L’Agenzia delle Entrate avrà tre anni in più per verificare i crediti scaturiti dal superbonus

L'Agenzia delle Entrate ha tre anni in più per verificare la sussistenza dei crediti che emergono dal superbonus e dai bonus edilizi

Pubblicato: 19 Maggio 2024 06:00

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

L’Agenzia delle Entrate ha più tempo per effettuare i controlli sui potenziali utilizzi indebiti dei crediti connessi al superbonus e agli altri bonus edilizi. A seguito dell’approvazione del decreto legislativo in materia di accertamento tributario e di concordato preventivo, il termine è sostanzialmente passato da cinque ad otto anni. Il legislatore ha inserito questa misura in quello che è diventato il settimo provvedimento di attuazione della legge delega di riforma del sistema fiscale e tributario italiano.

L’obiettivo di questa misura, in estrema sintesi, è quello di andare a contrastare l’indebito utilizzo dei crediti maturati con il superbonus e gli altri bonus edilizi. Ma soprattutto contrastare le frodi che possono nascere proprio da questo tipo di operazioni. Stando ad una fotografia scattata nel corso del mese di agosto 2023 dalla Guardia di Finanza, ammontano a qualcosa come 7,2 miliardi di euro gli atti illeciti bloccati a seguito dei controlli effettuati proprio dalle Fiamme Gialle.

Superbonus: controlli sui crediti per otto anni

A seguito dell’approvazione del nuovo decreto legislativo in materia di accertamento tributario e di concordato preventivo biennale, l’Agenzia delle Entrate avrà più tempo per effettuare i controlli e le normali attività di accertamento sui crediti connessi con il superbonus e i bonus edilizi. La misura riguarda direttamente quelli che sono stati utilizzati indebitamente, che spesso derivano da delle vere e proprie frodi.

A spiegare alcuni dettagli relativi alla nuova misura – che come abbiamo anticipato in precedenza è stata inserita all’interno del settimo decreto attuativo della riforma fiscale – è stato Maurizio Leo, viceministro all’Economia e alle Finanze. Nel corso della conferenza stampa che si era tenuta lo scorso 25 gennaio 2024 ha chiarito quanto segue:

L’altro atto con il quale l’Amministrazione può far valere la sua pretesa è il cosiddetto atto di recupero. Era importante codificare questo istituto perché, soprattutto negli ultimi tempi, noi abbiamo assistito a tante operazioni poco trasparenti. Pensate a tutto quello che è accaduto sul versante del superbonus, ci sono state tante di quelle irregolarità per cui i crediti d’imposta utilizzati, ancorché si trattasse di crediti inesistenti, sia previsto in aggiunta a tutta la procedura che ho illustrato per quanto riguarda l’accertamento un ampliamento dei termini di controllo.

Maurizio Leo si è poi soffermato nello spiegare quali siano i nuovi tempi che l’Agenzia delle Entrate ha a disposizione per effettuare i dovuti controlli:

Quindi dai cinque anni canonici per l’atto di accertamento si è arrivati a 8 anni, proprio per recuperare quelle patologie che oggi abbiamo riscontrato soprattutto nell’utilizzo indebito dei crediti d’imposta.

Questo significa, in estrema sintesi, che l’Agenzia delle Entrate avrà a disposizione tre anni in più per effettuare i controlli. Almeno rispetto ai termini che erano in vigore in precedenza. Altri tre anni nei quali avrà la possibilità di procedere con le operazioni necessarie per recuperare le somme.

Un modo per contrastare le frodi sui bonus edilizi

Grazie alla nuova misura l’AdE ha sostanzialmente più tempo per poter contrastare le frodi. Anche perché alla fine del mese di agosto 2023 le irregolarità relative ai bonus edilizi e al superbonus ammontano a qualcosa come 12 miliardi di euro. A rendere noti questi dati era stata direttamente Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei Ministri.

La Guardia di Finanza ha provveduto a bloccare frodi per un ammontare pari a 7,2 miliardi di euro: valore in crescita rispetto a quello che era stato registrato nel corso del mese di marzo 2023. E che, soprattutto, risulta essere in continuo aumento.

Rispetto al passato, comunque vada, era stata registrata una diversa incidenza delle varie agevolazioni. Ad pesare per il 5% nell’importo complessivo delle frodi era proprio il superbonus. Ma la fetta più importante delle operazioni irregolari si riferiva al bonus facciate, che ha costituito il 50% circa dei casi contestati ufficialmente. Una fetta consistente delle frodi, invece, ha coinvolto l’ecobonus ordinario: il 23%.

Giuseppe Zafarana, l’allora Comandante generale della Guardia di Finanza, aveva chiarito che le frodi maggiormente accertate erano di tre tipologie:

  • assenza di lavori edilizi;
  • interventi su immobili che non risultavano essere riconducibili ai beneficiari delle detrazioni;
  • una serie di cessioni a catena dei crediti, che hanno coinvolto molti prestanome o imprese.

Nella maggior parte dei casi – che corrispondono al 98% della totalità dei sequestri – è relativa ad attività precedenti al mese di novembre 2021, quando è stato adottato il Decreto Anti Frodi.

Sequestro dei crediti: non vale la buona fede

Proprio sul sequestro dei crediti relativi al superbonus, la Corte di Cassazione ha fatto il punto della situazione con la sentenza n. 3108/2024. I giudici della Suprema Corte hanno ribadito il fatto che la buona fede dell’acquirente non serve ad evitare il sequestro, perché deve essere impedita la circolazione dei crediti scaturiti direttamente da un’operazione fraudolenta.

Per effettuare un sequestro impeditivo – secondo la Corte di Cassazione – risulta essere sufficiente un collegamento indiretto tra il crimine commesso ed il credito. Successivamente i giudici hanno sottolineato che la cessione del credito non estingue il diritto alla detrazione. Ma soprattutto l’acquisto dello stesso credito non determina la nascita in un nuovo diritto. Questo significa, in altre parole, che anche quando un credito è stato acquistato in buona fede può essere sequestrato.

Il caso preso in esame dalla Corte di Cassazione ha preso il via da un’accusa di truffa legata al superbonus. Nello specifico alcuni soggetti non avevano in realtà effettuato i lavori per i quali avevano ottenuto l’agevolazione. Erano state emesse alcune false asseverazioni e delle fatturazioni con sconto in fattura: in questo modo era stata monetizzando successivamente la cessione del credito.

In sintesi

L’Agenzia delle Entrate ha più tempo per effettuare i controlli sui crediti maturati grazie al superbonus e ai vari bonus edilizi. Si passa, sostanzialmente da cinque ad otto anni.

Attraverso questa misura l’intenzione è quella di contrastare al massimo le frodi che possono maturare proprio a seguito degli interventi edilizi e bloccare l’utilizzo di crediti che non spettano.