Cosa prevede il bonus mamme 2025, dall’aggiunta delle lavoratrici autonome alle polemiche

Di seguito tutte le informazioni per ottenere il bonus mamme 2025 e quelle che sono le novità previste dal governo Meloni

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 7 Novembre 2024 12:55

Il bonus mamme 2025 rientra in una generale attenzione da parte del governo verso il tema delle nascite. Ciò si interseca perfettamente con la volontà di garantire un sostegno economico ad alcune famiglie, ovvero quelle con figli a carico. Di seguito spieghiamo esattamente cosa preveda la legge di bilancio 2025.

Bonus mamme 2025, novità

L’ultimo aggiornamento relativo al bonus mamme 2025 studiato dal governo di Giorgia Meloni prevede un allargamento della platea. Applicata un’estensione in favore delle lavoratrici autonome, per le quali sono ovviamente previsti dei paletti:

  • soggetti che non hanno partita Iva con regime forfettario;
  • mamme di due figli possono ottenere una decontribuzione fino al compimento del decimo anno di vita del figlio più piccolo;
  • mamme di tre figli possono ottenere una decontribuzione fino al compimento del diciottesimo anno di vita del figlio più piccolo;
  • possono ottenere il bonus unicamente le lavoratrici che vantano un Isee non superiore a 40.000 euro annui.

Come si ottiene

Siamo in attesa di ulteriori delucidazioni in merito alla legge di Bilancio ma, allo stato attuale, potrebbe non essere necessaria alcuna richiesta. Un sistema automatizzato in favore di migliaia di donne in Italia, che potrebbero usufruire dei vantaggi previsti dall’esecutivo direttamente tramite erogazione dal datore di lavoro.

I vantaggi del bonus mamme

Non è una sorpresa che il governo Meloni si schieri in favore di una maggiore natalità. È un tema ampiamente dibattuto, a patto che la gestazione sia di un certo tipo. Per quanto piovano critiche molto aspre su quelli che sono gli interventi di questo esecutivo e degli altri in precedenza per garantire un solido futuro ai giovani genitori, il bonus mamme prevede la “carta per i nuovi nati”.

Si tratta di un bonus bebè rivisto, destinato a tutti i piccoli nati nel 2025. Vengono riconosciuti mille euro ai genitori che rientrano nella soglia dei 40.000 euro annui di Isee.

Dall’aiuto per le prime spese al bonus asilo nido, che può raggiungere una cifra massima di 3.600 euro annui per i piccoli nati nel 2024. Ciò a patto che i genitori abbiano un secondo figlio di età inferiore ai 10 anni, così come un Isee minore ai 40.000 euro annui già citati.

La Manovra 2025 prevede inoltre una miglioria per i congedi parentali. A partire dal prossimo anno, infatti, sarà prevista una retribuzione fino all’80% per tre mesi. Trenta giorni extra rispetto al passato (2 mesi all’80% e 7 al 30%).

Come spiegato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, è stato modificato anche il sistema di calcolo. Ora è basato sul quoziente familiare e non più sul reddito del singolo contribuente. Ciò prevede che i redditi del nucleo vengano sommati e divisi per il numero di parti risultante dall’attribuzione di un dato coefficiente a ciascun componente.

Le critiche

Immancabili le polemiche relative alla visione politica della maggioranza al governo. Si torna a parlare del tema della natalità, e come potrebbe essere altrimenti, trattandosi di bonus mamme. Il problema sorge laddove vengono escluse le donne con un solo figlio a carico.

Al tempo stesso non si comprende esattamente l’esclusione delle partite Iva forfettarie. Si tratta infatti in moltissimi casi di soggetti in condizioni tutt’altro che eccellenti. Risulta dunque sbagliato accomunare tutti i soggetti nello stesso calderone, da chi guadagna 1.000 euro mensili a chi ne porta a casa 85mila (limite annuo previsto, ndr). Ancora una volta ci si nasconde dietro il concetto di “livello di tassazione conveniente”, evitando di guardare in faccia la devastante e precaria condizione di certe classi sociali.

All’elenco delle escluse si aggiungono:

  • donne che svolgono lavoro domestico;
  • donne in pensione;
  • donne attualmente disoccupate;
  • donno con impieghi in qualità di collaboratrici occasionali.