Perché l’inflazione scende ma la spesa resta carissima

Le stime preliminari dell'Istat a marzo segnano un indice dei prezzi in calo ai livelli di maggio 2022, ma non per i beni alimentari, per la casa e la persona

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Il carovita torna a scendere ai livelli di maggio 2022 grazie alla frenata del costo dell’energia, ma i prezzi di alimenti e dei prodotti di uso quotidiano rimangono alti. Secondo quanto emerge dalle stime preliminari dell’Istat a marzo “prosegue la fase di rapido rientro dell’inflazione” che cala al 7,7% rispetto al 9,1% registrato nel mese precedente. I rincari sul carrello della spesa crescono però di 5 punti percentuali in più.

Inflazione in calo: i dati Istat

Stando ai dati dell’Istituto di statistica, su base mensile l’indice dei prezzi al consumo ha fatto registrare una diminuzione dello 0,3%, segnando il tasso più basso degli ultimi mesi e avvicinandosi ai livelli di maggio dell’anno scorso, quando era al 6,8%.

Una tendenza in discesa dovuta al rallentamento del costo delle materie energetiche, che però non riesce a incidere sui prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, rimasti su base tendenziali stabili al 12,7%.

“Il rallentamento del tasso di inflazione si deve, in prima battuta – scrive l’Istat – alla decelerazione su base annua dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +40,8% a +18,9%) e alla flessione più marcata di quelli degli energetici regolamentati (da -16,4% a -20,4%) e, in misura minore, dalla contrazione dei prezzi degli alimentari lavorati (da +15,5% a +15,3%), dei beni non durevoli (da +7,0% a +6,8%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,4% a +6,3%)”

Effetti che sono però in parte frenati “dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +8,7% a +9,3%), dei tabacchi (da +1,8% a +2,5%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,1% a +6,3%)”, si legge ancora nella nota dell’Istituto.

Coldiretti evidenzia, in proposito, un’inversione di tendenza e un aumento dei prezzi dei vegetali freschi del 9,4% sotto la spinta del combinato disposto del cambiamento climatico e dei costi di produzione.

L’inflazione di fondo (che esclude i prezzi di energia, cibo, alcol e tabacco) rimane in rialzo, nonostante l’Istat sottolinei che “sembra perdere lo slancio che aveva contraddistinto i mesi precedenti“, e aumentano anche i beni alimentari non lavorati, che fanno segnare “ancora una moderata accelerazione” (da +6,3% a +6,4%) (qui avevamo già parlato della frenata dell’inflazione).

Per le associazioni dei consumatori, i dati in discesa sul carovita non sono ancora sufficienti per alleggerire l’impatto dei rialzi subito negli ultimi mesi dai cittadini: “Per una coppia con due figlio, ad esempio – ha affermato Massimiliano Dona, presidente di Unione nazionale consumatori -, la stangata è pari a 2.306 euro su base annua, di cui 1.015 solo per mangiare e bere, 1.062 euro per il solo carrello della spesa. Ma non basta: urge che i prezzi si abbassino e tornino ad essere normali e sostenibili per le famiglie” (qui la mappa delle città in Italia più colpite dall’aumento dei prezzi).

Inflazione in calo: la tendenza in Europa

La tendenza verso il ribasso dell’inflazione registrata in Italia viaggia in parallelo con il calo dei prezzi nell’area dell’euro che, secondo le stime dell’Eurostat, a marzo dovrebbe attestarsi al 6,9% in netta discesa rispetto all’8,5% di febbraio (qui avevamo riportato le previsioni della presidente della Bce Lagarde sull’inflazione).

In Europa il tasso più alto è atteso su prodotti alimentari, alcolici e tabacco (15,4%, dal 15% di febbraio), seguito dai beni industriali non energetici, servizi e energia (-0,9%, rispetto al 13,7% di febbraio). Per l’Italia l’Istituto di statistica europeo stima un calo dell’inflazione armonizzata all’8,2%, dal 9,8% di febbraio.