Svariate le promesse fatte agli italiani. Eccone una: il governo Meloni non avrebbe alzato le tasse e avrebbe pensato ai veri problemi del Paese. Il tutto risolto in aumenti sparsi in maniera più o meno velata, che sono come una mano nella tasca dei cittadini. Inoltre, gli investimenti sulle armi non sono di certo una priorità per chi quotidianamente ha a che fare con i ritardi nella sanità, l’inflazione alimentare e stipendi che non crescono da decenni, eppure sono lì.
Nonostante le promesse e i proclami, la Legge di Bilancio tocca i portafogli e aumenta o crea tasse, spesso infilando tutto sotto al termine “adeguamento”. Dalle imposte sulle polizze Rc Auto all’aumento delle accise sul gasolio, l’incremento del costo delle sigarette e i 2 euro per i pacchi provenienti da fuori l’Unione Europea.
Il tema non è se queste nuove tasse o aumenti siano sbagliati, ma che il Governo si sia presentato come l’entità che, dopo decenni di mani in tasca agli italiani, finalmente avrebbe fatto qualcosa di alternativo, per poi finire a fare quello che fanno tutti gli altri: cercare risorse per le proprie istanze.
Indice
Rc auto in aumento
Dal 1° gennaio 2026, l’aliquota applicata ai premi Rc Auto relativi ai rischi di infortunio del conducente e al rischio di assistenza stradale aumenta. Per tutti i contratti stipulati o rinnovati a partire dal nuovo anno, l’aliquota passa dal 2,5% al 12,5%.
Si tratta di un aumento piuttosto consistente, soprattutto se si guarda a quello che è accaduto negli ultimi anni. Infatti, dal 2022 al 2025 il costo medio di una polizza è già aumentato del +17,5%. Si è passati dai 353 euro medi di gennaio 2022 ai 415 euro di gennaio 2025.
Aumenta il costo del diesel
Non poteva finire con l’aumento dell’assicurazione. Avere un’auto costerà di più anche per via degli aumenti sul carburante. Viene descritto come riallineamento delle accise sul gasolio, ma di fatto è un aumento di 4,05 centesimi di euro al litro.
Secondo Codacons, questo aumento porterà un aggravio annuo fino a oltre 80 euro per chi ha un’auto diesel. Almeno per quanto riguarda le multe, l’adeguamento all’inflazione è stato congelato per il terzo anno consecutivo grazie al decreto Milleproroghe.
Tassa sui pacchi extra-Ue
La tassa sui pacchi extra-Ue non è la tassa sui pacchi contro la fast fashion voluta dall’Unione Europea. Si tratta di un’ulteriore tassazione prevista per tutti i pacchi con un prezzo sotto i 150 euro.
Descritta come un tentativo di racimolare quante più risorse possibili, questa tassa sui pacchi rischia di essere un flop. Infatti l’Italia non può decidere tasse che riguardano l’ambito doganale, gestito invece dall’Unione Europea. Questo tipo di contributo sembra andare in questa direzione, rendendolo di fatto non attuabile.
L’unico modo per farla funzionare è che la tassa sui pacchi sotto i 150 euro sia su tutti i pacchi, sia quelli provenienti extra-Ue che quelli italiani o all’interno dell’Unione Europea. Così si può chiamare tassa e non dazio, con tutti i rischi che ne seguono per gli artigiani e le piccole imprese.
Pensata per limitare la diffusione della fast fashion e di prodotti provenienti da e-commerce asiatici, quindi contro l’inquinamento ambientale, la tassa non verrà pagata dalle stesse grandi piattaforme che fanno guadagni miliardari, ma dai consumatori.
Sigarette e sigarette elettroniche in aumento
Altro aumento giustificato dalla necessità di far fronte a una crisi sanitaria, cioè alle conseguenze negative del consumo di prodotti con tabacco, è l’aumento del costo di sigarette e sigarette elettroniche. Dal 1° gennaio 2026 è previsto un incremento delle accise, con aumento progressivo fino al 2028 pari a +0,40 euro rispetto ai prezzi attuali.
A partire dal 2026 il costo a pacchetto aumenta di 0,15 euro, ma ci sono aumenti anche per trinciato, tabacco riscaldato ed e-cig. Abbiamo realizzato una lista dei prodotti e i relativi aumenti a partire dal 2026 fino al 2028.
Cedolare secca su affitti brevi
Per gli affitti brevi si è combattuto a lungo affinché la tassa scomparisse, ma alla fine si è raggiunto un compromesso. Ci sarà una doppia aliquota per la cedolare secca. Se fino a oggi era il 21%, dal 2026 l’aliquota agevolata del 21% resta, ma solo per la prima unità immobiliare. Nel caso di un secondo immobile l’aliquota sale al 26%.
Per i cosiddetti multiproprietari invece scatta automaticamente la presunzione di attività imprenditoriale e quindi l’obbligo di apertura della partita Iva.
Tobin tax raddoppiata
Infine si può parlare della tassa sulle transazioni finanziarie, che raddoppierà. La Tobin tax passa dallo 0,02% allo 0,04%.
Alle casse dello Stato vanno 337,3 milioni di euro, si stima, ma non mancano le critiche. Il maggior rischio è quello di indurre gli operatori a spostarsi altrove, limitando l’efficacia dell’imposta e riducendo gli investimenti.