Posso citare il vicino che mi ha allagato casa? Vale la pena fare causa al datore di lavoro per un mese di stipendio non pagato? E se perdo, chi paga le spese?
Quando si valuta se fare causa, spesso siamo spinti dalla rabbia. Tuttavia, una causa può trasformarsi in un boomerang economico, tra contributo unificato, compensi, spese di CTU e rischio di condanna. Ci sono azioni che sembrano giuste ma sono giuridicamente deboli: chiedere il risarcimento per un danno senza prove o per un vizio ormai prescritto; impugnare un licenziamento senza elementi concreti di discriminazione; fare opposizione a una multa o a un pignoramento solo “per tentare”. In casi così, non è solo la causa a essere persa, può esserlo anche la fiducia nel proprio legale.
Indice
Il legale deve spiegarmi se la causa è solo un azzardo?
Un avvocato esperto non promette mai la vittoria, ma mette il cliente nella condizione di saper scegliere. È questo il senso del dovere di informazione nei confronti del cliente previsto dall’art. 27 del Codice Deontologico Forense, l’avvocato deve spiegare quali sono i rischi, le possibilità di successo, i costi e le alternative al giudizio.
Non è un favore, è un obbligo professionale.
L’ art. 13, co. 5, l. n. 247/2012, come modificato dalla l. n. 124/2017 prevede che:
“L’avvocato di fornire un preventivo scritto o digitale, indicare la durata prevedibile del procedimento, i compensi complessivi e persino gli estremi della polizza assicurativa per responsabilità civile.”
Inoltre, dal 2017 c’è l’obbligo di consegna del preventivo scritto, con la previsione distinta di oneri, spese e compenso. Quindi, non basta quindi dire “vedremo come va”, il cliente deve sapere se la causa è fondata o se è solo un costoso azzardo.
Il dovere di trasparenza sorge prima della firma dell’incarico. Alla prima consulenza l’avvocato deve prospettare i pro e i contro dell’azione, anche suggerendo alternative come la mediazione (D.lgs. 28/2010) o la negoziazione assistita (l. n. 162/2014), che possono evitare anni di processi e spese inutili. Tale obbligo informativo si collega al principio dell’obbligo di mezzi (art. 1176 c.c.; art. 2236 c.c.), cardine della responsabilità professionale:
“Il legale deve impiegare tutte le competenze e la diligenza richieste, ma non può garantire l’esito. Tutela, senza la promessa di vincere.”
Causa persa per colpa dell’avvocato: posso chiedere il risarcimento?
Perdere una causa non significa di per sé che l’avvocato sia responsabile.
La responsabilità civile del legale scatta se il cliente dimostra che non è stato correttamente informato e che per quella mancanza, hai subito un danno. È un principio supportato dalla giurisprudenza di Cassazione (ex multis Cass. sent. n. 9695/2016, n. 17392/2018, n. 108/2020) e si fonda sull’art. 1218 c.c., che regola l’inadempimento contrattuale.
“L’avvocato risponde se ha violato il dovere di informare il cliente sui rischi e sulle conseguenze della scelta processuale.”
La prova grava sul cliente, il quale deve dimostrare che, se correttamente avvisato, avrebbe agito diversamente, ad esempio evitando il giudizio, optando per un accordo. Il giudice ricostruisce, a posteriori, con una “prognosi postuma”, come si sarebbero svolti i fatti se l’avvocato avesse adempiuto ai suoi doveri informativi (Cass. sent. n. 2109/2024). È un accertamento ipotetico ma dirimente, perché serve a stabilire il nesso causale tra omissione e danno.
Quali prove devo avere per dimostrare che non ero informato?
La prova della mancata informazione può sembrare difficile, ma non è impossibile.
Contano tutti gli elementi documentali che mostrano cosa l’avvocato ti ha comunicato e cosa no: e-mail, messaggi, appunti di udienza, preventivi, note spese, verbali di appuntamento e pareri scritti. Anche le conversazioni via PEC o WhatsApp hanno valore probatorio come documenti informatici art. 2712 c.c. e norme del Codice dell’Amministrazione Digitale.
Se mancano tracce scritte, è più difficile dimostrare l’inadempimento. Per ciò è buona prassi chiedere un parere motivato, basta un documento che indichi quali rischi, costi e strategie sono state discusse. Il giudice valuta tutto il materiale disponibile e può desumere la colpa del professionista anche da indizi gravi e concordanti, ad esempio la totale assenza di comunicazioni sullo stato della causa.
Posso denunciare l’avvocato che non mi ha avvisato dei rischi della causa?
Un avvocato che non informa correttamente il cliente sui rischi della causa può rispondere sul piano civile, disciplinare o deontologico, a seconda della gravità della condotta.
- responsabilità civile nasce se il cliente subisce un danno economico per la mancanza di informazione (art. 1218 c.c.). Come detto, il risarcimento è dovuto solo se si prova che, se avvisato, il cliente avrebbe agito diversamente.
- responsabilità disciplinare scatta se il comportamento viola il Codice Deontologico Forense. Nei casi più gravi, la sanzione può arrivare fino alla sospensione.
- violazione deontologica anche senza un danno economico, l’avvocato può essere segnalato all’Ordine degli Avvocati mediante esposto disciplinare. È una procedura gratuita e scritta, valutata dal Consiglio dell’Ordine che può archiviare, ammonire o deferire al Consiglio Distrettuale di Disciplina.
Causa infondata: cosa deve segnalare l’avvocato?
Un avvocato non è un esecutore di ordini. È un professionista che ai sensi dell’art. 9 del Codice Deontologico Forense deve agire con lealtà, indipendenza e competenza. Ciò significa che, se la causa è manifestamente infondata o priva di possibilità concrete di successo, deve sconsigliare di agire.
Il Consiglio Nazionale Forense con la decisione n. 49/2023, ha ricordato che:
“Il legale che agisce in modo avventato o privo di fondamento viola i principi di probità e correttezza, rischiando sanzioni disciplinari.”
Se il comportamento è scorretto, può perdere il diritto al compenso e, nei casi più gravi, essere chiamato a rispondere dei danni economici causati al cliente.
Pertanto, un segnale di professionalità non è accettare ogni causa, ma saper dire di no quando le probabilità di successo sono nulle o i costi sproporzionati rispetto al possibile beneficio. Inoltre, promuovere un giudizio privo di basi può integrare lite temeraria (art. 96 c.p.c.) e violazione dei principi di probità e correttezza.
Ho dubbi sulla causa, cosa posso chiedere al mio avvocato?
Avere dubbi non è mancanza di fiducia, è buon senso. Un cliente informato è un cliente tutelato, e un avvocato serio non teme le domande.
| Cosa fare subito | A cosa serve | Cosa chiedere |
|---|---|---|
| chiedi un parere scritto | aiuta a capire rischi, costi e probabilità di successo. Tutela anche il legale, che dimostra di averti informato. | “Può indicarmi per iscritto i pro e i contro della causa e i costi stimati?” |
| valuta alternative al giudizio | mediazione, negoziazione o transazione possono chiudere la controversia prima, con spese minori. | “Ci sono soluzioni extragiudiziali che potrei tentare prima di andare in tribunale?” |
| verifica il patrocinio a spese dello Stato | se hai redditi bassi, puoi essere difeso gratuitamente. L’avvocato deve informarti e aiutarti nella domanda. | “Posso accedere al gratuito patrocinio? Come posso presentare la richiesta?” |
| chiedi copia del fascicolo e, se serve, un secondo parere | hai diritto di ottenere gli atti e consultare un altro professionista se non ti senti tutelato. | “Posso avere copia del mio fascicolo? Vorrei sentire anche un altro avvocato.” |