Imu, scattano i rimborsi fino al 2017: a chi spettano e come fare

Imu coniugi non dovuta sulla seconda casa, partono le richieste di rimborso fino al 2017. Come richiedere la restituzione delle somme pagate in eccesso

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Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

Giornalista pubblicista, ha maturato una solida esperienza nella produzione di news e approfondimenti relativi al mondo dell’economia e del lavoro e all’attualità, con un occhio vigile su innovazione e sostenibilità.

Scattano i rimborsi Imu per i coniugi con doppia residenza che hanno pagato la tassa dal 2017 ad oggi e non dovevano alcuna somma, a patto di poter dimostrare l’effettivo uso dei due immobili come abitazione principale.

Il via libera arriva dopo la sentenza 209 della Corte costituzionale del 13 ottobre 2022, che ha fatto partite una raffica di ricorsi per ottenere indietro le somme non dovute per gli ultimi cinque anni.

Per i comuni si apre una falla nei bilanci. Solo per Roma l’ammanco può essere di 150 milioni di euro.

Imu coniugi, cosa dice la sentenza

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma del 2011 che limitava l’esenzione Imu solo alla prima casa, relegando l’altra a seconda e in quanto tale soggetta all’imposta sugli immobili. E questo, spiega la Consulta nelle motivazioni della sentenza, perché altrimenti sarebbe discriminato chi decide di sposarsi o di costituire un’unione civile rispetto ai conviventi di fatto.

Quindi niente Imu sulla seconda casa se è la residenza di uno dei coniugi, se i coniugi hanno residenza in abitazioni differenti, anche all’interno dello stesso comune.
Il cittadino dovrà dimostrare di risiedere e di dimorare abitualmente nell’immobile in esame. La prova più semplice per documentare la dimora è quella tramite le bollette delle utenze, o la scelta del medico di base.

Imu coniugi, a chi spetta il rimborso

I coniugi o gli uniti civilmente che possiedono due diverse abitazioni principali nello stesso comune o in comuni differenti potranno beneficiare della doppia esenzione IMU, a patto che la casa risulti la sede della propria residenza anagrafica e dimora abituale.

Il rimborso Imu spetta ai coniugi in relazione alla maggiore imposta versata negli ultimi cinque anni e quindi, andando a ritroso potranno essere accolte le richieste relative alle somme pagate dal 2017 al 2022.

Imu coniugi, come si dimostra la doppia residenza

La prova più semplice per documentare la dimora è quella tramite i consumi effettivi delle utenze di luce acqua e gas, o la scelta del medico di base nel luogo in cui si trova l’immobile, fino all’iscrizione a scuole o istituti di istruzione nelle vicinanze nel caso di presenza di figli.
Per quanto riguarda i rifiuti, si consiglia di presentare la dichiarazione relativa alla Tari o alla tariffa corrispettiva applicata da alcuni Comuni, quella che si basa sulla quantità effettivamente prodotta.

L’onere della prova è sul contribuente, che dovrà fornire tutta questa documentazione e non solo la dimostrazione del pagamento dell’Imu. L’amministrazione potrà fare comunque ulteriori verifiche, sia sul piano anagrafico sia su quello dei consumi relativi alle utenze. Altri controlli potranno scattare per accertare se gli immobili risultano per caso affittati.

Imu coniugi, come chiedere i rimborsi

I rimborsi non arrivano in automatico ma vanno richiesti dal singolo cittadino. La domanda essere presentata al proprio Comune di residenza entro 5 anni dal versamento effettuato oppure da quando è sorto il diritto alla restituzione, cioè al 13 ottobre 2022, momento in cui la sentenza della Corte costituzionale è stata depositata.
Confedilizia ha predisposto un modello di istanza disponibile presso gli sportelli delle associazioni territoriali.

Nel caso in cui le richieste non vengano accolte e si pensi di avere diritto al risarcimento, sarà possibile rivolgersi a un giudice tributario.

Rimborsi Imu, la norma ha effetto retroattivo

La nuova norma ha un effetto retroattivo: le domande di rimborso dell’imposta versata possono essere presentate anche per le annualità passate e ancora oggetto di potenziale accertamento (ultimi 5 anni).
La domanda tardiva non dà accesso al risarcimento: la Cassazione ha chiarito che decorso il termine di decadenza (5 anni), l’interessato non ha più nessuna forma di tutela.

Rimborsi Imu, i casi particolari

La richiesta di rimborso può essere applicata anche nei casi in cui vi sia un contenzioso pendente, ma solo in determinate circostanze. Qualora il Comune abbia già inviato un avviso di accertamento, nel corso di una delle numerose campagne di riscossione finalizzate proprio all’individuazione di coniugi con diversa residenza, e il cittadino abbia già pagato, non vi sarà più alcuna possibilità di chiedere il rimborso.
Non ci si potrà appellare alla nuova norma qualora l’accertamento dell’ente impositore sia divenuto definitivo o sia stata emanata una sentenza passata in giudicato.
Non ci sarà rimborso per colui che ha deciso di non pagare ma ha lasciato trascorrere i 60 giorni previsti per l’impugnazione. Idem nel caso in cui il comune respinga la domanda di esenzione/rimborso: il provvedimento di diniego potrà essere impugnato dinanzi al giudice tributario entro e non oltre i 60 giorni dall’invio della notifica.

Rimborsi Imu, quanto perderanno i comuni

Non ci sono stime ufficiali sulle potenziali perdite che subiranno i comuni, si sa che le amministrazioni si prepareranno a fare minuziosi accertamenti per evitare di perdere entrate a fronte di situazioni fittizie, che portano a non pagare l’Imu grazie all’escamotage a danno delle casse dello Stato.

Secondo Il Messaggero, il Comune di Roma ha stimato una perdita annuale di circa 150 milioni su un introito complessivo che si avvicina a 1,3 miliardi. Senza contare gli arretrati che dovranno essere versati relativamente alle richieste di rimborso.