L’aumento dei prezzi delle materie prime e le bollette sempre più care stanno mettendo a rischio molte imprese in Italia, che hanno annunciato chiusure imminenti se la situazione non dovesse cambiare nel breve termine. A tal proposito ha provato a tirare le somme anche Confcommercio, che ha anticipato un futuro non molto roseo per i lavoratori, sempre più esposti al rischio di licenziamento.
Imprese sempre più in crisi: chi rischia di chiudere i battenti in Italia
Stando a quanto riportato da Confcommercio-Imprese per l’Italia, l’inflazione – e la conseguente impennata dei prezzi – mette “a rischio da qui ai primi sei mesi del 2023 circa 120mila imprese del terziario di mercato”. Una recessione economica dietro l’angolo che avrà inevitabilmente conseguenze sul tutti i comparti produttivi. Secondo le stime degli esperti, infatti, sarebbero 370 mila i posti di lavoro a rischio.
“Uno scenario che desta forte preoccupazione”, è stato poi aggiunto, soprattutto in vista degli aumenti di spesa per i comparti del terziario, che nel 2022 ammonteranno a 33 miliardi, il triplo rispetto al 2021 (11 miliardi) e più del doppio rispetto al 2019 (14,9 miliardi).
I costi dell’energia “sono, ormai, da vera emergenza”, ha dichiarato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. “Il nuovo Governo dovrà dare risposte immediate accelerando soprattutto su Recovery Fund energetico europeo e fissazione di un tetto al prezzo del gas”. Insomma “è vitale – sostiene – tagliare drasticamente il costo dell’energia per tutte le imprese, anche quelle non ‘energivore’ e ‘gasivore’. In caso contrario si rischia di vanificare la ripresa economica di questi ultimi mesi”.
Aumentano i costi dell’energia, lavoratori e imprese a rischio: quali sono i piani dei partiti in lizza alle prossime elezioni?
A fronte di quella che sembra una emergenza già annunciata, quali sono i programmi elettorati dei partiti che andranno al voto il 25 settembre?
Enrico Letta, leader del Partito Democratico, ha affermato durante un intervento a Radio 24 che: “Serve tetto a prezzo energia […] altrimenti ci troveremo con le aziende chiuse, disoccupazione e perdita di competitività”. “Mettere a livello nazionale un tetto al prezzo dell’energia in Italia, introdurre un regime di prezzi amministrati con il disallineamento tra i prezzi del gas e delle rinnovabili – ha poi aggiunto – consentirà a imprese e famiglie di avere un prezzo calmierato e non soffrire per questi aumenti”.
“Il gas, che oggi è la nostra fonte energetica primaria, dovrà avere il ruolo di accompagnatore della transizione per i prossimi 2-3 lustri. Non è plausibile pensare di farne a meno prima. E quindi è fondamentale diversificare sempre più le fonti di approvvigionamento sia via tubo sia via terminali di rigassificazione, stipulando contratti di approvvigionamento con sempre più Paesi”, ha invece fatto sapere la Meloni.
Punta tutto sulle rinnovabili invece il Movimento Cinque Stelle. Secondo Giuseppe Conte, infatti, è necessario “superare intoppi, scartoffie e burocrazie. Il governo deve avere più coraggio. Al Paese serve ‘un’autostrada verde’ per investimenti massicci in rinnovabili con ricadute positive per i conti di imprese e cittadini”. “La convinzione – ha spiegato poi lo stesso – è che nel giro di pochi mesi, massimo un anno, l’Italia riesca a compiere la svolta energetica. Serve una ricognizione dei vari comparti e filiere produttive per prefigurare l’impatto della guerra in Ucraina, già ora grave, anche a medio e lungo termine. Non possiamo limitarci a rimedi-tampone, ma occorre allargare i nostri sforzi a interventi strutturali verso la transizione ecologica”.