Assumere delle colf e delle badanti in nero è una prassi diffusa in Italia. Oltre ad essere scorretta nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici è un vero e proprio rischio per la famiglia: si rischiano delle sanzioni. Decidere di assumere una colf o una badante in nero è una scelta rischiosa dal punto di vista legale: la famiglia può, infatti, andare incontro a delle sanzioni particolarmente salate. Ma non solo: alcuni comportamenti possono risultare penalmente rilevanti.
I rischi per chi non si comporta correttamente ci sono, è inutile negarlo. Il lavoro in nero, purtroppo, continua ad essere un problema in Italia. E sicuramente, tra le categorie di lavoratori più colpite da questa vera e propria piaga sociale c’è quella costituita dalle colf e dalle badanti.
A questo punto, però, è utile sottolineare e ricordare che la Direzione Generale per l’Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro si sta facendo parte attiva nel tentativo di arginare questa piaga sociale. Sono state previste delle sanzioni per chi assume colf e badanti in nero, che incidono in maniera pesante sulle tasche delle famiglie che si comportano in maniera scorretta con i propri lavoratori.
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Le conseguenze della mancata iscrizione all’Inps
Nel momento in cui una famiglia decide di assumere una colf o una badante diventa un vero e proprio datore di lavoro. Per questo motivo è necessario che provveda a regolarizzare la posizione dei propri dipendenti con la comunicazione di prassi all’Inps. Le famiglie devono comunicare all’ente quando è avvenuta l’assunzione e la cessazione del rapporto. Ma non solo: devono essere comunicate le eventuali variazioni contrattuali.
Dimenticarsi di adempiere a questa pratica può risultare particolarmente caro. Nel caso in cui la comunicazione non sia stata inviata proprio per niente o sia stata inviata in ritardo è previsto il pagamento di una sanzione amministrativa al Centro per l’Impiego, che può variare da un minimo di 200 euro ad un massimo di 500 euro per ogni colf o badante.
Nel momento in cui non viene effettuata la comunicazione di assunzione, le colf e le badanti non vengono iscritte all’Inps. Questa mancanza comporta un’altra sanzione, che viene applicata direttamente dalla Direzione Provinciale del Lavoro: la famiglia, a questo punto, dovrà mettere in conto di pagare un’ulteriore sanzione compresa tra i 1.500 ed i 2.000 per ogni lavoratore. Gli oneri da pagare per sanare questa situazione, però, non sono destinati a fermarsi a questo punto: la sanzione è destinata ad aumentare di 150 euro per ogni giorno di lavoro effettuato in nero. Un importo che si andrà a sommare alle altre sanzioni previste per il lavoro in nero.
Eventuali contributi non versati
Tra le conseguenze dell’assumere delle colf e delle badanti in nero vi è anche quella di non provvedere a versare i contributi. In questo caso la famiglia deve mettere in conto una multa al tasso del 30% su base annua per i contributi che sono stati evasi, con un massimo che non supera il 60%. L’importo minimo da pagare, comunque, è pari a 3.000 euro.
Cosa significa tutto questo? Nel caso in cui il lavoratore abbia prestato anche un solo giorno di servizio in nero, alla famiglia può costare qualcosa come 3.000 euro per il mancato versamento dei contributi.
Diversa è la situazione prevista per le famiglie che decidono di regolarizzare le colf e le badanti: in questo caso i contributi vengono pagati in ritardo e si devono applicare le sanzioni pecuniarie previste direttamente dall’Inps, con un massimo del 40% rispetto all’importo dovuto. Attenzione, comunque, alle scadenze: il pagamento viene considerato effettuato in ritardo e quindi sanzionato come abbiamo appena previsto, solo e soltanto se il saldo viene effettuato spontaneamente entro dodici mesi dal termine dovuto.
Quando manca il permesso di soggiorno
La situazione, senza dubbio, inizia a farsi leggermente più complessa nel momento in cui una famiglia assume una colf o una badante sprovvista di permesso di soggiorno. In questo caso viene commesso un vero e proprio reato, che può essere punito con l’arresto da tre mesi fino ad un anno. Da mettere in conto, poi, anche un’ammenda da 5.000 euro per ogni collaboratore domestico assunto senza permesso di soggiorno.
Per finire le famiglie devono prestare attenzione ad una casistica particolare e che riguarda i collaboratori domestici che sono assunti regolarmente. Nel momento in cui il rapporto di lavoro di colf e badanti sia stato formalizzato regolarmente, non possono essere impiegati dalla famiglia per eventuali attività d’impresa o professionale.
Questa, benché possa sembrare un’infrazione non grave, è una violazione che può essere punita in maniera pesante. Il legislatore, infatti, ha previsto per questo tipo di lavoro in nero una maxisanzione, che viene applicata anche nel caso in cui i lavoratori vengano impiegati con il Libretto di Famiglia (le sanzioni possono essere applicate anche quando non viene esercitata attività d’impresa, ma il lavoro svolto non rientra nelle casistiche previste dal libretto).
La sanzione che viene inflitta aumenta in proporzione al numero dei giorni che il lavoratore è stato impiegato. È prevista, inoltre, una maggiorazione per determinati lavoratori oltre ad un vero e proprio inasprimento nel caso in cui ci siano delle recidive. Queste sono le sanzioni previste:
- nel caso in cui il lavoratore sia impiegato per un massimo di trenta giorni, la sanzione prevista oscilla tra i 1.800 ed i 10.800 euro;
- nel caso in cui il lavoratore venga impiegato oltre trenta giorni ma meno di sessanta, la sanzione oscilla tra i 3.600 ed i 21.600 euro;
- oltre i sessanta giorni, invece, la sanzione per ogni lavoratore che è stato impiegato in maniera irregolare, la sanzione oscilla tra i 7.200 ed i 43.200 euro.
Gli importi che abbiamo appena visto lievitano del 20% nel caso in cui siano impiegati:
- dei lavoratori stranieri;
- dei minori, che non abbiano raggiunto l’età lavorativa (dieci anni di scuola dell’obbligo e 16 anni di età);
- percettori del reddito di cittadinanza.