La certificazione ENEA è necessaria per la detrazione?

Ecco a cosa serve la certificazione dell'Enea. E quando è necessario inviarla.

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

I contribuenti, per poter accedere alle agevolazioni fiscali connesse ai vari bonus edilizi, devono essere in possesso dell’adeguata certificazione Enea. A ricordarlo è l’ordinanza n. 34151 del 21 novembre 2022 della Corte di Cassazione. L’omessa comunicazione preventiva all’Enea, infatti, costituisce a tutti gli effetti un motivo per il quale le agevolazioni fiscali relative agli interventi di riqualificazione energetica non possono essere concessi.

Secondo i giudici della suprema corte le norme che regolamentano le varie agevolazioni fiscali risultano essere di stretta interpretazione. Per questo motivo, nella loro applicazione, non è possibile andare oltre i loro stretti confini. In caso contrario si correrebbe il rischio che siano derogati illegittimamente i principi di certezza giuridica e di capacità contributiva.

Certificazione Enea: un obbligo inderogabile

A fare il punto della situazione sulla certificazione Enea è stata la Corte di Cassazione, che è intervenuta sull’argomento attraverso l’ordinanza n. 34151 del 21 novembre 2022. I giudici si sono mossi da un caso specifico: una contribuente, che stava installando dei pannelli solari si accingeva ad effettuare dei lavori di riqualificazione energetica, oggetto di agevolazioni fiscali ex articolo 1, comma 344 e seguenti della Legge n. 296/2006. La contribuente, però, aveva effettuato la comunicazione Enea in ritardo (oltre i novanta giorni rispetto alla fine dei lavori). La contribuente, inoltre, non aveva presentato l’asseverazione del tecnico.

Gli uffici tributari, a seguito di un controllo formale della Dichiarazione dei Redditi 2013 (relativi all’anno d’imposta 2012), emettevano una cartella di pagamento ex articolo 36-ter del Dpr n. 600/1973. L’Agenzia delle Entrate, infatti, riteneva non detraibili le spese sostenute per gli interventi di risparmio energetico a causa del ritardo dell’invio della comunicazione Enea e perché mancava una documentazione giustificativa delle spese sostenute.

La presa di posizione ufficiale

Il collegio di primo grado ha prontamente respinto il ricorso della contribuente, che non è stata ritenuta decaduta dall’agevolazione, ma non aveva prodotto in giudizio l’asseverazione che i lavori erano stati eseguiti rispettando completamente ed interamente i requisiti tecnici. Il giudice di secondo grado, però, ha accolto l’appello. Entrando nel dettaglio, il giudice dopo aver dato atto del deposito dell’asseverazione del tecnico nel corso del giudizio e dell’effettiva esecuzione dei lavori aveva espressamente concluso che: “l’invio della comunicazione all’ENEA non ha natura di controllo ma ha natura meramente ricognitiva e nulla è previsto circa il fatto che l’omessa o tardiva comunicazione produca la decadenza dall’agevolazione fiscale, la quale trova la sua ragion d’essere nell’effettività del costo sostenuto”.

Non soddisfatta del giudizio, l’Agenzia delle Entrate ha provveduto a proporre un ricorso per Cassazione. Gli uffici del fisco hanno lamentato la violazione dell’articolo 1, comma 349, della legge n. 296/2006 e dell’articolo 4, comma 1, lettera b), del D.M. 19/02/2007. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’AdE spiegando che “l’omessa comunicazione preventiva all’ENEA entro un termine specifico costituisce una causa ostativa alla concessione delle agevolazioni relative agli interventi di riqualificazione energetica”.

I motivi di questa decisione

La decisione della Corte di Cassazione risulta essere di particolare importanza perché i giudici hanno confermato la necessità della comunicazione Enea per poter accedere alle agevolazioni fiscali. L’omessa presentazione, infatti, ha come effetto la perdita dell’agevolazione fiscale, così come è previsto espressamente dalla norma.

Ricordiamo, infatti, che le disposizioni dell’articolo 4, comma 1, lettera b) D.M 19 febbraio 2007 subordinano espressamente ed in maniera inequivocabile le detrazioni fiscali che spettano ad uno specifico adempimento da assolvere entro un determinato termine.

La norma impone, in altre parole, di effettuare la comunicazione all’Enea per permettere di appurare che al contribuente spetti effettivamente l’agevolazione fiscale: l’obiettivo è quello di evitare eventuali frodi ed attribuire all’organo deputato allo svolgimento dei controlli un termine congruo per poter effettuare i dovuti controlli. È, infatti, necessario verificare che i lavori siano stati effettivamente svolti e siano serviti realmente a salvaguardare l’ambiente attraverso il risparmio dell’energia. o attraverso la sua produzione in maniera pulita.

A cosa serve la Comunicazione Enea

La certificazione Enea ha uno scopo evidente: il legislatore ha realizzato un bilanciamento ragionevole tra la libertà dell’iniziativa economica privata – che verrebbe seriamente ostacolata nel momento in cui il margine temporale per trasmettere la comunicazione all’Enea fosse eccessivo – e la volontà di tutelare l’ambiente. Ed avere la certezza delle entrate fiscali.

In considerazione di tutti questi interessi, il contribuente ha la possibilità di far ricorso all’istituto della remissione in bonis, per sanare l’eventuale omessa presentazione della comunicazione nei termini previsti dalla legge.

Il contribuente ha la possibilità di adempiere tardivamente alla comunicazione Enea rispetto al termine originario a due condizioni:

  • prima che la violazione venga contestate e, comunque vada, prima dell’inizio di accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento delle quali il contribuente abbia avuto formale conoscenza;
  • entro i termini di presentazione della prima dichiarazione utile, versando anche la sanzione di 250 euro.