L’universo fiscale dei fondi comuni d’investimento è vario ed articolato: si può passare da un’imposta sostitutiva al 26% per finire ad aliquote molto più basse, a seconda della tipologia del prodotto scelto. Questo è il motivo per il quale è importante riuscire a comprendere come vengono tassati i propri risparmi, in modo da gestire correttamente le operazioni. E, soprattutto, per conoscere quale sia il reale guadagno delle soluzioni che sono state scelte.
I fondi comuni d’investimento sono uno strumento promosso da un intermediario con uno scopo ben preciso: far aumentare il valore del risparmio di chi vi aderisce.
Indice
Cosa sono i fondi comuni d’investimento
Strumento tra i più utilizzati dai risparmiatori, i fondi comuni d’investimento sono un istituto di intermediazione finanziaria costituito attraverso un patrimonio autonomo, che viene suddiviso in più quote. Viene istituito e gestito da un gestore, che investe unicamente in obbligazioni e azioni. Negli Stati Uniti è presente un prodotto molto simile, che viene chiamata mutual fund.
La gestione dei fondi comuni d’investimento è affidata ad una Sgr – ossia una società di gestione del risparmio – che ha una personalità giuridica e un capitale distinto rispetto a quello del fondo.
L’obiettivo è quello di investire i capitali sul mercato mobiliare, diversificando il più possibile gli acquisti. L’intento è quello di ridurre il rischio rispetto a un unico investimento (si comprano le azioni di più società, non si investe in un unico titolo).
Come si calcola il rendimento del fondo
Uno dei fattori più importanti per riuscire a comprendere se un fondo è valido è calcolare il suo rendimento.
Partiamo da un presupposto. Nel momento in cui si acquista una quota di un qualsivoglia fondo, si diventa proprietario dello stesso, almeno proporzionalmente alla quota di cui si è entrati in possesso.
Per calcolare il valore della quota detenuta è necessario utilizzare il metodo Nav (Net asset value). È, sostanzialmente, una valutazione del rendimento del portafoglio di asset detenuto dallo stesso fondo.
Il calcolo deve essere effettuato come segue:
NAV = attività degli asset – passività / quote in circolazione
Da un punto di vista molto pratico il valore del fondo viene determinato dalla differenza che intercorre:
- tra gli asset investiti (le attività);
- i debiti del fondo (le passività).
Una volta ottenuta la differenza tra queste due voci si determina quale sia il valore netto del fondo.
Come vengono tassate le persone fisiche
Ai fini delle imposte dirette, per i privati che detengono delle quote di un fondo comune d’investimento non immobiliare è necessario fare una distinzione tra:
- percettore privato
- percettore impresa.
Per il percettore privato è necessario fare riferimento al regime di tassazione dei redditi di capitale, previsto dall’articolo 44, comma 1 del Tuir. Nel caso del percettore impresa, i proventi vengono considerati a tutti gli effetti come redditi di impresa e vengono tassati seguendo le disposizioni in vigore per questa particolare categoria reddituale.
Soffermandosi sui privati, la tassazione differisce a seconda della collocazione del fondo.
| Tipologia di provento | Aliquota di tassazione |
| Proventi da fondi armonizzati o con gestore UE | 26% |
| Componente relativa a titoli di stato italiani e white list | 12,5% |
| Altri fondi | Aliquota marginale Irpef |
Il calcolo della base imponibile
La definizione della base imponibile sulla quale vengono calcolate le tasse sui fondi comuni d’investimento si basa sulla differenza tra il valore di riscatto, cessione o liquidazione delle quote e il costo medio ponderato di acquisto.
A introdurre questo meccanismo è stato il Dlgs n. 461/1997 che ha definito come reddito di capitale la differenza che intercorre tra il prezzo di cessione e quello di acquisto.
Sono considerate come plusvalenze tassabili tutti i guadagni che sono stati realizzati a seguito della vendita di una quota di un fondo.
Eventuali minusvalenze possono essere utilizzate in compensazione con plusvalenze della stessa natura. Vige, in questo caso, il principio della compensazione orizzontale, introdotto dalla normativa in materia.
Quando viene applicata la tassazione in Italia e all’estero
Nel momento in cui a gestire il fondo sono degli intermediari italiani, la tassazione viene gestita in automatico attraverso il regime del risparmio amministrato.
È direttamente l’intermediario ad applicare l’imposta sostitutiva nel momento in cui vengono liquidate le quote, versando l’importo netto direttamente sul conto corrente dell’investitore.
Questa soluzione permette di gestire in modo molto semplice l’investimento dal punto di vista fiscale. Non è necessario, infatti, indicare le plusvalenze ottenute nella dichiarazione dei redditi.
È direttamente l’intermediario a occuparsi di tutta la burocrazia fiscale, calcolando anche le compensazioni tra plusvalenze e minusvalenze.
La situazione inizia a cambiare nel momento in cui vengono effettuati degli investimenti presso degli intermediari non residenti: è necessario passare al regime dichiarativo.
In questo caso l’investitore è obbligato a dichiarare i proventi che ha percepito.
Il contribuente percepirà l’importo lordo della liquidazione, a cui dovrà applicare autonomamente l’imposta sostitutiva del 26% nel momento in cui presenta la dichiarazione dei redditi.
Il regime contributivo determina maggiori responsabilità in capo al contribuente, che deve tenere copia della documentazione delle operazioni effettuate. Ma soprattutto deve calcolare in modo puntuale e preciso l’importo che deve versare.
Come ottimizzare fiscalmente il proprio portafoglio
Una delle operazioni da effettuare con la massima cura è la gestione dei tempi di liquidazione del portafoglio, in modo da ottimizzare al massimo l’impatto fiscale dell’investimento effettuato.
Le operazioni di disinvestimento possono essere pianificate tenendo conto delle minusvalenze, che possono essere utilizzate per compensare le plusvalenze.
Adottare una strategia efficace da un punto di vista fiscale prevede di realizzare anticipatamente eventuali minusvalenze nel momento in cui sono maturate delle plusvalenze su altri investimenti.
In questo modo si riesce a sfruttare al massimo l’effetto della compensazione. Nota come tax loss harvesting, questa particolare tecnica contribuisce a ridurre il carico fiscale del portafoglio investimenti.
Perché è importante la diversificazione fiscale
Optare per dei fondi con dei regimi di tassazione differenti permette di ottimizzare l’efficienza fiscale del proprio portafoglio.
Scegliere strategicamente dei fondi che investono in titoli di Stato (tassati al 12,5%) e fondi azionari (tassati al 26%) permette di bilanciare impatto fiscale e rendimento.
Adottare questa strategia, però, significa valutare in modo attento il rischio-rendimento di ogni componente del proprio portafoglio. Devono essere prese in considerazione le prospettive di crescita e l’impatto fiscale di ogni tipologia di investimento.