregio, Verghereto, Garbagnate Monastero, Ovada, Manduria e Bagnara Calabra

Dopo due anni di sospensione l’imposta sarà riattivata a Civitanova Marche, mentre sarà introdotta per la prima volta anche a Forte dei Marmi per il periodo estivo. Guardando ai territori che guadagnano di più, ovviamente a conquistare il gradino più alto del podio degli incassi è il Lazio che da sola percepisce il 22,4% del totale nazionale, vale a dire 138,7 milioni di euro, soprattutto grazie a Roma.

Segue il Veneto con oltre 80 milioni, di cui 31,5 della sola Venezia dove quest’anno si pagherà il ticket d’ingresso per gli escursionisti giornalieri. Poi la Lombardia e la Toscana con entrambe una quota dell’11,7%, pari a circa 73 milioni a testa, con Milano che incassa 48 milioni circa e Firenze 42,5.