Come funzionano i rimborsi spese nel lavoro autonomo occasionale

I rimborsi spese spettano anche per chi svolge un lavoro autonomo occasionale. Ma devono essere gestiti correttamente all'interno della dichiarazione dei redditi

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

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Il lavoro autonomo occasionale è una prestazione professionale svolta in modo saltuario e non stabile. Non si è davanti a una tipologia di lavoro subordinata, che porta a un’erogazione per l’attività che viene svolta e non si ha diritto alle tutele che generalmente sono previste per quanti abbiano un contratto a tempo indeterminato. Nonostante questa particolarità, i lavoratori possono ricevere il rimborso delle spese che hanno sostenuto per svolgere la propria attività, anche se tutti i costi sostenuti devono essere opportunamente documentati. Il lavoratore non deve, inoltre, aver già usufruito delle detrazioni fiscali connesse alle stesse spese.

La gestione corretta dei rimborsi spese è importante. Il contribuente deve essere in grado di distinguere quelli che contribuiscono a formare l’imponibile fiscale – che sono, quindi, soggetti a ritenuta d’acconto – e per questo devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi da quelli che sono esentasse.

Cosa si intende per lavoro autonomo occasionale

Il lavoro autonomo occasionale è un’attività che deve essere svolta in modo sporadico. Generalmente viene esercitato a fianco di un lavoro svolto abitualmente, non importa se come dipendente o autonomo, ed è caratterizzato, come si può intuire dallo stesso nome, dalla sua saltuarietà.

In questa casistica può rientrare il lavoratore dipendente, appassionato di informatica, che ripara il computer del vicino di casa. Non è un’attività svolta in modo professionale, ma un lavoro sporadico. Il requisito essenziale del lavoro occasionale è proprio la sua occasionalità, situazione che permette di non aprire la partita Iva. Altra situazione nella quale i contribuenti potrebbero trovarsi è quella di vendere oggetti su Amazon, eBay o qualsiasi altra piattaforma di e-commerce. Quando viene fatto sporadicamente può essere emessa una ricevuta non fiscale di vendita. Anche in questo caso l’attività di vendita non deve essere svolta in maniera continuativa nel tempo.

Ufficialmente è possibile definire il lavoro occasionale qualsiasi tipo di attività che venga svolta in modo sporadico, che si caratterizza:

Dall’assenza di abitualità, professionalità, continuità e coordinazione.

Le attività che vengono svolte in modo occasionale sono regolamentate dall’articolo 2222 del Codice Civile, attraverso il quale vengono fornite alcune disposizioni sul contratto di prestazione d’opera. Stando a quanto previsto da questo articolo, possiamo definire il lavoratore occasionale come:

Chi si obbliga a compiere, dietro corrispettivo, un’opera o un servizio con lavoro prevalentemente proprio senza vincolo di subordinazione, né potere di coordinamento del committente e in via del tutto occasionale.

Quali spese possono essere rimborsate

Quando vengono effettuate delle prestazioni di lavoro occasionale sono diverse le spese che possono essere rimborsate, queste sono strettamente connesse alla natura delle attività che vengono svolte.

Tra queste, generalmente, rientrano:

  • i costi sostenuti per il trasporto;
  • le spese effettuate per l’acquisto del materiale occorrente per svolgere l’attività;
  • il noleggio di eventuali attrezzature;
  • la partecipazione a dei corsi di formazione.

Ogni tipologia di spesa sostenuta deve essere opportunamente documentata, conservando le relative fatture o ricevute fiscali. L’eventuale rimborso delle spese è strettamente legato al fatto che le stesse siano state effettivamente sostenute.

Come deve essere indicato il rimborso spese

Generalmente il soggetto che svolge un’attività di lavoro autonomo occasionale è tenuto a emettere una ricevuta per la prestazione effettuata nel momento in cui percepisce il compenso.

All’interno di questo documento deve essere indicato:

  • l’importo del compenso lordo;
  • la ritenuta d’acconto, nel caso in cui il committente agisca in qualità di sostituto d’imposta;
  • importo di eventuali rimborsi spese che sono stati erogati.

Quest’ultima voce rappresenta quanto il prestatore ha diritto di ricevere per i costi che ha sostenuto e si riferisce a dei pagamenti che ha dovuto effettuare anticipatamente per conto del committente.

È necessario, però, ricordare che le norme che si riferiscono alla determinazione del reddito di lavoro autonomo e del lavoro autonomo non esercitato abitualmente fanno rientrare nella nozione di compenso anche eventuali costi sostenuti per l’esercizio dell’attività che sono addebitati al committente.

Su questo punto è chiaro quanto prevede l’articolo 54, comma 1, del Tuir attraverso il quale viene spiegato che:

Il reddito derivante dall’esercizio di arti e professioni è costituito dalla differenza tra l’ammontare dei compensi in denaro o in natura percepiti nel periodo di imposta, anche sotto forma di partecipazione agli utili, e quello delle spese sostenute nel periodo stesso nell’esercizio dell’arte o della professione.

Per quanto riguarda il lavoro autonomo occasionale, l’articolo 71, comma 2, del Tuir ha esplicitamente previsto che i redditi sono determinati dalla differenza tra l’ammontare percepito e le spese che sono state sostenute nel corso del periodo d’imposta. La differenza che sorge nella determinazione del reddito di lavoro autonomo da quello di lavoro autonomo non esercitato abitualmente è determinato dal diverso criterio di imputazione proprio delle spese che sono state sostenute per espletare l’incarico.

Stando a quanto emerge dalla risoluzione n. 49/E/2013 dell’Agenzia delle Entrate, si evince che:

  • i redditi percepiti da chi svolge un lavoro autonomo abituale sono determinati dalla differenza tra i compensi percepiti e le spese sostenute nel periodo d’imposta;
  • i redditi percepiti per il lavoro autonomo occasionale sono sostituiti tenendo conto del collegamento specifico tra il compenso e la spesa sostenuta per conseguirlo.

L’esenzione della ritenuta d’acconto

Il rimborso spese non può essere assoggettato alla ritenuta d’acconto prevista dall’articolo 25 del Dpr n. 600/73, ovviamente quanto i costi sostenuti siano strettamente legati allo svolgimento dell’attività.

Questa semplificazione opera anche per il contribuente, che non deve riportare all’interno della dichiarazione dei redditi le spese sostenute per la prestazione lavorativa.

Quando, invece, il rimborso eccede le spese strettamente necessarie per lo svolgimento dell’attività, deve essere applicata la ritenuta alla fonte del 20%, così come previsto dall’ex articolo 25 del Dpr n. 600/73.