Come i russi scambiano i rubli (e aggirano i divieti di Putin)

Esiste un vero e proprio “mercato nero dei rubli”, al quale molti cittadini russi si stanno rivolgendo per aggirare i divieti del Presidente Putin

Il crollo del rublo sta particolarmente preoccupando non solo gli investitori, ma anche i cittadini russi, che devono fare i conti ora anche con i controlli sui capitali imposti da Putin, dopo l’invasione dell’Ucraina. Il piano per isolare lo zar, che ha innescato tutta una serie di sanzioni pesanti da parte dell’Occidente, ha dato vita a un vero e proprio mercato nero del rublo, con tantissime persone che si stanno affrettando a scambiare denaro per dollari USA o euro, aggirando i divieti del Governo.

Come i russi stanno scambiando rubli, aggirando i divieti di Putin

Sono nate diverse chat nell’app di messaggistica di Telegram usate dalle persone in Russia per organizzare incontri finalizzati all’acquisto di valute estere. A portare alla luce il fenomeno è stato Mediazona, un media russo indipendente. Secondo il reportage, più di 2.000 persone hanno preso parte a queste chat, la maggior parte delle quali residenti a Mosca, San Pietroburgo e nella regione meridionale di Kuban.

Gli appuntamenti per lo scambio di rubli (in cambio appunto di dollari o euro) si sarebbero svolti – e continuano a svolgersi in realtà – in stazioni ferroviarie e in posti più meno insospettabili (come ristoranti e tavole calde) per non dare nell’occhio o destare sospetto.

Non tutte le chat Telegram sono finalizzate allo scambio, alcune semplicemente forniscono consigli su come “salvare” i propri risparmi ora che il rublo è crollato, rimandando poi a chi attualmente vende o acquista valuta estera.

Cosa rischia chi cambia e vende il rublo, adesso, in Russia

L’indagine giornalistica sta facendo parecchio il giro dei media perché porta a galla un sistema che, di fatto, è in grado di aggirare le leggi di Putin. Da quando le sanzioni hanno messo in difficoltà le finanze di Mosca (qui chi sono gli oligarchi finiti nel mirino), diversi sono stati i tentativi del Cremlino di bloccare il crollo del rublo.

Per questo motivo le autorità russe hanno replicato mettendo in guardia chi attualmente vende o acquista il rublo con euro o dollari. Il cambio valuta organizzato con app di messaggistica, online e/o sui social – hanno spiegato – potrebbe rientrare nelle leggi contro le “attività bancarie illegali” e le sanzioni penali potrebbero arrivare fino a sette anni di carcere.

Per non perderti le ultime notizie e ricevere i nostri migliori contenuti,
iscriviti gratuitamente al canale Telegram di QuiFinanza: basta cliccare qui.

Perché il rublo è crollato dopo l’invasione dell’Ucraina

Già qualche giorno dopo l’invasione dell’Ucraina, in Russia sono state tantissime le persone che, spaventate dal conflitto, erano corse in banca e agli sportelli per prelevare denaro contante in dollari o euro.

La mossa di accettare pagamenti solo in rubli (qui i settori a rischio) mira quindi a far aumentare la domanda di moneta russa nel mercato internazionale, che si era già indebolita rispetto al dollaro nelle settimane prima che la Russia invadesse l’Ucraina, passando da circa 75 a un dollaro a circa 85 a un dollaro tra l’inizio del 2022 e l’invasione russa dell’Ucraina a febbraio (il che significa che erano necessari altri 10 rubli per acquistare un singolo dollaro sul mercato internazionale). La situazione è poi precipitata dopo l’invasione, con il valore del rublo è crollato a quasi 145 in quindici giorni.

Il risultato delle sanzioni imposte dall’Europa e dall’Occidente è stato l’indebolimento dei meccanismi commerciali e finanziari. E questo, a sua volta, ha provocato un abbattimento del tasso di cambio del rublo, perché nessuno voleva più detenere la valuta di un paese con cui non si può commerciare liberamente. Vedendo il valore del rublo perdere appeal, il Cremlino ha allora imposto una serie di controlli sui capitali per fermare i forti deflussi di valuta.

Da quel momento in poi il rublo è rimbalzato a livelli quasi pre-invasione, continuando a salire, così la strategia di Vladimir Putin è stata affinata, passando allo step successivo: l’ordine agli importatori di gas di  pagare in rubli anziché in dollari o euro (il perché di questa decisione e le conseguenze ve lo abbiamo spiegato qui).

La strategia di Putin sta funzionando?

Il 23 marzo, il presidente russo ha chiesto ai paesi europei di pagare tutte le importazioni di gas naturale in rubli anziché in dollari USA o euro. Del perchè lo stop delle forniture potrebbe generare una crisi energetica lo si apprende facilmente: attualmente l’Unione Europea importa dalla Russia il 40% del proprio fabbisogno di gas naturale. Al momento quindi l’Ue non può ridurre di colpo la sua dipendenza dalle importazioni di energia da Mosca, né tanto meno tagliare completamente le forniture.

A seguito delle sanzioni introdotte da Putin e imposte alle aziende russe che non usano più il dollaro o l’euro, le imprese europee sono costrette ora a trovare intermediari, quelli che accettano dollari ed euro, li convertono in rubli e permettono agli europei di pagare le importazioni di gas naturale.

A questo punto, una domanda sorge spontanea, ovvero: se il cambio diretto dollaro/euro in rublo non è possibile, quale valuta potrebbe essere utilizzata come intermediario? La risposta più probabile è, secondo gli esperti, lo yuan cinese (che potrebbe prendere il sopravvento sul dollaro, che predomina il mercato degli scambi internazionali). In tale scenario, dollari/euro verrebbero scambiati con yuan e questo, a sua volta, scambiato con rubli.

Vista la ripresa del rublo a livello internazionale, quello di Putin potrebbe essere visto da molti come un colpo da maestro, ma la verità è che questo meccanismo reggerà fino a quando l’Europa non trova un’alternativa. Allo stato attuale delle cose, l’equilibrio è assicurato perché, come abbiamo detto, l’Occidente dipende dall’energia russa e non può farne a meno dall’oggi al domani, ma tutto potrebbe crollare da un momento all’altro, soprattutto se l’Ue – come previsto dagli analisti – di tutta risposta decidesse di imporre più dazi sulle importazioni russe di petrolio. Di fatto potrebbe quindi aprirsi una terza fase di attacco, con l’approvazione di nuove sanzioni che permettendo in questo modo di recuperare terreno e di portare a termine l’acquisto di forniture russe a un prezzo in forte sconto.