Cina e Canada sfidano i dazi di Trump, via alle contro tariffe fino al 15%

La guerra commerciale tra Stati Uniti, Cina e Canada si accende. Mentre Pechino e Ottawa lanciano contro dazi, il Messico raccoglie i frutti della via diplomatica

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 10 Marzo 2025 08:29

Dopo la decisione degli Stati Uniti di aumentare i dazi fino al 20% sui prodotti cinesi, Pechino ha risposto colpendo al cuore dell’economia americana: nuove contro tariffe del 10% e del 15% su grano, pollame e cotone. E mentre il presidente Donald Trump evita ogni domanda su una possibile recessione, il Canada alza la voce. “I nostri dazi resteranno fino a quando gli Stati Uniti non ci mostreranno rispetto”, ha dichiarato il nuovo premier designato Mark Carney.

Il braccio di ferro tra Stati Uniti, Cina e Canada agita i mercati e fa tremare le Borse. L’unico Paese a ritagliarsi il proprio spazio è il Messico che, grazie al pressing dell’industria automobilistica, ha strappato a Trump un congelamento dei dazi sulle esportazioni. Per adesso, almeno.

Contro dazi cinesi al 15% e al 10% su tanti prodotti

Pechino non ha perso tempo. In risposta ai dazi di Trump, ha alzato le proprie tariffe su una lunga lista di prodotti agricoli e industriali americani:

  • al 15% su pollame, grano, mais e cotone;
  • al 10% su soia, carne suina e bovina, frutta, verdura e latticini.

Non finisce qui. Ha incluso nella sua lista nera 15 aziende statunitensi e alzato i dazi anche su carbone, gas naturale liquefatto e petrolio. Inoltre, ha messo nel mirino macchine agricole, pick-up e auto di grossa cilindrata. Il messaggio è chiaro: colpire l’economia americana dove fa più male.

La sfida di Carney: “Dollaro per dollaro”

Anche il Canada risponde e lo fa con Mark Carney, ex banchiere centrale, ora scelto come nuovo premier canadese. Dopo l’addio di Justin Trudeau, Carney sembra voler usare il pugno duro: “Non possiamo permettere che Trump vinca”.

Carney, con un passato tra le fila della Goldman Sachs e due poltrone da governatore di banca centrale alle spalle (Canada e Inghilterra), si dice pronto a difendere il Paese con ogni mezzo. Ha quindi promesso che le tariffe canadesi contro gli Usa resteranno in vigore “fino a quando gli americani non ci mostreranno rispetto”.

A preoccupare il Paese però non ci sono solo i dazi (per cui il Tycoon ha deciso la sospensione), ma anche le continue allusioni di Trump a un’annessione del Canada come 51esimo Stato.

Gli Usa temono la recessione?

La guerra commerciale inizia a colpire anche gli Stati Uniti e Donald Trump ha eluso alcune domande dei giornalisti in merito durante un volo. Il mercato però risponde per lui. Secondo gli economisti intervistati da Reuters, le probabilità di recessione sono aumentate a causa delle scelte commerciali dell’amministrazione Usa.

La soluzione messicana: come ha fatto a sospendere i dazi

E mentre Cina e Canada alzano i toni in risposta ai dazi, ricordiamo la prova di diplomazia del Messico. Questo rischiava di essere uno dei Paesi più colpiti, apertamente minacciato da Trump in più occasioni, anche simboliche, come il cambio del nome del Golfo del Messico.

La presidente Claudia Sheinbaum, però, è riuscita a strappare a Trump un rinvio sui dazi. Un accordo reso possibile da diverse azioni, come la consegna di narcotrafficanti che minacciavano gli Usa e grazie anche all’intervento dell’industria automobilistica americana.

Le case automobilistiche producono gran parte delle loro vetture in Messico e imporre dazi avrebbe fatto lievitare i prezzi negli Stati Uniti. Da qui l’intervento che sembra aver fatto cedere Trump sul rinvio.