Inflazione in calo in Italia, con l’indice dei prezzi al consumo arrivato al 10% nel mese di gennaio 2023, rispetto all’11,6% del mese precedente, secondo i dati riportati dall’Istat. La situazione starebbe migliorando rispetto allo scorso periodo, ma si tratta solo una illusione. Il risultato positivo monitorato oggi è stato infatti condizionato dal calo dei prezzi dei beni energetici regolamentati (-12%), ma sono in aumento quelli degli alimentari non lavorati (+8%). Viene rilevata un’accelerazione dei prezzi dei beni durevoli (+6,8%) e di quelli non durevoli (+6,7%).
L’inflazione di fondo, escludendo i beni energetici e gli alimentari freschi, è salita dunque al +6% su base annuale, mentre quella al netto dei soli beni energetici è rimasta stabile al +6,2%. Questi dati fanno presagire una decisa riduzione dell’inflazione in Italia nel corso del 2023, in linea con le previsioni degli esperti del settore, ma questo non si tradurrà necessariamente nella diminuzione del costo della vita per le famiglie del Belpaese.
Inflazione al 10%, ma è una “mera illusione”
Confesercenti prevede che nei prossimi mesi assisteremo a una “decisa riduzione dell’inflazione”, che dovrebbe essere dimezzata, con una variazione dell’indice dei prezzi tra il 5% e il 6% circa dovuta al rientro dei prezzi energetici da una parte e alla linea dura della Banca Centrale Europea dall’altra. La Bce punta infatti tornare al livello obiettivo del 2%, ma questo sarà raggiungibile solo nel 2025.
I dati raccolti dall’Istat evidenziano un leggero aumento nella componente di fondo. Emerge dunque che le pressioni sui prezzi sono ormai strutturali nella nostra economia. Qua la rilevazione sull’aumento dei prezzi nel carrello. Come ha sottolineato anche il Codacons, che segnala che per quanto riguarda i prezzi al dettaglio “l’Italia è messa ancora male”, e il ribasso registrato a gennaio è una “mera illusione ottica” dovuta esclusivamente al calo dei prezzi dei beni energetici.
Tassi di interesse in aumento: cosa accadrà
Le prossime mosse dell’Europa potrebbero avere un forte impatto negativo sui risparmiatori. La Banca Centrale Europa, infatti, ha espresso la volontà, nel corso del prossimo meeting di marzo, di alzare i tassi di interesse di altri 50 punti base. La strategia, annunciata dalla presidente Christine Lagarde durante la presentazione del rapporto annuale del 2022 in assemblea plenaria del Parlamento Europeo, mira al contrasto delle pressioni inflazionistiche. E servirà a sostenere l’economia sul lungo termine.
L’alta inflazione dell’eurozona ha un impatto su ogni settore e sulla vita quotidiana dei cittadini, in particolare quelli con un reddito basso. “Questo è il motivo per cui la Bce ha aumentato i tassi di interesse di 300 punti base da luglio 2022″, ha spiegato Christine Lagarde. “La Bce ha il mandato democratico di assicurare la stabilità dei prezzi nell’eurozona. Per assolvere questo mandato abbiamo un alto livello di indipendenza: la possibilità per la Bce di prendere le misure necessarie, senza interferenze politiche, è quindi essenziale”.
L’aumento dei tassi di interesse farà aumentare ulteriormente il costo del credito, e quindi i prestiti e erogati da banche e istituzioni finanziarie costeranno di più. Qua vi abbiamo spiegato come cresceranno i mutui.A causa del maggiore costo dei prestiti, inoltre, i Paesi potrebbero iniziare a investire meno nella spesa pubblica.
Ma è il prezzo da pagare, secondo la Banca Centrale Europea, in questo periodo emergenziale per fermare la corsa dell’inflazione nel Vecchio Continente. E garantire un futuro con un costo della vita accessibile anche alle famiglie meno abbienti, che oggi sentono maggiormente il peso dell’inflazione. Qua vi abbiamo spiegato quanto hanno perso i risparmiatori italiani con l’inflazione.