Legge di Bilancio: cosa può saltare tra Rdc, bonus e taglio delle tasse

Le coperture e le priorità di Giorgia Meloni che determineranno la scrittura della prossima manovra

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Non c’è solo il Reddito di cittadinanza sotto la scure della Legge di Bilancio che la nuova maggioranza a guida Giorgia Meloni dovrà comporre in fretta e furia. Il tempo è poco e le risorse ancora meno per redigere una manovra nella quale il solo rinnovo dei bonus e degli incentivi varati dal governo Draghi, dovrebbe pesare per oltre 40 miliardi di euro. Mentre sarà alla prese con il puzzle della formazione del nuovo esecutivo, la leader Fratelli d’Italia dovrà trovare delle coperture difficili da recuperare e a finire sulla graticola oltre all’Rdc ci sono anche i bonus edilizi, a partire dal Superbonus.

Legge di Bilancio: le coperture

Per prorogare gli attuali tagli delle bollette a sostegno di famiglie e imprese contro il caro-energia, servirebbero circa 20 miliardi di euro soltanto nel primo trimestre del 2023.

Come ribadito da Giorgia Meloni durante la sua prima uscita dopo la vittoria delle elezioni, di cui abbiamo parlato qui, in visita al villaggio della Coldiretti a Milano, la precedenza l’ha proprio l’intervento sull’aumento dei costi dell’energia in autunno.

“Sto seguendo il lavoro del governo uscente – ha detto Meloni -, confido che ci siano e che ci saranno i margini per mettere a punto una soluzione che comunque vada impatterà sui costi energetici tra qualche mese.

“Il lavoro che va fatto in queste ore è per capire come possiamo intanto intervenire sui costi energetici di questo autunno, non ci possiamo permettere di andare avanti come in questi mesi – ha detto ancora – Penso che questa sia la responsabilità prioritaria del futuro governo e su questo siamo impegnati a lavorare” (qui avevamo scritto della collaborazione tra l’esecutivo Draghi e quello che verrà per una manovra a 4 mani).

Oltre a quelli necessari per fronteggiare i rincari delle bollette, altri 20 miliardi di euro sarebbero necessari per confermare tutte una serie di misure contenute nei provvedimenti emanati dal governo uscente. Tra queste il taglio del cuneo fiscale del 2% per i redditi fino a 35mila euro, che Fratelli d’Italia vorrebbe anche estende e rafforzare con una deduzione extra sul costo del lavoro. In questa cifra rientrerebbe inoltre il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, la rivalutazione delle pensioni sulla base dell’inflazione e la copertura di una serie di spese indifferibili, tra cui la conferma degli aiuti all’Ucraina.

Secondo la Nadef, la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza appena approvata dal governo uscente, quest’anno sarebbero appena 10 i miliardi, e 10 per l’anno prossimo, rimasti a Giorgia Meloni per costruire la manovra.

E sui tempi di consegna della legge di Bilancio alla Commissione europea (prevista per il 16 ottobre) da Bruxelles arrivano segnali controversi: “Il voto in un Paese membro è un accadimento di routine con cui si ha a che a fare nella gestione della politica fiscale. L’Italia formerà un governo e l’Ue è pronta ad aspettare il tempo necessario” spiegano fonti Ue rispondendo ad una domanda sul possibile ritardo del governo italiano.

Legge di Bilancio: le misure a rischio

Tra le priorità della premier in pectore non rientra però sicuramente il Reddito di cittadinanza, nonostante l’apertura di una revisione rispetto alle minacce della cancellazione radicale (qui abbiamo spiegato chi potrebbe salvarsi e chi no per il Reddito di cittadinanza).

La riforma del sussidio tanto caro al Movimento Cinque stelle servirebbe a finanziare gli obiettivi elettorali del centrodestra, l’estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100mila euro e l’intervento sulle pensioni per non tornare alla legge Fornero.

L’ipotesi più probabile è che venga introdotto l’annullamento del beneficio nel caso in cui il percettore rifiuti anche una sola offerta di lavoro, contro le due possibilità riconosciute finora.

A subire degli importanti ridimensionamenti potrebbero essere anche i bonus sulla casa, soprattutto il Superbonus 110% e il bonus facciate che sarebbero in forte rischio.

Infine, salterebbero quasi sicuramente l’aumento delle pensioni minime, l’allargamento del bonus 150 euro e il taglio di Iva, Irap, Ires e Irpef (qui abbiamo ipotizzato come cambieranno le pensioni con il governo Meloni).