L’Europa dice sì al Ponte sullo Stretto? Cosa sono i corridoi RTE-T

Dopo averlo annunciato in campagna elettorale, Matteo Salvini vuole rispettare la promessa: perché l’infrastruttura è così centrale per l’Unione europea

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Durante la riunione dei ministri europei delle Infrastrutture e dei Trasporti svoltasi in questi giorni a Bruxelles, Matteo Salvini (titolare del dicastero italiano) è tornato a rimarcare la volontà del governo di centrodestra di realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina. In particolare ne ha parlato con la commissaria Ue dei trasporti Adina Valean che, un po’ a sorpresa, ha mostrato un atteggiamento di apertura, dichiarando di sapere che “per il governo italiano è molto importante, per questo ci siamo messi a disposizione”.

“Siamo uniti e decisi nel riprendere in mano il progetto di costruzione di un collegamento rapido tra Calabria e Sicilia” ha affermato il capo del Carroccio durante uno scambio di battute con i giornalisti. “Dopo 54 anni di mancati sforzi e continue incertezze, ora la nostra volontà è quella di realizzare quest’opera di straordinaria importanza facendo partire i lavori entro due anni

Ponte sullo Stretto, l’endorsement dell’Unione europea e il progetto di Matteo Salvini

Il primo passo è stato quello di revocare lo stato di liquidazione della società denominata Stretto di Messina Spa, fondata nel lontano 1981 proprio per svolgere il ruolo di principal partner nel conseguimento dell’opera. Si tratta di un’azienda di Stato che vede la partecipazione di Rete ferroviaria italiana (RFI), Anas, regione Calabria e regione Sicilia. Dopo oltre trent’anni di studi di fattibilità e progetti commissionati da Palazzo Chigi, nel 2013 il governo Monti dichiarò l’infrastruttura irrealizzabile e mise in stato di liquidazione la società, facendo prospettare un abbandono completo di ogni prospettiva futura.

Ora, come promesso in campagna elettorale, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di riaprire la partita. In sede europea, dopo un confronto approfondito in particolare con gli omologhi francesi, tedeschi e austriaci, il segretario della Lega ha ricevuto un primo riscontro positivo da parte delle istituzioni comunitarie e dei colleghi degli Stati membri, arrivando ad affermare che “abbiamo tempi e finanziamenti certi, finalmente porteremo a compimento l’anello mancante del corridoio Scandinavo Mediterraneo, tra i progetti principali delle reti RTE-T“. Ma a cosa si riferisce Salvini con quest’ultima frase?

Cosa sono le RTE-T e perché sono così importanti nella connessione tra l’Italia e l’Europa

Le reti transeuropee dei trasporti (RTE-T) sono un insieme di infrastrutture di mobilità e spostamento presenti sul territorio del Vecchio Continente. La loro funzione integrata è principalmente quella di consentire e agevolare la libera circolazione delle merci e delle persone, secondo il principio stabilito dai Paesi membri e reso ufficiale tramite l’Accordo di Schengen.

Il trattato venne sottoscritto nella cittadina del Lussemburgo con l’obiettivo di eliminare i controlli alle frontiere e rendere più agevoli gli scambi economici all’interno dell’area geografica che comprende i territori dei primi cinque Stati firmatari, ossia la Germania, la Francia, il Belgio, i Paesi Bassi e appunto il Lussemburgo.

Le basi giuridiche delle reti RTE-T e il ruolo svolto nella circolazione di merci e persone

Con il passare degli anni, quasi tutti gli altri Paesi membri dell’Unione europea hanno aderito all’accordo. L’Italia lo ha fatto nel 1990, in concomitanza con la sottoscrizione della Convenzione di Schengen: parliamo del documento che – a distanza di appena qualche anno dalla creazione dell’Accordo – venne redatto per individuare i parametri e le linee direttive di esecuzione del Trattato.

Da allora, tutti i cittadini degli Stati che hanno aderito all’iniziativa possono contare su una libertà molto maggiore per quanto riguarda gli spostamenti fisici e l’invio di merci e materiali, ma anche sotto molti altri punti di vista, a cominciare dalla circolazione dei capitali economici e arrivando alla somministrazione di servizi da parte di aziende e multinazionali.

Perché si parla della Convenzione di Schengen e cosa c’entra il Ponte sullo Stretto

Questo passaggio ha significato un vero e proprio cambio di paradigma nella gestione della materia: infatti, fino ancora alla fine degli anni Ottanta, la normativa sulla costruzione delle infrastrutture di trasporto era rimasta di stretta competenza degli Stati nazionali, senza che ci fosse un’interazione strutturata con gli altri partner del continente europeo. La regola che soggiaceva a questo meccanismo era quella dell’autoreferenzialità nella costruzione delle infrastrutture e non della collegialità nelle scelte.

Pochi anni dopo la sottoscrizione della Convenzione di Schengen, mentre altri Paesi come Spagna e Portogallo aderivano all’iniziativa, i vertici delle istituzioni comunitarie hanno pensato di mettere letteralmente “a terra” il progetto di libera circolazione di merci e persone attraverso la realizzazione di una fitta rete di infrastrutture che garantisse quanto stabilito e sostenesse il Mercato Unico, rafforzando la crescita, l’occupazione e la competitività dell’Unione europea.

Da qui l’accordo comune raggiunto nel 1997 per la costruzione delle RTE-T in tutta Europa (in lingua inglese vengono definite TEN-T, acronimo di Trans European Networks – Transport). Il principio giuridico dell’intesa sta nel Trattato di Amsterdam, uno dei documenti fondativi della vita comunitaria, siglato proprio in quell’anno nella metropoli olandese, anche se le linee generali erano già state indicate nel precedente Trattato di Maastricht del 1992.

Ponte sullo Stretto: in quale piano europeo è inserito

Con l’aggiornamento dei progetti dei vari Paesi membri realizzato nel 2013, sono state individuati 9 assi di collegamento che coprono all’incirca tutto il territorio dell’Unione europea, consentendo la circolazione di mezzi e persone attraverso strade, autostrade, reti ferroviarie e canali di navigazione.

L’Italia, in proporzione variabile, è presente in 3 dei 9 piani di interconnessione. Nello specifico sono questi:

  • il Corridoio Baltico Adriatico, che collega i due omonimi mari partendo dalle coste settentrionali della Polonia per giungere fino all’Italia settentrionale, attraverso l’Austria e la Slovenia e arrivando nella zona delle nostre Alpi orientali;
  • il Corridoio Mediterraneo, che collega la Penisola Iberica con il confine orientale tra l’Ungheria e l’Ucraina: anche in questo caso viene attraversata l’Italia settentrionale, così come la Francia, la Croazia e la Slovenia;
  • il Corridoio Scandinavo Mediterraneo, che collega il Mar Baltico con Malta passando attraverso la Finlandia, la Svezia, la Germania e ovviamente tutta la penisola italiana.

Reti RTE-T, tutte le altre infrastrutture italiane volute (anche) dall’Europa

Il Ponte sullo Stretto di Messina è una delle poche infrastrutture mancanti per completare in via definitiva il Corridoio Scandinavo Mediterraneo, che tra l’altro vede già la presenza al proprio interno di una linea di trasporto italiana, ossia la galleria di base del Brennero.

Parlando invece degli altri due assi di collegamento ed interconnessione, è possibile parlare di una centralità del fiume Po e dei suoi canali di navigazione all’interno del Corridoio Mediterraneo, che passa anche attraverso la linea ferroviaria tra Torino e Lione e per quella che collega Trieste con Lubiana. Non c’è invece nessuna infrastruttura particolarmente determinante per il Corridoio Baltico Adriatico, che comunque vede il proprio sbocco finale sulle coste del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto.