Per l’Imu sulla seconda casa gli italiani pagano in media 1.074 euro l’anno. Ma la media è un valore scarsamente indicativo della realtà nazionale: l’analisi dei dati mostra come sul fronte dell’Imposta municipale unica sulle seconde case ci sia una disparità fra cittadini che pagano quasi il doppio della media e fra chi paga oltre la metà.
Imu seconda casa: dove si paga di più
È il sindacato Uil a stilare la classifica delle città italiane in cui si paga l’Imu più alta. La lista mostra come, a sorpresa, determinati centri del Mezzogiorno registrino cifre superiori a città del Nord ben più grandi.
Di seguito la classifica delle città italiane in cui l’Imu sulle seconde case è più cara (le cifre sono riferite all’importo complessivo dell’Imu su base annua):
- Roma – 2.064 euro
- Milano – 2.040 euro
- Bologna – 2.038 euro
- Genova – 1.775 euro
- Torino 1.745 euro
- Bari – 1.702 euro
- Siena – 1.663 euro
- Foggia – 1.487 euro
- Padova – 1.471 euro
- Venezia – 1.457 euro
Imu seconda casa: dove si paga di meno
Qui sotto la classifica dei comuni in cui l’Imu è meno cara:
- Asti – 580 euro
- Gorizia – 585 euro
- Catanzaro – 659 euro
- Crotone – 672 euro
- Sondrio – 674 euro
- Cuneo – 698 euro
- Caltanissetta – 699 euro
- Belluno – 707 euro
- Messina – 709 euro
- Ascoli Piceno – 720 euro
Prima casa di lusso: chi paga più Imu
Ma la classifica Uil mostra anche i costi annuali per un’abitazione principale considerata di lusso. A sorpresa per una casa di lusso a Grosseto si paga mediamente un’Imu annua più alta rispetto a un’abitazione con caratteristiche simili a Venezia o a Milano.
- Roma – 6.419 euro
- Grosseto – 6.402 euro
- Milano – 6.244 euro
- Venezia – 6.037 euro
- Bologna – 5.214 euro
- Padova – 5.139 euro
- Rimini – 5.133 euro
- Verona – 5.132 euro
- Siena – 4.737 euro
- Massa – 4.502 euro
Su fronte delle seconde pertinenze attinenti alla stessa categoria catastale, sul podio delle città più care troviamo Roma (con una media di 110 euro annui), Milano (99 euro annui) e Bologna (96 euro annui).
E sono 17 le città dello Stivale in cui è ancora in vigore l’ex addizionale della Tasi, con aliquote superiori alla soglia massima dell’Imu (10,6 per mille):
- l’aliquota è all’11,4 per mille a Roma, Milano, Ascoli Piceno, Brescia, Brindisi, Matera, Modena, Potenza, Rieti, Savona e Verona;
- l’aliquota è al 10,9 per mille a Terni e Siena;
- l’aliquota è all’11,2 per mille a Lecce, Massa e Venezia;
- l’aliquota è all’11 per mille ad Agrigento;
- altri 75 capoluoghi di provincia, sempre sulle seconde case, applicano l’aliquota del 10,6 per mille;
- altri 10 comuni hanno un’aliquota sotto la soglia massima.
Per approfondire si rimanda al Rapporto IMU 2023 (primo semestre) elaborato dal Servizio UIL Lavoro, Coesione e Territorio del sindacato Uil.
Il governo Meloni ha recentemente rimodulato l’imposta sugli immobili con la legge di Bilancio. Stabilito dunque chi debba pagare l’acconto Imu entro il 16 giugno 2023 e chi no.
“Per noi, la riforma del catasto – chiarisce la segretaria nazionale Uil Ivana Veronese – si rende necessaria per riportare equità nella tassazione sul mattone, annunciata più volte nel corso degli ultimi anni e mai attuata. Riforma che deve prendere vita prestando, però, molta attenzione: questo cambiamento non dovrà significare maggiori prelievi, ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo fiscale sugli immobili. Le modifiche dell’Imu – conclude Veronese – dovrebbero essere riviste organicamente riaprendo il cantiere del federalismo fiscale, riforma prevista, tra l’altro, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per riportare maggiore equità nei tributi locali”.
L’Imu è fra le voci che gravano di più sul bilancio familiare e nell’ultimo anno il suo peso è stato ritoccato al rialzo.