Tasse in aumento, pressione fiscale ai massimi dal 2021: è al 42,6% del Pil

Crescono Irpef, Iva e contributi sociali, così la pressione fiscale in Italia sale al 42,6% del Pil. L'ultimo rapporto Istat conferma un aumento delle tasse nel 2024

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 3 Marzo 2025 13:05

La pressione fiscale in Italia torna a crescere, raggiungendo il 42,6% del Pil nel 2024, il livello più alto dal 2021. A dirlo sono i dati dell’Istat, contenuti nel rapporto Pil e indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche, che mostrano come l’aumento delle entrate fiscali e contributive (+5,7%) abbia superato la crescita del Pil (+2,9%).

L’incremento delle tasse e dei contributi è stato determinato da un aumento di Irpef, Ires, Iva e contributi sociali. Questo significa che famiglie e imprese si trovano a pagare di più, mentre il gettito fiscale aiuta lo Stato a ridurre il deficit pubblico. Ma a che prezzo?

Perché le tasse pesano di più?

Secondo i dati Istat, la pressione fiscale, cioè il rapporto tra imposte dirette, indirette e contributi sociali rispetto al Pil, è salita al 42,6% nel 2024, rispetto al 41,4% del 2023 e al 41,7% del 2022.

Il motivo principale dell’aumento è la crescita delle entrate fiscali e contributive (+5,7%), oltre al recupero dell’evasione fiscale:

  • imposte dirette (come Irpef e Ires) +6,6%;
  • imposte indirette (come Iva, Irap e accise) +6,1%;
  • contributi sociali +4,3%.

Insomma, lo Stato ha incassato di più, ma chi paga il conto sono i contribuenti, che vedono erodere il proprio reddito disponibile e il potere d’acquisto.

Quanto è aumentata la pressione fiscale negli ultimi anni?

Dall’analisi dei dati emerge una crescita progressiva delle tasse negli ultimi anni:

  • nel 2021 al 42,3%;
  • nel 2022 al 41,7%;
  • nel 2023 al 41,4%;
  • nel 2024 al 42,6%.

Si tratta del livello più alto dal 2021, un dato che ci conferma come il peso fiscale in Italia resti tra i più elevati d’Europa. Rispetto al 2000, quando la pressione ha toccato il dato minimo al 40%, il 2024 si attesta quindi tra i dati più alti, senza però superare il picco di pressione del 43,4% raggiunto nel 2005.

Non solo pressione: cresce il Pil e cala l’indebitamento

Oltre all’aumento della pressione fiscale, il rapporto Istat ci fornisce un quadro più ampio dell’andamento economico dell’Italia nel 2024.

Tra i dati emergono:

  • la crescita del Pil;
  • il miglioramento del saldo delle amministrazioni pubbliche;
  • l’andamento dei settori.

Nello specifico, nel 2024 il Prodotto interno lordo ha raggiunto i 2.192 miliardi di euro, segnando un incremento del 2,9% in termini nominali e dello 0,7% in volume. Si parla di crescita sì, ma a ritmi lenti.

Un altro dato positivo riguarda l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, che nel 2024 è sceso al -3,4% del Pil, migliorando sensibilmente rispetto al -7,2% del 2023. Così, si legge

il saldo primario (indebitamento netto meno spesa per interessi) è tornato positivo, attestandosi al +0,4% del Pil, dopo essere stato negativo nel 2023 (-3,6%)​.

Per quanto riguarda le aziende più virtuose e i settori in crescita, alcuni hanno mostrato una resa migliore, tra questi:

  • agricoltura, silvicoltura e pesca, +2,0%;
  • costruzioni, +1,2%;
  • servizi, +0,6%;
  • industria in senso stretto, -0,1% (unico settore in lieve contrazione).