Scuole vecchie, a rischio e poco sicure: quali le regioni messe peggio

Il nuovo report di Legambiente fa luce su un noto problema tutto italiano: molte scuole sono oggi poco sicure, vecchie e - per questo motivo - a rischio

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Un nuovo report di Legambiente fa luce su un problema purtroppo tristemente noto per l’Italia, che preoccupa non poco i genitori: molte scuole del Paese sono oggi poco sicure, vecchie e – per questo motivo – a rischio. Alcune regioni, come è emerso dai dati pubblicati, sono però messe peggio di altre.

Scuole in Italia poco sicure: le regioni messe peggio

Come emerso dalla XXII edizione di Ecosistema Scuola, il report di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi, l’Italia presenta ancora forti ritardi sulla messa in sicurezza degli edifici scolastici e sull’efficientamento energetico, registrando un divario crescente tra le scuole del Nord, quelle del Sud e delle Isole.

Secondo quanto dichiarato dalle amministrazioni locali, specialmente nel Meridione, quasi il 37% delle scuole necessita di interventi urgenti, mentre quelle delle Isole hanno urgenza di intervenire su oltre la metà degli edifici (contro il 23% delle richieste avanzate invece per il Nord.

Nonostante quasi il 60% degli edifici ha beneficiato di interventi di manutenzione straordinaria negli ultimi 5 anni – dato in costante incremento rispetto al passato – anche la media di fondi stanziati a edificio per la manutenzione straordinaria non è stata equa: “Il Centro-Nord investire mediamente sopra i 35 mila euro, mente il Sud e le Isole sotto i 20mila euro”, si legge nel report, nonostante il fabbisogno di interventi per le scuole dell’Italia meridionale sia molto più consistente.

Ad esempio, sui 5.616 edifici oggetto dell’indagine, 274 sono in zona sismica 1, di questi ben 199 in Comuni siciliani dove solo 8 risultano costruiti secondo le tecniche antisismiche, su 2 sono stati realizzati interventi di adeguamento sismico e solo su 111 è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica.

L’indagine restituisce una fotografia sullo stato dell’edilizia scolastica dei 94 Comuni capoluogo di provincia che hanno inviato i dati del 2021, relativi ai 5.616 edifici scolastici di loro competenza, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, frequentati da una popolazione di oltre un milione di studenti. Sapere che molti di questi non sono sicuri, quindi, è un dato che al momento preoccupa e non poco.

Ancora oggi, infatti, solo il 51,5% degli edifici dispone del certificato di agibilità e il 46,7% di collaudo statico, dati che nel caso delle città delle Isole scendono rispettivamente al 29,5% e al 32,4%. Gli edifici con certificato di prevenzione incendi, nonostante gli stanziamenti introdotti negli anni per la messa a norma, sono il 51,4% (il 32% nelle Isole).

Le scuole a rischio in Italia

Come denunciato da Legambiente, sono 274 gli edifici scolastici dei Comuni capoluogo, frequentati ogni giorno da 51.066 studenti, posti in zona sismica 1: dai dati forniti dalle amministrazioni solo 20 risultano progettati e/o adeguati alla normativa antisismica, mentre Messina, Siracusa e Benevento, rispettivamente con 121, 45 e 19 edifici in zona 1 non hanno fornito questa informazione.

Gli edifici in zona sismica 2 sono invece 1.288, per una popolazione scolastica di 265.499 studenti: solo 148 vengono dichiarati progettati o adeguati alla normativa antisismica, ma Salerno, Trapani e Treviso, rispettivamente con 53, 41 e 39 edifici, non hanno comunicato il dato.

Nonostante il 53,8% dei Comuni dichiara di aver realizzato interventi di adeguamento sismico negli ultimi 5 anni, tali lavori hanno interessato solo il 3,1% degli edifici. Nelle Isole le amministrazioni che sono intervenute sono appena il 27,3%, in particolare in Sicilia, dove sono presenti tutti i 389 edifici scolastici posti in zona sismica 1 e 2 delle Isole, negli ultimi 5 anni sono stati realizzati interventi di adeguamento sismico solo su 2 edifici, uno a Messina e uno a Catania.

Negli ultimi 5 anni a beneficiare di interventi di manutenzione straordinaria è stato il 59,3% degli edifici scolastici, resta tuttavia un 30,6% di edifici che ne necessita di urgenti. Dato quest’ultimo che al Sud sale al 36,8%, per arrivare al 53,8% nelle Isole.

Maggiore capacità di spesa emerge da parte delle amministrazioni del Sud che tuttavia ancora non raggiunge i livelli di quelle amministrazioni, soprattutto del Nord, che in valore assoluto spendono di più per la manutenzione straordinaria degli edifici scolastici di loro competenza.

Bolzano e Belluno si confermano per il secondo anno consecutivo nella top five dei Comuni che spendono di più in manutenzione straordinaria, affiancate quest’anno da Alessandria, Novara e Modena, tutti Comuni del Nord. Parma, Alessandria e Mantova in quella relativa alla manutenzione ordinaria, raggiunte quest’anno in vetta da Firenze e Forlì.

Sostenibilità, mobilità ed efficienza energetica: strada ancora in salita per le scuole italiane

Se si vogliono rendere tutte le scuole meno energivore e implementare la produzione di energia da rinnovabili in questo settore, in Italia, c’è ancora molto da fare. Seppure a livello nazionale l’81,1% delle amministrazioni dichiara di aver realizzato interventi per l’efficientamento energetico delle scuole, questi interventi sono stati rivolti solo al 17,1% degli edifici scolastici (dato che al Nord sale al 21,2% mentre nelle Isole riguarda appena il 5,8% delle scuole).

Tra gli interventi maggiormente realizzati vi sono la sostituzione di caldaie, vetri e serramenti quindi lavori di isolamento delle coperture e delle pareti esterne.

Riguardo i servizi messi a disposizione degli studenti e delle famiglie – diversi dai bonus stanziati – la situazione non è migliore, a partire dalla mobilità casa-scuola:

  • soltanto il 24% degli edifici scolastici nel nostro Paese è raggiungibile tramite servizio di scuolabus;
  • nel caso delle scuole del Centro una su due (50,7%), delle Isole il 16,6% e del Nord appena il 14,8%.

Servizio che non viene certo compensato dall’attivazione delle linee scolastiche visto che solo il 10,3% degli edifici scolastici può essere raggiunto con questa modalità. Se si analizzano inoltre i dati legati al pedibus, al bicibus o alla presenza di piste ciclabili nelle aree antistanti le scuole, tutti servizi a beneficio degli studenti per favorire il loro desiderio di indipendenza nel percorso casa-scuola, sono ancora più sconfortanti:

  • solo il 4,7% delle scuole è raggiungibile grazie al servizio di pedibus;
  • lo 0,1% tramite bicibus;
  • il 17,9% in modo autonomo in bicicletta grazie alla presenza di piste ciclabili.

È da evidenziare, a tal proposito, (di nuovo) la grande differenza esistente tra le diverse aree del Paese:

  • al Nord troviamo piste ciclabili nelle aree antistanti il 25,3% delle scuole;
  • al Centro il 13,3%;
  • al Sud l’8,1% e nelle Isole il 2,8%.

I Comuni che dichiarano di realizzare progettazioni partecipate sulla mobilità con le scuole sono il 47,3%, tuttavia anche in questo caso con notevoli differenze:

  • al Centro ben il 63,6% delle amministrazioni le prevede;
  • al Nord il 56,7%;
  • nelle Isole il 16,7%;
  • al Sud il 12,5%.

Scuole e servizi alle famiglie: troppe differenze tra Nord e Sud

Anche il servizio mensa presenta forti sperequazioni tra le diverse aree del Paese, traducendosi in ulteriori disservizi per le famiglie (qui gli aiuti che i genitori disoccupati, in difficoltà, possono chiedere). Infatti, se a livello nazionale le mense sono presenti nel 75,3% degli edifici scolastici, al Nord le troviamo nell’ 89,8%, al Centro nel 76,8%, al Sud nel 56,2%, nelle Isole solo nel 38,3%.

Nel Piano di estensione del tempo pieno e mense del PNRR sono stati stanziati 600mln di euro per realizzare 1.000 locali, spazi nuovi o riqualificati, da destinare a mense anche per facilitare il tempo pieno. Tuttavia, dal primo elenco degli interventi ammessi, considerati anche gli ammessi con riserva, su 600 solo 36 riguarderanno la Sicilia e la Sardegna.

“Per colmare il gap esistente tra le diverse aree del Paese si rende probabilmente necessario trovare una modalità diversa di attribuzione dei fondi rispetto a quella attuale, legata alla capacità progettuale e quindi di accedere alle risorse da parte delle singole amministrazioni”, ha infatti spiegato Legambiente.

“Il PNRR può inaugurare una nuova modalità di messa a terra delle risorse, ma non è la soluzione a tutto. Da qui ai prossimi anni – ha dichiarato a tal proposito Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – il grande nodo rimane la qualità diffusa delle scuole.

I lievi miglioramenti registrati nel 2021 sono troppo lenti e rischiano, in assenza di interventi diffusi e rapidi, di non superare mai il cronico stato di emergenza. Il fattore tempo è determinante ora più che mai, per questo è importante avviare un percorso di rinnovamento e messa in sicurezza per la scuola. È questa a nostro avviso la direzione che si dovrebbe intraprendere, come spieghiamo nelle dieci proposte e nell’appello che abbiamo rivolto al ministro dell’Istruzione e all’Esecutivo Meloni”.