Dismissione dei beni aziendali, come comunicarla al Fisco secondo la legge

La gestione dei beni aziendali segue alcune regole ben precise, anche quando devono essere dismessi una volta che sono diventati obsoleti

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

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Dismettere i beni aziendali obsoleti è una prassi comune, che serve a eliminare il patrimonio societario che, nel corso del tempo, è diventato vecchio e ha completamente esaurito la propria utilità. Onde evitare la presunzione fiscale di cessione – che scatta nel momento in cui i beni non sono più fisicamente all’interno dell’azienda – è necessario seguire delle procedure precise e ben delineate per la dismissione. È possibile affidarsi a degli operatori specializzati o procedere in totale e completa autonomia.

Cosa significa dismettere i beni aziendali

Qualsiasi impresa, nel corso della propria attività, acquista dei beni che vengono utilizzati nel corso di più di un esercizio.

Ci sono due tipologie di beni:

  • beni strumentali;
  • beni merci.

Beni strumentali e beni merce: che differenza c’è

Sono diverse le tipologie di merci di cui le aziende devono entrare in possesso per svolgere la propria attività. I beni strumentali vengono utilizzati per un certo periodo di anni e sono impiegati materialmente ogni giorno all’interno dell’impresa e comprendono:

  • i macchinari;
  • le attrezzature;
  • gli immobili aziendali.

Vengono ammortizzati nel corso del tempo secondo la loro vita utile e concorrono alla formazione del reddito d’esercizio sulla base dei coefficienti di ammortamento che sono stati previsti dal Decreto Ministeriale del 31 dicembre 1988.

Oltre a questi beni le imprese possiedono dei beni merce, che sono destinati a essere venduti nel breve periodo, ma che può capitare di non poterli mettere in commercio per una serie di motivi.

Stiamo pensando ai prodotti alimentari scaduti, agli articoli di moda fuori stagione, alle merci deteriorate o alla tecnologia ritenuta superata e che, per questo, non viene più acquistata. Quando i beni merce non sono più commerciabili possono essere dismessi dal complesso aziendale.

Quando scatta la presunzione di cessione

Nella gestione dei beni aziendali, l’articolo 1, comma 1, del Dpr n. 441/97 ha introdotto un principio semplice, ma allo stesso tempo pericoloso. Quando un bene viene acquistato o importato e, successivamente, non si trova più all’interno dei locali aziendali si presume che sia stato venduto senza fattura.

La presunzione vale per tutte le sedi operative, dalla sede legale vera e propria ai magazzini, per arrivare ai depositi o alle succursali. Vale anche per i beni che sono contenuti all’interno dei furgoni intestati all’impresa.

L’Agenzia delle Entrate non deve dimostrare nulla. L’onere della prova è in capo al contribuente. E purtroppo le conseguenze in caso di errore possono essere pesanti. Se a seguito di una verifica fiscale dovessero emergere dei beni che non ci sono più, scatta la contestazione per evasione dell’Iva e delle imposte dei redditi.

Beni perduti o distrutti: cosa dice la legge

Nell’attività quotidiana all’interno di un’azienda può capitare di perdere o distruggere un bene. In questo senso l’articolo 1, comma 2 del Dpr 441/97 va incontro alle imprese, spiegando che:

La presunzione di cui al comma 1 non opera se è dimostrato che i beni stessi sono stati impiegati per la produzione, distrutti o perduti.

A fronte di queste disposizioni a livello fiscale, è necessario sapersi muovere in modo corretto per evitare l’applicazione di sanzioni per l’evasione Iva.

Come dismettere correttamente i beni

I beni strumentali possono essere dismessi per due motivi distinti tra di loro:

  • il bene non è più utile perché è stato sfruttato troppo o perché è diventato inadeguato rispetto alla nuova tecnologia che è sopraggiunta – l’azienda, a questo punto, decide di procedere con la distruzione del bene e alla sua eliminazione volontaria;
  • il bene non può più essere utilizzato per delle cause che non dipendono dalla volontà dell’azienda – questo può capitare nel momento in cui sia stato rubato o sia andato distrutto in un incendio e il bene viene eliminato involontariamente.

Autoconsumo o cessione ai soci

Quando una società sta dismettendo dei beni, possono essere gli stessi soci a prendersi in carico la responsabilità della pratica. In questo caso i beni possono essere assegnati a questi soggetti, che si dovranno poi occupare dello smaltimento degli stessi, rivolgendosi a degli operatori specializzati.

Per poterli assegnare ai soci i beni devono essere fatturati e assoggettati a Iva, questo perché nell’atto d’acquisto l’imposta è stata detratta.

Dismissione tramite operatori specializzati

La dismissione dei beni può avvenire rivolgendosi a un operatore specializzato nello smaltimento dei rifiuti. In questo modo viene superata la presunzione di cessione prevista dall’articolo 2 del Dpr n. 441/97.

L’azienda dovrà conservare la dovuta documentazione per far fronte a possibile verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Devono essere conservati:

  • il documento di trasporto (DDT), dal quale deve risultare il trasporto oggetto dello smaltimento in cui deve essere indicato che è un trasporto per demolizione;
  • il formulario di identificazione, il documento per lo smaltimento dei rifiuti che deve essere vidimato dall’Agenzia delle Entrate e dalla Camera di Commercio – al suo interno devono essere indicate le caratteristiche del bene oggetto di dismissione.

Dismissione autonoma per beni oltre i 10mila euro

L’azienda può anche decidere di dismettere in modo autonomo i beni obsoleti. Quando i beni hanno un valore superiore a 10.000 euro, deve provare all’Agenzia delle Entrate che la distruzione sia avvenuta realmente:

  • attraverso una comunicazione dall’Agenzia delle Entrate o al comando della Guardia di Finanza, nella quale verrà indicato quando avranno inizio le operazioni di dismissione – deve essere indicato anche il luogo nel quale l’operazione verrà effettuata in modo che funzionari possano essere presenti;
  • i funzionari dell’AdE o della GdF redigono un verbale al momento della distruzione, in modo da accertare che sia realmente avvenuto.

Dismissione autonoma per beni sotto i 10mila euro

Quando vengono dismessi dei beni con un valore inferiore a 10.000 euro la procedura è leggermente più semplice. È sufficiente un’autocertificazione per la verbalizzazione delle operazioni, per le quali basta una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.

Anche in questo caso deve essere effettuata la comunicazione all’Agenzia delle Entrate.