La pressione fiscale in Italia torna a crescere, raggiungendo il 42,6% del Pil nel 2024, il livello più alto dal 2021. A dirlo sono i dati dell’Istat, contenuti nel rapporto Pil e indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche, che mostrano come l’aumento delle entrate fiscali e contributive (+5,7%) abbia superato la crescita del Pil (+2,9%).
L’incremento delle tasse e dei contributi è stato determinato da un aumento di Irpef, Ires, Iva e contributi sociali. Questo significa che famiglie e imprese si trovano a pagare di più, mentre il gettito fiscale aiuta lo Stato a ridurre il deficit pubblico. Ma a che prezzo?
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Perché le tasse pesano di più?
Secondo i dati Istat, la pressione fiscale, cioè il rapporto tra imposte dirette, indirette e contributi sociali rispetto al Pil, è salita al 42,6% nel 2024, rispetto al 41,4% del 2023 e al 41,7% del 2022.
Il motivo principale dell’aumento è la crescita delle entrate fiscali e contributive (+5,7%), oltre al recupero dell’evasione fiscale:
- imposte dirette (come Irpef e Ires) +6,6%;
- imposte indirette (come Iva, Irap e accise) +6,1%;
- contributi sociali +4,3%.
Insomma, lo Stato ha incassato di più, ma chi paga il conto sono i contribuenti, che vedono erodere il proprio reddito disponibile e il potere d’acquisto.
Quanto è aumentata la pressione fiscale negli ultimi anni?
Dall’analisi dei dati emerge una crescita progressiva delle tasse negli ultimi anni:
- nel 2021 al 42,3%;
- nel 2022 al 41,7%;
- nel 2023 al 41,4%;
- nel 2024 al 42,6%.
Si tratta del livello più alto dal 2021, un dato che ci conferma come il peso fiscale in Italia resti tra i più elevati d’Europa. Rispetto al 2000, quando la pressione ha toccato il dato minimo al 40%, il 2024 si attesta quindi tra i dati più alti, senza però superare il picco di pressione del 43,4% raggiunto nel 2005.
Non solo pressione: cresce il Pil e cala l’indebitamento
Oltre all’aumento della pressione fiscale, il rapporto Istat ci fornisce un quadro più ampio dell’andamento economico dell’Italia nel 2024.
Tra i dati emergono:
- la crescita del Pil;
- il miglioramento del saldo delle amministrazioni pubbliche;
- l’andamento dei settori.
Nello specifico, nel 2024 il Prodotto interno lordo ha raggiunto i 2.192 miliardi di euro, segnando un incremento del 2,9% in termini nominali e dello 0,7% in volume. Si parla di crescita sì, ma a ritmi lenti.
Un altro dato positivo riguarda l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, che nel 2024 è sceso al -3,4% del Pil, migliorando sensibilmente rispetto al -7,2% del 2023. Così, si legge
il saldo primario (indebitamento netto meno spesa per interessi) è tornato positivo, attestandosi al +0,4% del Pil, dopo essere stato negativo nel 2023 (-3,6%).
Per quanto riguarda le aziende più virtuose e i settori in crescita, alcuni hanno mostrato una resa migliore, tra questi:
- agricoltura, silvicoltura e pesca, +2,0%;
- costruzioni, +1,2%;
- servizi, +0,6%;
- industria in senso stretto, -0,1% (unico settore in lieve contrazione).