Il decreto Salva casa, approvato dal Consiglio dei ministri del 24 maggio, ha apportato diverse modifiche che riguardano ambiti vari del mondo dell’edilizia. Il più importante è però l’intervento compiuto sulle normative che riguardano le piccole irregolarità e le tolleranze esecutive di cantiere.
Con il nuovo decreto il governo ha risolto alcuni problemi legati ad edifici costruiti prima del 1977, anno in cui le leggi sulla comunicazione dell’entità dei lavori edili allo Stato sono cambiate. Inoltre sono state allargate le percentuali di tolleranza per le differenze tra quanto dichiarato nei piani precedenti alla realizzazione degli edifici e quanto poi effettivamente costruito in cantiere.
Le norme sui vecchi edifici: la sanatoria pre 1977
La parte fondamentale del decreto Salva casa riguarda gli edifici costruiti prima del 1977. In quell’anno infatti fu approvata una legge che stabilisce i principi, validi seppur con alcune modifiche ancora oggi, che regolano le comunicazioni tra il costruttore di una casa e lo Stato. Prima di allora, non era possibile apportare modifiche al progetto in corso d’opera. Al contempo però non era necessario presentare planimetrie complete degli edifici, ma solamente un piano tipo, che permetteva di modificare alcuni elementi.
Quelle che erano modifiche accettate quindi sono diventate, dopo il 1977, discrepanze tra il progetto iniziale e la realizzazione che, a causa della normativa vigente in quegli anni, non potevano essere adattate in corso d’opera. Quando il proprietario di una di queste case deve venderla o affittarla, spesso si ritrova a dover fare i conti con veti da parte degli uffici comunali che vedono le discrepanze come irregolari e bloccano la pratica.
Nel decreto Salva casa, fortemente voluto dal ministro Salvini, viene inserita una norma che, tramite la presentazione della Scia e il pagamento di una sanzione pecuniaria permette di sbloccare queste pratiche, sanando di fatto le variazioni in corso d’opera che sono in parziale difformità con i titoli abilitativi rilasciati prima del 1977. Questo dovrebbe anche aiutare il mercato immobiliare, in crisi a causa dell’aumento dei tassi di interesse degli ultimi anni.
Le nuove tolleranze esecutive di cantiere
Altra modifica significativa sempre relativa alle differenze tra quanto il progetto di una casa o di una ristrutturazione ha previsto e quello che viene effettivamente costruito in cantiere è quella alle tolleranze esecutive. Si tratta degli scostamenti tra quello che viene autorizzato e quello che poi risulta alla fine dei lavori. Prima dell’approvazione della bozza del decreto, queste modifiche erano limitate al 2%, ora però cambieranno sensibilmente in base anche alle dimensioni dell’edificio in questione.
Le nuove tolleranze esecutive di cantiere saranno
- Del 2% per una superficie superiore a 500 metri quadri;
- Del 3% per una superficie tra i 300 e 500 metri quadri;
- Del 4% per una superficie tra i 100 e 300 metri quadri;
- Infine, del 5% sotto i 100 metri quadri.
In questo modo il decreto si assicura che i lavori su case molto grandi non finiscano per potersi permettere tolleranze che, a livelli assoluti, risulterebbero molto più estese che quelle di un semplice appartamento da 100 metri quadri. Anche in questo caso l’obiettivo è sempre quello di immettere un gran numero di case sul mercato sbloccando provvedimenti che le tengono ferme per via di piccole discrepanze con il progetto approvato.