Rischiamo la stagflazione? Cos’è e quali rischi per noi cittadini

Abbiamo davanti uno scenario spaventoso per le nostre tasche, con la stagnazione e l'inflazione che potrebbero avvenire nello stesso momento

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Il mondo delle banche e della finanza lancia l’allarme sulla stagflazione. Si tratta di uno scenario già vissuto dopo lo shock petrolifero degli anni ’70 che potrebbe ripresentarsi oggi a causa dell’aumento del costo di gas e petrolio, dunque delle materie prime e della logistica e, non ultima, la guerra in Ucraina, che rischia di infliggere un duro colpo all’economia mondiale. Ma che cos’è esattamente la stagflazione?

Che cos’è la stagflazione, il mix di stagnazione e inflazione

Con il termine stagflazione, che nasce come parola ibrida tra stagnazione e inflazione, viene identificato un fenomeno che ha iniziato a presentarsi nei Paesi occidentali a partire dalla fine degli anni ’60, e che ha segnato la storia del decennio successivo.

L’inflazione è un aumento generale dei prezzi, mentre la stagnazione identifica una crescita minima o addirittura nulla dell’economia reale. Si tratta di due scenari che fino a quel momento si erano presentati in epoche diverse.

Per John Maynard Keynes e gli economisti post keynesiani, infatti, erano di fatto incompatibili. Fu invece Milton Friedman a prevedere l’avvento della stagflazione, che da quel momento entrò nei manuali economici.

Cosa causa la stagflazione e perché influenza i consumatori

A causare la stagflazione è la coincidenza di due o più fenomeni. La crescita bassa o nulla può dipendere da una bassa produzione, con stipendi bassi e minore potere di acquisto delle famiglie. Dall’altra un aumento generale dei prezzi, spesso innescato da un rincaro sulle materie energetiche che si ripercuote su tutte le filiere.

I consumatori non riescono dunque a sostenere le spese a causa degli stipendi troppo bassi. La domanda rallenta, le famiglie ricorrono ai pochi risparmi e li sperperano, e la produzione arranca, in un circolo vizioso dal quale è molto difficile uscire. Quando la stagflazione divenne sistemica in tutto l’Occidente a causa del rialzo del petrolio negli anni ’70, i governi faticarono a trovare mezzi adeguati per affrontarla.

Perché oggi siamo tutti a rischio stagflazione: cosa succede

Oggi stiamo assistendo esattamente a questo, cioè a una crescita dei prezzi non associata a una crescita della domanda, e dei salari, ma provocata da fattori esterni e difficilmente controllabili. La guerra in Ucraina sta avendo come effetto diretto un ulteriore rialzo delle materie prime, tra tutte il gas e il petrolio, ma anche del grano, direttamente sui Paesi del Terzo Mondo e indirettamente sull’Europa e il resto del mondo.

Per il nostro Paese, che non è autosufficiente per quanto riguarda la produzione di energia, l’aumento dei costi di gas e petrolio è particolarmente importante, perché fa aumentare a cascata i costi per produrre ogni bene e servizio, e dunque causa un aumento generalizzato dei prezzi, che si ripercuote tanto sulle aziende quanto sui singoli cittadini.

Abbiamo già assistito a un caro prezzi impressionante nella prima parte dell’anno, con le bollette di gas e luce schizzate verso cifre record. Un ulteriore rialzo potrebbe bloccare definitivamente il sistema manifatturiero italiano, arrestando la produzione e la crescita, e facendoci piombare in un periodo di stagflazione.

L’Italia rischia la stagflazione? Cosa potrebbe salvarci

Nonostante guerra e crisi energetica stiano già pesando sulle nostre tasche, sul sistema economico e su quello bancario, l’Italia non è in stagflazione in questo momento. La crescita è infatti garantita, per il momento, dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr che ha allocato le tante risorse provenienti dall’Europa per la rinascita del Paese dopo il duro colpo della pandemia di Covid.

Non è detto però che possa bastare per fare fronte a un aumento dei prezzi che potrebbe arrivare anche al 5% e oltre nell’Eurozona. La palla a quel punto rimbalzerà alla Banca Centrale Europea, che dovrà decidere se intervenire sull’inflazione, e alzare i tassi, o sulla decrescita, lasciando i tassi bassi e aiutando l’economia. La scelta sarà condizionata anche dall’andamento della guerra in Ucraina e dall’auspicabile fine del conflitto.