Voto Green Deal, la maggioranza Ursula non c’è più. Ue vira a destra?

La 'maggioranza Ursula' perde i pezzi, il PPE guarda a una nuova alleanza a destra, pronto il cambio della guardia alle prossime Europee?

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

Pubblicato: 25 Maggio 2023 09:51

La Commissione europea si è vista respingere dal voto in Parlamento una delle proposte portanti sulla sostenibilità nell’ambito del ‘Green Deal’, il piano per la transizione energetica. Popolari (Ppe) e liberali (Re) si sono infatti alleati con conservatori (Ecr) e sovranisti (Id) inviando un chiaro segnale politico all’esecutivo comunitario: la cosiddetta “maggioranza Ursula”, che ha sostenuto l’attuale Commissione, vaccilla. E a maggior ragione proseguono le manovre di avvicinamento fra Popolari e Conservatori che potrebbe portare ad un cambio della guardia nelle elezioni Europee previste a giugno del 2024, di cui il voto in questione potrebbe essere il primo segnale. Dunque una Unione Europea che è pronta a spostare sul centrodestra il proprio baricentro politico, con Manfred Weber (Popolari) che da settimane dialoga con Giorgia Meloni (a capo dei Conservatori) per  tagliare fuori i socialisti.

Il voto

L’emendamento presentato dai quattro gruppi per chiedere di ritirare la proposta presentata a giugno 2022 è approvato dalla commissione Agricoltura con 30 favorevoli, 16 contrari e nessun astenuto. Affossata contestualmente la proposta di regolamento sul “ripristino della natura” che fissa diversi obblighi di recupero di un’ampia gamma di ecosistemi, mentre si punta alla riduzione dei pesticidi in agricoltura, considerati come nocivi per habitat e ambiente. Il voto contrario di diversi europarlamentari indica come si tema un contraccolpo eccessivo per aziende agricole e agricoltori. Senza dimenticare che già sullo stop ai motori termici dal 2035 si erano registrati parecchi maldipancia all’interno del Partito Popolare.

“Ora bisogna vedere succederà tra oggi e la plenaria, ma è evidente che è un voto che rispecchia il parere delle commissioni e che va tenuto in considerazione”, ha spiegato la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola. La proposta normativa Ue sul ripristino della natura punta al ripristino della biodiversità a tutela degli ecosistemi terrestri e marini dando la priorità a quelli con il maggior potenziale di rimozione e stoccaggio del carbonio e di prevenzione o riduzione dell’impatto di disastri naturali come le inondazioni.

Il piano della Meloni

E qui si innesta il piano sul lungo periodo di Giorgia Meloni, che punta a traghettare Fratelli d’Italia ad un’alleanza solida e stabile col PPE sganciandosi dai Conservatori e allontanandosi ulteriormente dai sovranisti. La presidente del Consiglio italiana sta stringendo rapporti sempre più stretti col leader dei Popolari Manfred Weber, che a sua volta punta a sganciare il PPE dall’alleanza coi socialisti e prendere il posto di Ursula von der Leyen a capo della Commissione. Un patto di ferro che ha indispettito Antonio Tajani, amico personale di Weber, che ora è pronto a sostenere l’altra Popolare Roberta Metsola insieme a Forza Italia.

La Lega esulta

“Il sonoro schiaffo riservato alla proposta di legge sul ripristino della natura, bocciata sia dalla commissione agricoltura che dalla commissione pesca al Parlamento Europeo, dovrebbe imporre una riflessione ai vertici dell’Ue”. Lo riferiscono fonti della Lega al Parlamento Europeo.

Il “ravvedimento” del Ppe, secondo le stesse fonti, “conferma ancora una volta che la cosiddetta ‘maggioranza Ursula’ è ormai sepolta e, in vista del 2024, fa tramontare la sconsiderata idea della sinistra che la transizione ecologica sia da portare avanti sulle spalle di imprese, lavoratori e famiglie”.

“Il commissario Timmermans ascolti gli appelli che ormai provengono da più parti e si fermi, prima che sia troppo tardi – concludono le fonti – c’è chi, come la Lega, denuncia quelle scelte sbagliate fin dal primo giorno; qualcun altro sente odore di elezioni e prova a rimediare agli errori commessi fino a oggi”.