Arriva la mini Ires: cosa cambia per gli italiani

Nella manovra 2024, dovrebbe trovare spazio anche il taglio dell'Ires ridotta dal 24% al 15% per le imprese che assumono

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

AGGIORNAMENTO: Salta nella Legge di bilancio 2024 la mini-Ires. A differenza di quanto trapelato fino al giorno prima del Consiglio dei ministri di lunedì 16 ottobre, in cui è stata approvata la Manovra 2024, per il momento l’Esecutivo ha deciso di procedere solo con una super deduzione al 120% riservata a chi assumerà dipendenti, con tanto di maggiorazione al 130% per chi sceglierà le categorie svantaggiate: donne con figli, giovani, ex percettori del Reddito di cittadinanza e disabili. 

 

Il prossimo consiglio dei ministri, che si terrà lunedì, darà il via alle prime misure della riforma fiscale. Il viceministro Maurizio Leo ha dichiarato di voler procedere “a tappe forzate” con un provvedimento in ogni consiglio dei ministri. Le prime due misure riguardano la nuova Irpef a tre aliquote, uniformando al 23% i redditi fino a 28.000 euro (finanziata fino al 2024), e la nuova mini-Ires con una riduzione della tassazione per chi effettua assunzioni e una maggiorazione se gli assunti sono giovani, donne o chi esce dal reddito di cittadinanza.

Ires: cos’è e cosa comporta il taglio

Nel decreto legislativo dovrebbe essere quindi incluso il taglio dell’aliquota Ires, che passerebbe dal 24% al 15% per le imprese che assumono. Questa misura è volta a incentivare l’occupazione e il reclutamento da parte delle imprese.

Acronimo di Imposta sul Reddito delle Società, l’Ires è un’imposta che si applica sui profitti (o sulle perdite) delle società. Entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2004, questa è stata originariamente introdotta con il nome di Irpeg (Imposta sul Reddito delle Persone Giuridiche) e le basi giuridiche per la sua istituzione si trovano nell’articolo 73 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). Nel corso del tempo, ha subito varie modifiche. L’obiettivo principale di questa transizione era quello di adeguare il sistema fiscale dei capitali e delle imprese italiano ai modelli predominanti nei Paesi dell’Unione Europea.

A partire dal 2017, la Legge di Stabilità 2016 ha previsto una riduzione dell’aliquota dell’IRES al 24%, aliquota che è ancora attualmente in vigore ma che dai prossimi giorni verrà abbassata.

Gli altri piani del governo

Inoltre, un secondo decreto legislativo dovrebbe recepire l’accordo sulla global minimum tax internazionale, il quale mira a contrastare l’elusione fiscale delle multinazionali, in particolare le aziende high tech. Si prevede che questa misura generi un gettito fiscale atteso di circa 2 miliardi di euro.

Infine, il pacchetto di norme dovrebbe anche includere incentivi fiscali per attirare gli investimenti, offrendo alle imprese che riportano le loro attività in Italia un periodo di 5 anni di agevolazioni fiscali. Questo incentivo mira a promuovere il rimpatrio delle attività produttive nel paese, contribuendo così a rafforzare l’industria e l’occupazione italiane.

Il governo ha pianificato di finanziare il taglio del cuneo fiscale per il 2024 attraverso l’utilizzo della leva dell’extra-deficit, che consentirà di beneficiare 14 milioni di lavoratori. Questa misura, iniziata dai governi precedenti e rafforzata dall’attuale esecutivo di Giorgia Meloni, comporta una riduzione delle tasse sul lavoro di 6 punti per i redditi fino a 35.000 euro e fino a 7 punti per quelli entro i 25.000 euro, portando ad un aumento di fino a 100 euro in busta paga per i lavoratori.

Inoltre, sono previsti due decreti legislativi che rappresentano il primo passo verso la riforma fiscale. Il primo decreto accorpa le prime due aliquote dell’Irpef, portando l’aliquota minima del 23% dai redditi fino a 15.000 euro a quelli fino a 28.000 euro lordi all’anno. Per finanziare questa misura, si prevede una riduzione delle deduzioni/detrazioni fiscali, attraverso un taglio orizzontale della soglia di accesso, portandola a 120.000 euro, poiché la cancellazione totale di alcune agevolazioni è stata giudicata difficile. Questa semplificazione della base imponibile dovrebbe generare circa 1 miliardo di risorse.