Il ministro Urso lancia l’allarme sulla recessione: cosa farà Meloni

Il nuovo titolare dello Sviluppo economico (rinominato ministero delle Imprese e del Made in Italy) ha parlato delle mosse che la nuova premier intende fare

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Nel momento in cui la nuova premier Giorgia Meloni saliva al Quirinale per giurare fedeltà alla Repubblica italiana nelle mani di Sergio Mattarella, la sua mente deve aver vissuto un turbinio di emozioni davvero non indifferente. Un sentimento che lei stessa ha confermato solo poche ore più tardi, quando ha percorso l’imponente gradinata interna di Palazzo Chigi per ricevere le redini del governo direttamente dal suo predecessore Mario Draghi con il classico rito del suono della campanella.

“Un passaggio un po’ impattante dal punto di vista emotivo” ha confidato la leader di Fratelli d’Italia all’ex capo della Bce, che poco prima dell’avvicendamento l’ha ricevuta nel suo ufficio per oltre un’ora per poi lasciarle la scena a favore di telecamere e giornalisti, giunti da ogni parte del mondo per immortalare la prima donna che si appresta a guidare l’Italia dopo che ben trenta maschietti l’hanno preceduta dal lontano 1946 fino ad oggi.

Tutte le urgenze di Giorgia Meloni

Un incontro che è servito non solo per fare il punto sul protocollo da seguire nel passaggio di consegne istituzionale (tra cui le informazioni su quali stanze attraversare, da che parte girarsi, dove mettere i piedi), ma anche e soprattutto per discutere delle prime scelte che il nuovo esecutivo dovrà compiere per affrontare le tante emergenze che affliggono il nostro Paese in un periodo storico davvero molto complicato.

I temi più urgenti da affrontare per il nuovo esecutivo sono tutti in campo economico. Giorgia Meloni lo sa bene fin da prima del voto e non a caso ha voluto accelerare i tempi per arrivare nel minor tempo possibile al voto di fiducia del Parlamento, avvenuto martedì alla Camera e il giorno dopo al Senato senza che si verificasse alcuna sorpresa sui numeri a suo sostegno. Il tutto dopo aver presentato al Capo dello Stato la lista completa con i ministri a distanza di nemmeno un mese dalle elezioni dello scorso 25 settembre.

Dal prezzo dell’energia elettrica all’inflazione galoppante

Le criticità per il sistema economico italiano derivano da una congiuntura di fattori che mai prima d’ora nella storia recente si erano presentati con tale forza, tutti assieme, in un arco temporale così ristretto. Il rincaro del prezzo dell’energia elettrica che non accenna a fermarsi (con conseguente aumento del costo delle bollette della luce) va a gravare su una condizione già assai difficile per milioni di famiglie e migliaia di imprese: l’inflazione galoppante che dalla scorsa primavera ha fatto schizzare il costo degli acquisti ha eroso gran parte delle entrate registrate per la ripresa post pandemica.

Inoltre, nei mesi scorsi anche la spesa per le bollette del gas, oltre a quelle della luce, ha raggiunto un valore che nessuno si sarebbe aspettato prima dello scoppio della guerra in Ucraina di febbraio. Il tutto mentre centinaia di lavoratori sono tornati a lavorare a pezzi e bocconi, in un regime di cassa integrazione forzata per i proprietari delle aziende.

Le scelte di Giorgia Meloni sull’economia

Un quadro che ha spinto Giorgia Meloni a nominare Giancarlo Giorgetti come nuovo ministro dell’economia. Sia chiaro, questa non era la sua prima scelta: anzi, a giudicare dalle indiscrezioni uscite sui maggiori quotidiani e sui siti online delle agenzie di stampa, pare fosse proprio l’ultima, visto il rifiuto di profili ben più quotati per occupare il dicastero, come quello ricevuto dall’economista Fabio Panetta, attuale componente del comitato esecutivo della Bce ed ex direttore generale della Banca d’Italia.

Ritrovatasi sprovvista di assi nella manica da destinare a via XX settembre, la presidente del Consiglio ha optato per uno degli uomini di fiducia del precedente governo: l’esponente leghista infatti gode di ottima stima da parte di Mario Draghi (che lo scelse tra i rappresentanti del Carroccio per collaborare con lui da ministro dello Sviluppo economico), ha rapporti stretti con buona parte dell’establishment e viene visto come un profilo rassicurante anche da parte delle cancellerie internazionali.

Adolfo Urso, il profilo scelto da Giorgia Meloni

Assieme a lui, nel gruppo dirigenziale scelto da Meloni per guidare i dicasteri c’è anche Adolfo Urso, che ha preso il posto proprio di Giorgetti in quello che ora è stato rinominato come ministero delle Imprese e del Made in Italy. Tra i fondatori di Fratelli d’Italia, 65 anni, nella scorsa legislatura Urso ha ricoperto il ruolo di presidente del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica). È stato lui, in una recente intervista, a lanciare l’allarme recessione per il nostro Paese. “In gioco c’è il futuro del nostro Paese, la sua indipendenza, la sua capacità di creare ricchezza. Dobbiamo proteggere le nostre filiere nazionali migliori e aiutarle a crescere”.

“Per farlo – spiega Urso – è necessaria un’opera di sburocratizzazione dei processi autorizzativi per far crescere le energie rinnovabili su tutto il territorio italiano. Spesso i soldi stanziati per l’incremento di fonti green, dall’eolico all’idroelettrico, rimangono bloccati a livello locale per la lentezza della macchina amministrativa. Questo non è possibile se si vuole raggiungere l’indipendenza energetica nel breve periodo ed evitare speculazioni sul costo delle bollette come quelle che stiamo vivendo”.

Allarme recessione, le ricette del ministro Urso

Per il ministro sono diversi gli interventi che il nuovo esecutivo dovrà mettere in campo per salvaguardare le finanze di cittadini e industrie. L’ambito di riferimento è sempre quello energetico, perché al momento “l’impellenza principale era quella di garantire l’approvvigionamento per l’inverno, cosa per cui va ringraziato l’ex ministro Roberto Cingolani, che si è mosso con grande rapidità e competenza e che ora sarà anche nostro consulente”.

Ma, oltre a questo, per rilanciare le imprese italiane Urso crede che si debba “fornire materie prime ad un costo sostenibile, affinché produrre torni ad essere un’attività conveniente” e “tagliare il cuneo fiscale, a beneficio sia dell’azienda che del lavoratore”. Ma Giorgia Meloni è d’accordo? “Sì, lavoriamo in piena sintonia ed entrambi crediamo che sia opportuno muoversi il più velocemente possibile per evitare lo spettro della recessione“.