Premi di produttività, confermata la tassazione agevolata al 5% anche per il 2025

Come previsto dalla Legge di bilancio, l’agevolazione si applica ai premi di risultato riconosciuti ai lavoratori del settore privato con reddito annuo inferiore a 80mila euro

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Andrea Celesti

Giornalista economico-sportivo

Giornalista esperto di economia e sport. Laureato in Media, comunicazione digitale e giornalismo, scrive per diverse testate online e cartacee

Pubblicato: 17 Novembre 2024 13:20

Arriva lo “sconto” sulla tassazione dei premi di produttività riconosciuti ai lavoratori del settore privato. Nel 2025 viene prorogato il dimezzamento di quella originaria al 5%, ad esclusione delle fasce di reddito più elevate. La norma è inserita nella Legge di bilancio all’esame della Camera.

Premi di produttività: cosa sono e a chi si applica l’agevolazione

I premi di risultato, erogati in base a obiettivi specifici, sono pensati per offrire ai lavoratori un incentivo a contribuire alla crescita aziendale. Gli importi variano a seconda degli incrementi di produttività, ma anche in base a redditività, qualità, efficienza e innovazione raggiunte dall’impresa.

Essendo considerati un guadagno aggiuntivo allo stipendio, i premi sono soggetti a una tassazione agevolata, con un’aliquota sostitutiva dell’Irpef (e delle relative addizionali) che si applica fino a un massimo di 3.000 euro lordi, come specificato da Ipsoa.

Una norma inserita nella Legge di bilancio all’esame alla Camera ha prorogato lo “sconto”, introdotto nel 2023, che prevede il dimezzamento della tassazione originaria (dal 10% al 5%) sui premi di risultato riservati ai lavoratori del settore privato con reddito annuo inferiore a 80mila euro.

Secondo il rapporto Digit@Uil 2022/2023, la riduzione dell’aliquota fiscale sui premi di risultato ha dato un forte impulso alle aziende. Nel 2023, ben 2,7 milioni di lavoratori hanno beneficiato di questi incentivi, con un incremento di oltre 400mila unità rispetto al 2020. Il dimezzamento dell’aliquota ha inoltre contribuito ad aumentare il valore medio dei premi, che nel 2023 ha superato i 1.692 euro (+4,5% rispetto al 2022).

In futuro, i premi di risultato potrebbero subire una profonda trasformazione, integrando sempre più criteri legati alla sostenibilità ambientale. La recente approvazione del decreto che recepisce la direttiva europea 2022/2464 (Corporate sustainability reporting standard directive) rappresenta un importante passo in avanti, spingendo le aziende a rivedere i parametri per l’erogazione dei premi, allineandoli agli obiettivi green.

Chi riconosce i premi di produttività?

L’analisi territoriale mostra una concentrazione dei premi di risultato nel Nord Italia, dove opera il 74% delle aziende che li erogano. Seguono il Centro Italia con il 17% e il Sud con il 9%. La Lombardia si conferma la prima regione con 4.970 contratti collettivi che prevedono questo tipo di incentivo, seguita da Emilia-Romagna (3.084) e Veneto (1.991). Situazione opposta per Molise, Valle d’Aosta e Basilicata, con meno di 100 contratti collettivi attivi ciascuna.

I premi di produttività premiano soprattutto i lavoratori del settore dei servizi. È quanto emerge dall’ultimo rapporto del Ministero del Lavoro, diffuso il 15 ottobre scorso, che mostra come il 61% dei depositi sia concentrato in questo settore. L’industria segue con il 38%, mentre l’agricoltura rappresenta una quota residuale (1%).

Secondo il Ministero, nel 2024 sono cresciuti i premi di produttività e i lavoratori potenzialmente interessati. Sono quasi 5 milioni i potenziali beneficiari di questi incentivi, mentre i contratti collettivi che li prevedono sono aumentati del 17% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 17.995.

Nonostante i limiti imposti, l’agevolazione fiscale sui premi di risultato ha incentivato un numero sempre maggiore di aziende a riconoscere il premio ai propri dipendenti. Questo meccanismo sta contribuendo al recupero del potere d’acquisto per circa un quarto dei lavoratori del settore privato su 18 milioni totali.