Ires premiale, riduzione di 4 punti anche nel 2026: il rinnovo in Manovra

Nella Manovra 2026 torna l’Ires premiale. È stata rinnovata l'imposta al 20% per le aziende che reinvestono utili e creano occupazione

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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Il governo conferma la riduzione dell’Ires premiale per il 2026. Si tratta dell’agevolazione per le società che reinvestono gli utili e aumentano l’occupazione. Per loro l’imposta scende dal 24% al 20%. La misura è stata inserita nella nuova Manovra, ma si attende conferma, ed è pensata per incentivare gli investimenti e sostenere la crescita del sistema produttivo.

Il taglio dell’Ires, che avrà un costo di massimo mezzo miliardo di euro, si affianca a misure più sentite come la riforma dell’Irpef per i redditi medio-bassi e i nuovi incentivi per l’assunzione di giovani e donne. La legge di Bilancio, che al momento dovrebbe avere un valore complessivo di circa 16-18 miliardi di euro, sarà discussa giovedì 16 ottobre.

Come funziona l’Ires premiale

L’Ires premiale sarà molto probabilmente rinnovata, ma come funziona? Si tratta di un meccanismo introdotto con la riforma fiscale 2024 che consente alle imprese di ridurre di 4 punti l’aliquota ordinaria, passando dal 24% al 20%.

Il beneficio è destinato a chi non distribuisce gli utili, ma ne reinveste una parte in beni produttivi, tecnologie e nuova occupazione.

Chi può accedere all’agevolazione:

  • società di capitali (Spa, Srl, Sapa, cooperative e mutue assicurazioni);
  • enti commerciali residenti in Italia (solo sul reddito d’impresa);
  • stabili organizzazioni italiane di soggetti non residenti.

Restano escluse le società in liquidazione, in procedure concorsuali, in regime forfettario o di contabilità semplificata.

Secondo le stime del Mef, la misura nel 2025 ha coinvolto oltre 40mila imprese, con un costo per l’erario di circa 1 miliardo di euro, ma un impatto positivo su investimenti e occupazione. Da qui l’ipotesi verso il rinnovo: il costo è basso rispetto agli effetti positivi che ha generato.

Quali sono i requisiti per accedere all’agevolazione

Dalla legge di Bilancio non si possono ancora conoscere modifiche all’Ires premiale. Per questo si possono confermare le attuali condizioni per accedere all’agevolazione.

Per ottenere la riduzione dell’imposta dal 24% al 20% le aziende devono rispettare tre condizioni definite fondamentali. La prima è l’accantonamento di almeno l’80% dell’utile d’esercizio in una riserva, e il 30% di tale somma dovrà essere destinato a investimenti rilevanti come beni materiali. Gli investimenti devono essere effettuati tra il 1° gennaio 2025 e la presentazione della dichiarazione dei redditi successiva.

Il secondo punto fondamentale è l’incremento occupazionale. Infatti, l’impresa deve aumentare l’organico di almeno l’1% rispetto all’anno precedente (al momento il 2024). Inoltre, non deve ridurre il numero medio di addetti rispetto al triennio precedente.

Infine, c’è il divieto di cassa integrazione nel periodo d’imposta (parliamo delle regole attuali) in corso al 31 dicembre 2024 e in quello successivo, salvo eccezioni previste.

Basta il mancato rispetto di una sola di queste condizioni perché si perda il beneficio, e verrà richiesto il recupero dell’imposta non versata in qualsiasi momento.

Quali sono gli effetti economici dell’Ires premiale

L’Ires premiale ha rappresentato nel 2025 uno dei pilastri del piano fiscale per la crescita e la competitività industriale. Il governo Meloni punta a premiare le imprese solide anche nel 2026 e per questo è molto probabile che venga prorogata con la prossima manovra.

Dai dati del 2025 sappiamo che il taglio dell’Ires si traduce in un vantaggio per le aziende che rispettano i requisiti, con un effetto moltiplicatore sugli investimenti stimato tra 1,5 e 2 volte il costo per l’erario.

Le associazioni di categoria chiedono che la misura diventi strutturale e maggiormente accessibile, così da evitare di premiare solo le imprese più grandi, già molto stabili, e garantire quindi un accesso anche alle medie e piccole imprese che reinvestono i propri utili e vogliono avviare un circolo virtuoso.