Adempimento collaborativo, come funziona e in cosa consiste il nuovo strumento operativo

L'adempimento collaborativo costituisce un importante strumento per ridurre le conseguenze dei rischi fiscali. Le regole per accedervi

Foto di Pierpaolo Molinengo

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

L’adempimento collaborativo annunciato da Maurizio Leo nel corso della sua intervista rilasciata al Messaggero è operativo. Il nuovo regime, anche conosciuto come cooperative compliance, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 2 del 3 gennaio 2024 ed è in vigore dallo scorso 18 gennaio 2024.

Ma in cosa consiste, in estrema sintesi, il cosiddetto adempimento collaborativo. Previsto dal Dlgs n. 221/2023 prevede alcuni importanti vantaggi per le imprese e per l’Agenzia delle Entrate. L’istituto ha preso il via ufficiale nel 2013 grazie a un progetto pilota, e successivamente è stato definito attraverso il Dlgs n. 128/2015. L’obiettivo principale di questo particolare istituto è quello di riuscire a costruire un vero e proprio rapporto di fiducia tra l’Agenzia delle Entrate e i contribuenti. Attraverso l’adempimento collaborativo si cercherà di prevenire le situazioni di rischio fiscale, grazie ad una vera e propria interlocuzione tra le due parti coinvolte.

Adempimento collaborativo: in cosa consiste

A fornire le indicazioni precise e dettagliate su come funzioni l’adempimento collaborativo è l’articolo 17 della Legge n. 111 del 9 agosto 2023. Attraverso questo istituto il legislatore si è posto un obiettivo ben preciso: quello di instaurare un rapporto di fiducia tra il contribuente e l’amministrazione tributaria. L’intento di fondo è quello di riuscire ad aumentare il livello di certezza relativa alle questioni fiscali rilevanti.

Quanto abbiamo appena descritto viene centrato attraverso un dialogo costante e preventivo con il contribuente, che si andrà a basare sugli elementi di fatto. Tra questi vi rientra anche l’anticipazione del controllo, il cui scopo fondamentale è quello di valutare, di comune accordo, l’eventuale presenza di situazioni che potrebbero essere suscettibili di innescare alcuni controlli fiscali.

L’adempimento collaborativo prevede che il contribuente aderisca volontariamente: lo può fare nel momento in cui è in possesso di determinati requisiti soggettivi ed oggettivi, che andremo ad analizzare di seguito.

Le soglie per potervi accedere

A determinare in maniera precisa in quale modo funzioni l’adempimento collaborativo è l’articolo 1 del Dlgs n. 221/2023 e l’articolo 7 del Decreto Legislativo n. 128 del 5 agosto 2015. Lo strumento risulta essere riservato ai contribuenti che abbiano conseguito i seguenti volumi d’affari o di ricavi:

  • non inferiore a 750 milioni di euro a decorrere dal 2024;
  • non inferiore a 500 milioni di euro a decorrere dal 2026;
  • non inferiore a 100 milioni di euro a decorrere dal 2028.

I parametri dimensionali previsti sono stati valutati prendendo come parametro di riferimento il valore più elevato tra i ricavi indicati, corretti secondo i principi contabili. Viene preso come riferimento il bilancio relativo all’esercizio precedente rispetto a quello nel quale è stata presentata la domanda e rispetto ai due esercizi precedenti. Altro parametro preso in considerazione è quello relativo al volume di affari che è stato indicato all’interno della dichiarazione che viene presentata dal contribuente sull’IVA (imposta sul valore aggiunto), che si riferisce all’anno solare precedente e ai due anteriori.

Come funziona l’adempimento collaborativo

Le società che hanno deciso di accedere all’adempimento collaborativo, hanno la possibilità di instaurare un dialogo costruttivo con l’Agenzia delle Entrate. La riforma prevista dal governo Meloni prevede un ulteriore passo avanti: l’obiettivo è quello di rendere il regime accessibile ad una platea più ampia di contribuenti. Ma soprattutto di assicurare dei tempi di risposta leggermente più rapidi e delle forme di dialogo più veloci.

Tra le novità previste c’è, in estrema sintesi, un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del sistema fiscale. A dare le opportune indicazioni in questo senso è l’articolo 4 del Dlgs n. 128/2015 (denominato: Tax Control Framework). Il rischio fiscale, in estrema sintesi, deve essere certificato da parte di determinati professionisti che siano in possesso di una specifica professionalità. Questi soggetti, tra l’altro, devono essere iscritti a uno dei seguenti albi:

  • avvocati;
  • dottori commercialisti;
  • esperti contabili.

A fornire le opportune indicazioni su questo specifico tema sarà un provvedimento redatto appositamente dall’Agenzia delle Entrate. I suddetti professionisti hanno la possibilità di avvalersi – per rilasciare le opportune certificazioni – dei consulenti del lavoro per quanto riguarda le materie di loro competenza. Proprio grazie a questa certificazione, l’Agenzia delle Entrate avrà la possibilità di effettuare un controllo più facile dello stesso Tcf.

Adempimento collaborativo: arriva il contraddittorio

I contribuenti che dovessero aderire al regime di adempimento collaborativo hanno la possibilità di accedere ad un contraddittorio. I diretti interessati potranno aderire a questo strumento prima della notifica della risposta sfavorevole a un interpello. O prima che l’amministrazione tributaria invii eventuali contestazioni. Attraverso il contraddittorio è possibile illustrare la propria posizione.

Il rischio fiscale

Nel caso in cui il contribuente dovesse adottare una condotta riconducibile a un rischio fiscale non significativo, benché rientri nella mappa dei rischi, andrà incontro a delle sanzioni dimezzate e che, ad ogni modo, non posso superare il minimo edittale.

La riforma introduce una novità molto importante: non risultano essere punibili le eventuali dichiarazioni infedeli, che dipendono da rischi di natura fiscale relativi a dei rischi che siano stati comunicati in maniera tempestiva direttamente all’Agenzia delle Entrate con un interpello. Questa comunicazione deve essere effettuata prima della presentazione delle dichiarazioni o prima del decorso delle relative scadenze fiscali.

Adempimento collaborativo: come aderire

Per poter aderire all’adempimento collaborativo è necessario presentare un’istanza telematicamente. Per farlo è necessario utilizzare il modello presente direttamente sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate. Il contribuente deve verificare la sussistenza dei requisiti per accedere all’adempimento collaborativo. Spetterà poi all’Ade l’onere di comunicare ai contribuenti l’ammissione entro 120 giorni.

In sintesi

Grazie all’adempimento collaborativo le aziende possono dialogare direttamente con l’Agenzia delle Entrate ed evitare che si possano venire a generare situazioni riconducibili al rischio fiscale.

Attraverso questo strumento, le aziende con ricavi o volume d’affari più elevato hanno la possibilità di tutelarsi e prevenire, sostanzialmente, delle situazioni pericolose fiscalmente parlando, che potrebbero portare a delle sanzioni pesanti.