Codice raccomandata 689: cosa significa?

Codice 689 sull’avviso? Resta in giacenza 10 giorni, poi la legge la considera notificata, dietro ci sono spesso cartelle esattoriali o avvisi INPS.

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Giorgia Dumitrascu

Avvocato civilista

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Un avviso con codice 689 non annuncia una raccomandata qualsiasi, spesso dietro c’è un debito verso lo Stato, che sia una cartella esattoriale, un avviso Inps o una multa non pagata. Il codice non svela con certezza il contenuto della raccomandata; si tratta di una classificazione interna usata da Poste Italiane per gestire la logistica degli invii. Tuttavia, la prassi mostra che il codice 689 viene spesso associato a sanzioni amministrative o a comunicazioni di natura tributaria.

La peculiarità del codice 689 è che può veicolare atti molto diversi tra loro per effetti giuridici, da semplici solleciti fino a provvedimenti immediatamente esecutivi, come:

  • cartelle di pagamento relative a imposte non versate;
  • avvisi di pagamento di tributi locali (IMU, TARI, bollo auto);
  • solleciti o comunicazioni connesse a sanzioni amministrative non pagate (ad esempio, multe stradali già trasmesse a ruolo);
  • avvisi di addebito emessi dall’INPS per contributi previdenziali o somme dovute.
  • ordinanze- ingiunzioni e provvedimenti sanzionatori notificati dalle Prefetture ai sensi della l. n. 689/1981.

La funzione del codice, quindi, non è “avvisare” il destinatario sul tipo di atto, ma garantire a Poste un sistema di tracciamento standardizzato.

Dal punto di vista normativo, gli atti recapitati con codice 689 si collegano alla disciplina delle notifiche fiscali contenuta nell’art. 26 del DPR n. 602/1973 e nell’art. 60 del DPR n. 600/1973, oltre che, per le multe stradali, agli artt. 200 e 201 del Codice della strada.

Quanto resta in giacenza una raccomandata 689?

Tipo di atto contenuto

Termine di giacenza

Riferimento normativo

Effetti giuridici

Cartella di pagamento / Avviso di accertamento (Agenzia Entrate-Riscossione)

10 giorni (compiuta giacenza, anche se la busta resta fisicamente 30 giorni in ufficio postale)

art. 26 DPR 602/1973; art. 60 DPR 600/1973; art. 8 l. 890/1982

La notifica si perfeziona decorsi 10 giorni dal deposito; da questo momento decorrono i 60 giorni per il ricorso.

Avviso di addebito INPS

10 giorni (compiuta giacenza, con giacenza fisica di 30 giorni)

art. 30 D.l. 78/2010 conv. l. 122/2010; art. 24, co. 5, D.lgs. 46/1999; art. 8 l. 890/1982

L’atto ha efficacia di titolo esecutivo. L’opposizione va proposta davanti al giudice del lavoro entro 40 giorni dalla notifica.

Comunicazioni amministrative (Comuni, Prefetture, altri enti: verbali, ordinanze, sanzioni)

10 giorni (compiuta giacenza, con ritiro possibile entro 30 giorni)

l. 689/1981; art. 201 e 204-bis Codice della strada; art. 8 l. 890/1982

Dal 10° giorno la notifica si considera perfezionata; da qui decorrono i termini di ricorso: 30 giorni al giudice di pace o 60 giorni se il destinatario risiede all’estero.

La notifica vale dal giorno in cui viene spedita o da quando la ricevo?

La data di perfezionamento della notifica non è unica:

  • per il notificante (ad esempio l’Agenzia delle Entrate-Riscossione o l’INPS), la notifica si considera eseguita al momento della consegna del plico alle Poste, in applicazione del principio di spedizione. In questo modo l’ente risulta tempestivo anche se la raccomandata arriva al destinatario dopo giorni.
  • per il destinatario, invece, la notifica si perfeziona solo con la ricezione effettiva o con l’evento che la legge equipara (ad esempio la compiuta giacenza).

I giudici di Piazza Cavour hanno sancito in via definitiva questo “doppio binario”, la stessa raccomandata produce effetti in due momenti diversi, uno per chi la invia e uno per chi la riceve (Cass. SSUU. sent. n. 13452/2017).

Pertanto, in concreto, se l’Agenzia delle Entrate spedisce il 1° giugno e la raccomandata va in giacenza il 3 giugno, per l’ente la notifica è tempestiva dal 1°, mentre per il contribuente i termini decorrono dal 13 giugno (decimo giorno di giacenza).

Cosa succede se non la ritiro?

Ignorare una raccomandata con codice 689 non è mai una buona idea. Infatti,

La legge prevede che anche senza ritiro l’atto possa considerarsi validamente notificato.”

Ciò significa che, una volta trascorsi i 10 giorni di giacenza, la notifica è perfezionata per il destinatario e iniziano a decorrere i termini per impugnare.

La mancata conoscenza materiale dell’atto non paralizza i suoi effetti giuridici.”

Una cartella di pagamento diventa definitiva, una multa iscritta a ruolo non può più essere impugnata, un avviso di addebito INPS si trasforma in titolo esecutivo. L’unica eccezione è costituita da impedimenti oggettivi gravi e documentati, come un ricovero ospedaliero o una prolungata assenza per motivi indipendenti dalla volontà, in questi casi, è possibile chiedere la rimessione in termini o valutare altri rimedi processuali.

Posso fare ricorso avverso una raccomandata 689?

Sì, ma le modalità e i termini dell’impugnazione dipendono dal contenuto effettivo della raccomandata. Se la raccomandata contiene una cartella di pagamento o un altro atto della riscossione, il destinatario può proporre ricorso dinanzi alla Corte di giustizia tributaria entro 60 giorni dalla notifica, ai sensi del D. lgs. n. 546/1992. Il mancato rispetto del termine comporta la definitività del debito e la possibilità per l’agente della riscossione di avviare le procedure esecutive (pignoramenti, fermi, ipoteche).

Diverso è il caso dell’avviso di addebito INPS, che ha natura di titolo esecutivo. In questa ipotesi il ricorso si propone davanti al giudice ordinario in funzione di giudice del lavoro, entro il termine di 40 giorni, come previsto dall’art. 24 del D. l. n. 78/2010. Anche qui la decorrenza parte dalla data di notifica, che può coincidere con il decimo giorno di giacenza.

Invece, quando la raccomandata contiene un’ordinanza-ingiunzione emessa dalla Prefettura o da altro ente amministrativo, il ricorso si propone davanti al giudice ordinario ai sensi della l. n. 689/1981. I termini variano: di regola 30 giorni dalla notifica, che diventano 60 se il ricorrente risiede all’estero.

È importante distinguere i casi perché i rimedi non sono intercambiabili, un ricorso proposto al giudice sbagliato rischia di essere dichiarato inammissibile. Inoltre, trascorsi i termini, l’atto diventa definitivo e non più impugnabile, salvo vizi radicali come l’inesistenza della notifica.

Quali sono i costi del ricorso?

Il ricorso non è gratuito. Per le cartelle di pagamento e gli atti tributari occorre versare il contributo unificato, che varia in base al valore della controversia, ad esempio: 30 euro fino a 2.582 euro; 60 euro fino a 5.000; 120 euro fino a 25.000). A ciò si aggiungono i costi di notifica e, se ci si rivolge a un professionista, l’onorario professionale dell’avvocato.

Per i ricorsi avverso avvisi di addebito INPS o ordinanze-ingiunzione, il contributo unificato segue le regole generali del processo civile e può partire da 43 euro per le cause di valore ridotto. È bene considerare anche le spese eventuali in caso di soccombenza, poiché il giudice può condannare la parte che perde a rimborsare le spese processuali sostenute dall’altra parte.

I consigli dell’Avvocata

Per ridurre il rischio di sorprese è utile adottare delle accortezze preventive. In primo luogo, controllare periodicamente l’estratto conto debitorio dell’Agenzia Entrate-Riscossione consente di verificare se vi siano cartelle già emesse. Allo stesso modo, consultare il cassetto previdenziale INPS permette di intercettare gli avvisi di addebito nella loro forma digitale, prima che diventino cartacei. Inoltre, è opportuno segnare in agenda le principali scadenze tributarie locali, come IMU, TARI e bollo auto, che le cause più frequenti dietro questo tipo di invii. Infine, attivare un domicilio digitale tramite SPID o PEC, o nominare un domiciliatario, assicura di ricevere le comunicazioni ufficiali, evitando che si perfezioni una notifica per compiuta giacenza senza che il destinatario ne abbia avuto conoscenza effettiva.